
La vicenda giudiziaria sull’omicidio di Chiara Poggi conosce un nuovo e inatteso colpo di scena. Dopo anni di dubbi, esclusioni e perizie contraddittorie, il dna ritrovato sotto le unghie della ragazza torna ad avere valore probatorio. Sarà ora comparato con quello di Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi, finito al centro delle indagini riaperte a distanza di anni dal delitto.
Il via libera è arrivato in queste ore, segnando un passaggio che i familiari di Chiara hanno atteso a lungo. Perché proprio quell’esame era stato al centro di uno scontro acceso tra consulenti, avvocati e inquirenti, fino a essere considerato inutilizzabile.
Una svolta inattesa
La conferma è arrivata dal genetista Marzio Capra, storico consulente della famiglia Poggi, che all’uscita dal Tribunale di Pavia ha annunciato: “Per questa analisi sul dna dei margini ungueali dovremo effettuare tutti gli eventuali confronti”. Parole che aprono la strada a un incidente probatorio decisivo, affidato al perito Denise Albani, e che chiudono un lungo braccio di ferro iniziato già ai tempi del processo contro Alberto Stasi.
Il dna in questione, ricavato dalle mani di Chiara uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco, era stato a più riprese scartato come elemento debole. Il genetista Francesco De Stefano, consulente in varie fasi, aveva spiegato che non era possibile un’indicazione positiva di identità e che non si poteva escludere la presenza di dna riferibile allo stesso Stasi. Ma soprattutto, le analisi di laboratorio avevano dato risultati difformi, considerati indice di degradazione.
Perizia riabilitata e nuove prospettive
La situazione è cambiata negli ultimi mesi. Da un lato sono emersi nuovi tracciati biologici forniti dagli stessi dati grezzi del 2007, più ricchi rispetto a quelli già visionati. Dall’altro, lo stesso De Stefano ha ammesso che la terza provetta esaminata nel 2014 conteneva una quantità diversa di soluzione (due microlitri e non cinque), spiegando così la difformità dei risultati.
Sulla base di queste nuove informazioni, la consulenza firmata da Carlo Previderé e Pierangela Grignani per la Procura di Pavia ha riportato in primo piano il profilo biologico, attribuendolo a un maschio della famiglia Sempio. Risultato che coincide in larga parte con quello già ottenuto dai genetisti di fiducia dei legali di Stasi, Ugo Ricci e Lutz Röwer.
Il confronto sarà dunque affidato alla perizia Albani, con termine fissato al 18 dicembre, data ultima dell’incidente probatorio. Ma secondo l’avvocato Francesco Compagna, legale di Marco Poggi, “l’impressione è che le scelte siano già state fatte”, lasciando intendere che il procedimento a carico di Sempio sembri ormai dietro l’angolo.
L’ombra di un nuovo processo
La decisione di ammettere l’esame sul dna cambia radicalmente il quadro. Per anni, infatti, proprio quell’indizio era stato accantonato, ritenuto non attendibile e inidoneo a reggere il peso di un processo. Ora, invece, diventa l’asse portante della nuova indagine e potrebbe aprire al processo contro Andrea Sempio.
Il procuratore aggiunto Stefano Civardi ha già fatto capire alle parti che l’orientamento della Procura va in questa direzione. Ma nonostante ciò, la famiglia Poggi resta spaccata: da una parte la sete di verità e giustizia, dall’altra il timore che un nuovo capitolo giudiziario possa riaccendere le stesse incertezze che hanno segnato quasi vent’anni di indagini.
La vicenda di Garlasco, già tra le più complesse e discusse della cronaca nera italiana, è dunque destinata a vivere un ennesimo passaggio cruciale. E questa volta tutto ruota attorno a un frammento di dna, minuscolo ma capace di riaprire ferite mai rimarginate.