
Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007, e la successiva condanna di Alberto Stasi continuano ad essere al centro dell’attenzione mediatica e giudiziaria. La difesa di Stasi, rappresentata dall’avvocato Giada Bocellari, si sta preparando a presentare una richiesta di revisione del processo, un’azione legale che mira a ribaltare la sentenza definitiva di colpevolezza che ha portato alla condanna a 16 anni di reclusione per il suo assistito. Questa mossa non è dettata dalla necessità di trovare nuovi appigli, poiché l’avvocato Bocellari sostiene che gli elementi per avanzare l’istanza esistono già. La strategia, tuttavia, è improntata alla ricerca di una formula assolutoria piena, che vada oltre la semplice riapertura del caso, per ottenere una dichiarazione inequivocabile di estraneità ai fatti di Stasi.
Questa determinazione a non accettare il cosiddetto “comma 2” dell’assoluzione, che lascerebbe adito a dubbi, evidenzia l’obiettivo ambizioso della difesa: far sì che la Corte d’Appello di Brescia affermi che le nuove evidenze dimostrino in modo lampante che Stasi non è in alcun modo coinvolto nel delitto di Garlasco. La difesa, in attesa di poter disporre di un quadro probatorio ancora più solido, ha deciso di attendere la chiusura delle indagini relative a Andrea Sempio, un altro soggetto coinvolto nelle indagini preliminari, per poi procedere con una richiesta che sia la più completa e inattaccabile possibile. L’avvocato Bocellari sottolinea un punto cruciale e drammatico: se Alberto Stasi è innocente, allora Chiara Poggi è, a tutti gli effetti, una vittima ancora senza giustizia, un dettaglio che accresce il peso etico e sociale di questa battaglia legale.
Le mosse strategiche della difesa e l’obiettivo dell’assoluzione piena
L’approccio dell’avvocato Giada Bocellari nel caso Alberto Stasi è caratterizzato da una meticolosa preparazione e da un obiettivo ben definito: l’assoluzione con formula piena. Non si tratta semplicemente di tentare una revisione del processo per ragioni formali o per un cavillo procedurale. La legale, che segue Stasi sin dalle prime fasi dell’inchiesta, vuole che il ribaltamento della sentenza sia fondato su evidenze così schiaccianti da non lasciare spazio a incertezze sulla sua estraneità all’omicidio. “Non voglio il comma 2,” afferma chiaramente, riferendosi alla possibilità di un’assoluzione che, pur prosciogliendo l’imputato, non lo dichiari pienamente innocente.
L’ambizione è che la Corte d’Appello di Brescia pronunci la frase: “Abbiamo evidenze tali da dire che Stasi non c’entra nulla“. Questo tipo di assoluzione avrebbe un impatto decisivo non solo sulla libertà di Stasi, ma anche sulla sua riabilitazione pubblica e morale. La decisione di posticipare l’istanza di revisione è un elemento chiave di questa strategia. L’attesa è motivata dalla necessità di avere a disposizione più elementi possibili, che si spera emergano dalla chiusura delle indagini su Andrea Sempio. Sempio è una figura la cui potenziale responsabilità è stata, in astratto, considerata alternativa a quella di Stasi, e il quadro probatorio relativo alla sua posizione è ritenuto fondamentale per rafforzare l’innocenza di Stasi. La difesa mira a costruire un dossier talmente solido da rendere ineludibile il riconoscimento dell’errore giudiziario, mettendo la parola fine a uno dei casi di cronaca nera più discussi d’Italia.
Il nodo dell’inchiesta sull’ex procuratore e le accuse sconcertanti
Un elemento di grande tensione e potenziale rilievo per la difesa è rappresentato dall’inchiesta condotta dai pm di Brescia che vede coinvolto l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti. L’ipotesi di accusa è particolarmente grave: corruzione, con il sospetto che Venditti abbia ricevuto denaro al fine di scagionare Andrea Sempio. Sull’argomento, l’avvocato Bocellari esprime una forte preoccupazione, definendo le accuse, se confermate, come “sconcertanti“. Il legame tra l’indagine su Venditti e il caso Stasi è, secondo la legale, molto diretto. Se un indagato alternativo a Stasi, come Sempio, fosse stato scagionato in modo illecito, ciò avrebbe avuto l’effetto pratico di impedire al condannato di provare la propria innocenza attraverso l’alternatività della colpa. L’azione o l’inerzia, in questo contesto, avrebbero “ridotto il mio assistito a non poter provare la sua innocenza”. La Bocellari ricorda inoltre un episodio specifico che all’epoca le era parso anomalo e che ora assume una luce diversa alla luce delle indagini di Brescia.
L’avvocato lamenta che il procuratore Venditti si fosse rifiutato di fornire copia degli audio di alcune telefonate, che sono proprio quelle ora all’attenzione dei magistrati bresciani. Furono respinte due istanze della difesa e, sull’ultima, la motivazione fornita dal magistrato fu, a suo dire, estremamente lacunosa: “Stasi non era parte offesa”. Questo diniego, ora riletto nel contesto delle accuse di corruzione, solleva seri interrogativi sulla regolarità e la completezza delle indagini condotte a suo tempo, rafforzando la convinzione della difesa di un possibile depistaggio o, comunque, di un ostacolo all’accertamento della verità che ha danneggiato in modo irreparabile la posizione di Alberto Stasi.
La doppia vittima e la ricerca della giustizia
L’intervista rilasciata dall’avvocato Bocellari a La Stampa non si limita a discutere aspetti tecnici o procedurali, ma tocca anche la dimensione etica e umana del caso. La legale ribadisce con forza che se Alberto Stasi fosse riconosciuto innocente, Chiara Poggi diventerebbe a tutti gli effetti una “vittima ancora oggi senza giustizia“. Questa riflessione pone l’accento sulla profonda inquietudine che circonda il delitto di Garlasco: se la persona condannata in via definitiva non è il vero colpevole, allora l’assassino di Chiara è ancora a piede libero, e il sistema giudiziario ha fallito non solo nei confronti dell’imputato innocente, ma anche nei confronti della vittima e della sua famiglia, a cui è stata data una falsa certezza di giustizia.
La ricerca dell’assoluzione piena per Stasi diventa così un passo necessario, benché non sufficiente, per riaprire la strada alla vera giustizia per Chiara Poggi. L’attesa della chiusura delle indagini su Sempio e l’ombra gettata sul comportamento dell’ex procuratore con le accuse di corruzione sono elementi che alimentano la tesi della difesa di un errore giudiziario e di un inquinamento delle prove che ha portato alla condanna di un innocente. Il caso Stasi-Poggi è, in ultima analisi, il teatro di una complessa e dolorosa battaglia per la verità processuale, che si spera possa finalmente emergere nella sua interezza.