
La fotografia che emerge da un nuovo sondaggio sulla percezione sociale ed economica degli italiani racconta di un Paese che vive stretto in una morsa fatta di rincari, incertezze e attese infinite. Quattro cittadini su dieci indicano il carovita come il principale motivo di ansia quotidiana, un timore che si affianca a quello per la salute e per l’accesso ai servizi, mentre le tasse e i costi fissi continuano a erodere la fiducia nel futuro.
Il dato più eloquente riguarda l’andamento della condizione economica negli ultimi due anni: solo il 6,6% dichiara di aver visto un miglioramento, mentre il 37,4% parla di un netto peggioramento. La maggioranza relativa, il 53,6%, sostiene che la propria situazione sia rimasta invariata, ma senza segni di crescita. È un’Italia che arranca, che non riesce a percepire cambiamenti positivi e che si sente sempre più vulnerabile di fronte a un contesto internazionale incerto e a una quotidianità gravosa.
La salute al centro delle spese straordinarie
La sanità è il capitolo che più colpisce i bilanci familiari. Un italiano su tre (30%) ha sostenuto spese straordinarie per la salute nell’ultimo anno, una quota che cresce con l’età e che riflette l’insoddisfazione crescente per le liste d’attesa. In molti sono costretti a ricorrere al privato per non attendere mesi una visita specialistica o un esame diagnostico. Al secondo posto nelle spese straordinarie si colloca la casa (23,8%), seguita dall’auto (23%), entrambe considerate sempre più difficili da mantenere.
Altri capitoli di spesa riguardano le vacanze e i viaggi (18,5%), l’istruzione e le attività scolastiche (10,3%) e, più in basso, i sostegni economici a familiari in difficoltà (8,4%). La nascita di un figlio, invece, compare solo nel 2,2% delle risposte, segno evidente di un Paese che fatica a investire nel proprio futuro demografico.

Inflazione, tasse e liste d’attesa: la mappa delle emergenze
Quando agli intervistati viene chiesto di indicare i problemi più gravi che l’Italia deve affrontare oggi, la classifica conferma e amplia le preoccupazioni. L’inflazione e l’aumento dei prezzi guidano la lista con il 39,6% delle indicazioni, seguiti dalle liste d’attesa in sanità (37,8%) e dalla pressione delle tasse (28,1%).
La crisi del lavoro, con aziende che delocalizzano e fabbriche che chiudono, è citata dal 23,1% degli italiani, mentre il tema della microcriminalità raccoglie il 19,7%. Seguono l’immigrazione (18,1%), l’evasione fiscale (15,5%), il cambiamento climatico (15,3%) e la mancanza di prospettive per i giovani (11,2%). La guerra, percepita come una minaccia distante ma comunque inquietante, si ferma al 15,3%.
Questa graduatoria mostra come le preoccupazioni siano insieme materiali e sistemiche: non solo il peso immediato del carrello della spesa o della bolletta, ma anche la sfiducia in un sistema di welfare percepito come incapace di garantire equità e sicurezza.

Una generazione schiacciata tra salari fermi e costi crescenti
L’altra grande emergenza che si affaccia è quella demografica. Nel 2040, secondo le proiezioni, l’Italia rischia di perdere cinque milioni di lavoratori, con conseguenze devastanti sul sistema previdenziale. Già oggi migliaia di pensionati vivono al limite della sussistenza, costretti a scegliere tra spese mediche, bollette e generi di prima necessità.
Il sondaggio mette in evidenza anche l’effetto psicologico di questa condizione: la percezione diffusa è che il lavoro non basti più a garantire stabilità. Gli stipendi fermi, l’aumento del costo della vita e il peso delle tasse creano una sensazione di precarietà permanente. Molti italiani avvertono la frustrazione di aver contribuito per anni a un sistema che oggi appare incapace di restituire dignità e sicurezza.
Un Paese in attesa di risposte
Dal quadro emerge un’Italia in bilico, che si interroga sul proprio futuro senza riuscire a intravedere soluzioni concrete. Il carovita è il simbolo di una quotidianità diventata sempre più pesante, ma ad alimentare l’ansia collettiva sono soprattutto la sensazione di non poter contare su istituzioni solide e l’idea che i sacrifici non vengano ricompensati.
La generazione che ha costruito il Paese nel dopoguerra, oggi, guarda a figli e nipoti con la consapevolezza che la promessa di una vita migliore rischia di non essere mantenuta. In questo quadro, il tema della fiducia diventa centrale: senza interventi credibili su salari, sanità e fiscalità, la frattura sociale rischia di ampliarsi.
Quattro italiani su dieci hanno già scelto la parola che riassume la loro paura più grande: carovita. E dietro questa parola si raccolgono incertezze economiche, fragilità sociali e un futuro che, per molti, non promette più di quanto non abbia già tolto.