
È morto oggi, domenica 28 settembre, Furio Focolari, giornalista sportivo tra i più noti del panorama italiano. Aveva 78 anni ed era malato da tempo di Sla, la malattia che lo aveva progressivamente costretto ad allontanarsi dal microfono. A dare l’annuncio della sua scomparsa è stato il direttore di Radio Radio, Ilario Di Giovambattista, che con un messaggio sui social ha salutato il collega e amico di una vita. Con lui se ne va una voce che per decenni ha raccontato vittorie, sconfitte ed emozioni a milioni di appassionati.
Focolari lascia un vuoto profondo nel giornalismo sportivo. Non era soltanto un radiocronista: era un narratore capace di trasformare lo sport in racconto popolare, un cronista che metteva passione e partecipazione al centro del suo lavoro. La sua voce ha accompagnato intere generazioni, dagli anni della Rai ai microfoni di Radio Radio, passando per i grandi eventi internazionali e le domeniche di sport seguite in diretta.
Dalla giovinezza romana alla Rai
Nato a Roma nel 1947, cresciuto con la fede biancoceleste, Focolari aveva sfiorato da ragazzo il sogno di giocare a calcio nelle giovanili della Lazio, ma la sua strada era destinata a essere un’altra. Iscritto all’Ordine dei giornalisti nei primi anni Settanta, scelse di dedicare la vita al racconto dello sport, trasformando la passione giovanile in professione.
Il salto di qualità arrivò con l’ingresso nella redazione sportiva della Rai, dove costruì la sua fama di cronista versatile. La televisione pubblica, in quegli anni, era la palestra dei grandi narratori e Focolari seppe subito distinguersi per energia, ritmo e capacità di coinvolgere chi lo ascoltava. Il pubblico imparò presto a riconoscere quella voce inconfondibile, capace di trasmettere la tensione delle competizioni senza artifici e senza filtri.
Le telecronache di sci e i trionfi di Tomba
Fu proprio alla Rai che Focolari legò per sempre il suo nome alle telecronache di sci, diventando la voce simbolo delle imprese di Alberto Tomba. Ogni discesa del campione bolognese era vissuta insieme agli ascoltatori con la stessa adrenalina di chi si trovava a bordo pista. Le sue cronache seppero catturare l’entusiasmo del Paese e trasformarono una disciplina di nicchia in un evento da prima serata.
Ma il suo impegno non si limitò alla neve. Nel corso della carriera seguì i Mondiali di calcio, le Olimpiadi, le grandi corse ciclistiche, il tennis e l’atletica. Ovunque ci fosse sport, la sua voce diventava colonna sonora. Lo caratterizzava uno stile diretto e appassionato: per lui il risultato non era mai soltanto un numero, ma il punto di arrivo di una storia che meritava di essere raccontata.
Radio Radio e una nuova stagione professionale
Dopo l’esperienza in Rai, Focolari trovò la sua dimensione ideale a Radio Radio, emittente con cui avrebbe legato il suo nome per oltre venticinque anni. Qui diventò non solo una delle voci più ascoltate delle trasmissioni sportive, ma anche direttore responsabile per un lungo periodo.
Nelle trasmissioni radiofoniche portò il suo stile schietto e senza compromessi, un modo di raccontare che lo rese amatissimo dal pubblico romano e nazionale. Sapeva alternare ironia e rigore, leggerezza e analisi, regalando agli ascoltatori non soltanto cronaca ma anche punti di vista sempre originali. La sua voce era diventata una compagnia quotidiana, tanto che per molti era parte integrante delle abitudini sportive del weekend.
Negli anni non mancò di raccontare episodi della sua carriera, dal legame con i grandi campioni fino agli scontri con dirigenti e colleghi. Tra questi, restò famoso il suo battibecco con Roberto Bettega durante un incontro tra Rai e Mediaset, in cui Focolari reagì con forza a un insulto, segno della sua indole mai disposta a piegarsi.
La malattia e l’eredità
Negli ultimi anni, la lotta contro la Sla lo aveva costretto a un progressivo ritiro dalla scena pubblica. Nonostante la sofferenza, chi gli è stato vicino racconta di un uomo che non ha mai smesso di seguire lo sport e di trasmettere la sua passione. La malattia ne aveva ridotto la voce, ma non lo spirito.
Oggi, alla notizia della sua morte, restano la memoria e l’eredità di un cronista che ha insegnato a tanti colleghi più giovani cosa significhi raccontare lo sport senza artifici, mettendo l’onestà e l’autenticità al primo posto. Furio Focolari ha lasciato il segno con la sua voce e con il suo esempio. Resterà nella memoria come il giornalista che trasformava una gara di sci, una partita di calcio o una corsa in bicicletta in un’esperienza collettiva. Un narratore di emozioni, prima ancora che un cronista.