
Avvio in calo per le elezioni regionali nelle Marche. Alla prima rilevazione delle ore 12, l’affluenza si è fermata al 10,84%, quasi tre punti percentuali in meno rispetto al 2020, quando alla stessa ora aveva votato il 13,43% degli aventi diritto. Un segnale che, se confermato anche nei dati successivi delle 19 e delle 23, potrebbe indicare una partecipazione più contenuta rispetto alla precedente tornata.
Il primato della partecipazione spetta per ora alla provincia di Pesaro Urbino, con un dato del 12,71%, seguita da Ascoli Piceno con il 10,36%, Fermo al 10,24%, Ancona al 9,81% e Macerata fanalino di coda con il 9,75%. L’attenzione resta ora rivolta alle prossime rilevazioni, in attesa di capire se il trend sarà confermato o se la giornata porterà a una ripresa dell’affluenza.
Sul piano politico, il voto regionale nelle Marche rappresenta un banco di prova importante. Da un lato c’è il centrodestra con il governatore uscente Francesco Acquaroli, che punta alla riconferma dopo la vittoria del 2020 e che guida una coalizione intenzionata a consolidare il risultato ottenuto cinque anni fa. Dall’altro lato c’è il centrosinistra, che schiera Matteo Ricci, europarlamentare del Partito democratico ed ex sindaco di Pesaro, sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle, con l’obiettivo di riconquistare una Regione storicamente vicina alla sinistra e persa nel 2020.
Accanto ai due schieramenti principali, corrono anche candidati alternativi che potrebbero incidere sugli equilibri finali. Tra questi Claudio Bolletta, sostenuto da Democrazia Sovrana Popolare, Francesco Gerardi con la lista Forza del Popolo, Lidia Mangani per il Partito Comunista Italiano e Beatrice Marinelli con la lista Evoluzione della Rivoluzione. Presenze che, pur non partendo favorite, cercano di intercettare il malcontento e presentarsi come voci fuori dal duopolio centrodestra-centrosinistra.
Il voto, dunque, non è solo un test locale ma assume un peso politico nazionale. Le Marche sono viste come una cartina tornasole per comprendere il grado di consenso dei partiti dopo mesi segnati dalle tensioni sulle politiche economiche, sulla sicurezza e sulla gestione del Pnrr. Da qui anche l’attenzione per i dati sull’affluenza, che non rappresentano solo un indicatore tecnico ma anche la misura della voglia di partecipazione dei cittadini in un contesto di crescente astensionismo.
Il dato definitivo sull’affluenza verrà reso noto domani alle 15, quando le urne saranno chiuse e le operazioni di scrutinio già avviate. Sarà quello il momento per capire se il calo registrato alle 12 è solo una flessione parziale o il segnale di un arretramento strutturale della partecipazione.