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Televisione in lutto, se ne va un genio: “Senza di lui non sarà più lo stesso”

Pubblicato: 28/09/2025 11:06

C’è un silenzio assordante che oggi avvolge il mondo dello sport e, in particolare, la sua narrazione televisiva. Un vuoto incolmabile si è aperto nel cuore di chi, per decenni, ha visto le proprie domeniche sera scandite da un rito inconfondibile, quello dell’analisi implacabile dei fatti di campo. È un giorno di profonda mestizia per la scomparsa di un pioniere, un visionario che, con la sua brillante invenzione, ha trasformato milioni di italiani da semplici spettatori a giudici appassionati e polemici.

La sua eredità non è fatta di trofei vinti in campo, ma di infinite discussioni al bar, di notti insonni passate a rivedere quel frame, quel momento cruciale che sfuggiva all’occhio umano. A 95 anni, se ne va l’uomo che ha regalato al calcio il suo secondo sguardo, quello della verità svelata, lasciando un segno indelebile nella storia del giornalismo e dello spettacolo.

Morto Carlo Sassi

La scomparsa di Carlo Sassi all’età di 95 anni segna la fine di un’era per il giornalismo sportivo italiano e per il racconto televisivo del calcio. Nato a Milano il 1° ottobre 1929, Sassi non fu solo un telecronista o un giornalista; fu un rivoluzionario che diede alla luce uno strumento destinato a diventare il cuore pulsante del dibattito post-partita: la moviola. Il suo ingresso in Rai nel 1960 e la successiva collaborazione con La Domenica Sportiva (DS) coincisero con un periodo in cui la televisione era alla ricerca di linguaggi nuovi e coinvolgenti per narrare lo sport più amato dagli italiani. La sua invenzione, una semplice ma geniale applicazione delle immagini rallentate e ripetute, non solo arricchì il programma, ma trasformò radicalmente il modo in cui i tifosi, gli addetti ai lavori e i media analizzavano le decisioni arbitrali, gli episodi controversi e, in ultima analisi, l’essenza stessa della partita. La moviola, sotto la sua guida, divenne un fenomeno sociale, un appuntamento fisso che incollava milioni di spettatori al televisore, pronti a discutere e a polemizzare sulla “verità” offerta dal replay.

L’invenzione che ha rivoluzionato il calcio

L’impatto di Carlo Sassi sul panorama calcistico-televisivo è incalcolabile. In un’epoca pre-VAR, dove l’unica verità era quella sancita dal campo e dalle telecamere in tempo reale, la sua intuizione di utilizzare le immagini rallentate per esaminare in dettaglio gli accadimenti di gioco aprì un vaso di Pandora. La moviola, letteralmente, forniva una nuova prospettiva, un “occhio” aggiuntivo capace di svelare errori arbitrali, simulazioni, fuorigioco dubbi e gol fantasma. Questo non fece altro che accendere il dibattito nazionale, rendendo la moviola stessa il centro della polemica sportiva della settimana. L’innovazione di Sassi non fu soltanto tecnica, ma culturale: diede voce, o meglio, immagine, al sospetto e all’insoddisfazione che spesso accompagnavano le decisioni più controverse, trasformando il pubblico da semplice spettatore a giudice ex post della gara.

Il battesimo del fuoco: Milan-Inter 1967

La data spartiacque nella storia della moviola e nella carriera di Carlo Sassi è il 22 ottobre 1967. Durante un infuocato derby tra Milan e Inter, si verificò l’episodio che legittimò e rese indispensabile il suo strumento. Un gol segnato da Gianni Rivera, la bandiera milanista, fu convalidato dall’arbitro. Fu qui che l’intuizione di Sassi entrò in azione: le immagini rallentate dimostrarono in modo incontrovertibile che la palla non aveva oltrepassato completamente la linea di porta. Questo evento, drammatico e inequivocabile, non solo sollevò un’enorme ondata di proteste e discussioni, ma consacrò la moviola come uno strumento centrale e autorevole all’interno di La Domenica Sportiva e in tutto il racconto televisivo del calcio. Da quel momento, ogni match controverso trovò nella rubrica di Sassi il suo momento di verità, anche se spesso una verità parziale e suscettibile di ulteriori interpretazioni.

Gli anni d’oro in Rai e “Pronto moviola”

Per lunghi anni, Sassi fu l’uomo-simbolo della moviola in Rai, curando la rubrica all’interno della DS con meticolosità e passione. La sua presenza divenne una garanzia di analisi e approfondimento. Il suo contributo non si limitò al segmento della moviola “classica”. Negli anni Ottanta, Sassi diede vita a un’ulteriore evoluzione del concetto con il segmento chiamato Pronto moviola. Questa rubrica innovativa lo vedeva commentare in diretta gli episodi più discussi della giornata, aggiungendo un elemento di interattività e tempestività. Spesso, il programma prevedeva anche dei collegamenti telefonici in diretta con i calciatori protagonisti degli episodi incriminati, creando un confronto diretto e infuocato tra l’analisi tecnica delle immagini e la versione dei fatti fornita dai diretti interessati. Questa formula non solo mantenne vivo l’interesse per la moviola, ma la proiettò in una dimensione di attualità e immediatezza mai vista prima. Sassi mantenne il suo ruolo di “custode” della verità visiva calcistica in Rai fino al 1991.

Nuove sfide e il ritorno: da Mediaset a “Quelli che il calcio”

Dopo aver lasciato la Rai, Carlo Sassi visse una breve ma significativa parentesi a Mediaset. Qui portò la sua esperienza e la sua credibilità in programmi come L’Appello del Martedì, dimostrando la trasversalità e l’importanza del suo metodo di analisi al di là delle reti di appartenenza. Tuttavia, il richiamo della Rai fu forte, e Sassi tornò sulla TV di Stato, seppur in ruoli diversi, contribuendo a programmi che segnarono la storia della televisione sportiva e di intrattenimento. Nel 1992, condusse Quasi Gol al fianco di Sandro Ciotti, una delle voci storiche del giornalismo sportivo italiano. Ma è a partire dal 1993 che Sassi legò il suo nome a uno dei programmi più amati e seguiti della domenica pomeriggio: Quelli che il calcio. Affiancando Fabio Fazio e Marino Bartoletti, Sassi mantenne vivo il suo ruolo di esperto e analista degli episodi di campo, sebbene in un contesto più leggero e ironico. La sua presenza in Quelli che il calcio si protrasse fino al 2001, testimoniando la sua longevità e la sua capacità di adattare il suo linguaggio e la sua competenza a format televisivi in evoluzione. La figura di Carlo Sassi rimarrà per sempre scolpita come quella dell’inventore che ha dato al calcio italiano uno strumento di verità e, allo stesso tempo, di eterna discussione.

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