
Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 settembre 2025, le infezioni da Sars-CoV-2 in Italia hanno registrato un incremento significativo. Secondo il bollettino settimanale pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), i nuovi casi sono stati 4.256, contro i 3.692 della settimana precedente. L’incidenza si attesta a 7 casi ogni 100.000 abitanti, con un aumento rispetto ai 6 della settimana precedente. Le fasce d’età più colpite sono quelle tra gli 80 e gli 89 anni e tra gli over 90, a conferma che il virus continua a rappresentare un rischio per le persone più fragili.
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L’indice di trasmissibilità (Rt) è pari a 1,11, segno che la circolazione virale si mantiene attiva. Tuttavia, l’impatto sugli ospedali viene definito «stabile e limitato» dall’ISS. A trainare la nuova ondata di contagi è la variante JN.1 e, in particolare, il suo sotto-lignaggio XFG (Stratus), ormai predominante anche in altri Paesi. Come sottolinea Marco Falcone, professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Pisa e membro della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), «in questa fase in Italia c’è un’alta circolazione del virus Sars-CoV-2, con un aumento significativo dei tamponi positivi». L’esperto spiega che il rialzo dei casi potrebbe essere legato proprio alla nuova variante, caratterizzata da una maggiore capacità di diffusione.

Le caratteristiche del virus e i sintomi più comuni
Il Covid-19 è una malattia respiratoria acuta provocata dal virus Sars-CoV-2, appartenente alla famiglia dei coronavirus. In cinque anni sono emerse centinaia di varianti, alcune delle quali sotto osservazione internazionale per la loro capacità di eludere parzialmente l’immunità. In Italia, i dati di sequenziamento genomico indicano la co-circolazione di più sotto-varianti di JN.1, tra cui la già citata Stratus, in crescita su scala globale.
Sul fronte clinico, i sintomi possono variare da forme asintomatiche a manifestazioni gravi con polmonite o sindrome da distress respiratorio acuto. Secondo Falcone, oggi i disturbi più frequenti sono «mal di gola con possibile raucedine, ostruzione nasale, debolezza, dolori muscolari, cefalea e un generale stato di malessere». Si tratta di sintomi simili a quelli di un raffreddore o di una sindrome influenzale, ma causati dal coronavirus.
Nonostante la progressiva adattabilità del virus all’organismo umano, per le persone fragili — come anziani e pazienti con patologie croniche — la malattia può ancora risultare pericolosa. «Sebbene nella maggior parte dei casi l’infezione si presenti in forma lieve, chi ha condizioni di salute compromesse può sviluppare complicanze gravi», precisa Falcone.
L’importanza del tampone e delle terapie precoci
Per confermare un’infezione è necessario eseguire un tampone. Questo passaggio, oggi facoltativo, è però fortemente consigliato a chi presenta fattori di rischio o convive con persone vulnerabili. Come spiega l’infettivologo pisano, «sapere di essere positivi permette di accedere tempestivamente alle terapie antivirali orali, efficaci se assunte entro cinque giorni dall’esordio dei sintomi». I farmaci in questione aiutano a ridurre il rischio di complicanze e ricoveri, risultando determinanti per chi può sviluppare forme gravi.
In presenza di infezione, Falcone raccomanda di restare a casa ed evitare contatti con soggetti a rischio, anche in assenza di obblighi normativi. «Se per una persona giovane e sana il Covid può somigliare a un semplice raffreddore, per chi soffre di patologie croniche può rappresentare una seria minaccia», sottolinea l’esperto.

Vaccini aggiornati e nuova campagna autunnale
Sono disponibili in Italia i vaccini aggiornati contro le varianti più recenti. Il Ministero della Salute, nella circolare pubblicata il 22 settembre 2025, ha avviato la campagna di vaccinazione autunnale-invernale 2025/2026, raccomandando la somministrazione dei nuovi vaccini adattati alla variante LP.8.1. L’AIFA ne ha già autorizzato la distribuzione alle Regioni, garantendo la disponibilità delle dosi per le fasce più esposte.
I dati di efficacia mostrano che i vaccini aggiornati continuano a proteggere contro le forme gravi di malattia e i decessi. Tuttavia, la copertura vaccinale resta bassa: solo 1.011.710 persone si sono vaccinate nell’ultimo anno. «Il vaccino è fortemente raccomandato per gli anziani e per chi soffre di patologie croniche, indipendentemente dall’età», ribadisce Falcone.
A chi è raccomandata la dose di richiamo
La dose di richiamo annuale è raccomandata a specifiche categorie:
- persone di età pari o superiore a 60 anni;
- ospiti di RSA e strutture per lungodegenti;
- donne in gravidanza o in allattamento;
- operatori sanitari e sociosanitari;
- soggetti dai 6 mesi ai 59 anni con elevata fragilità, tra cui malattie respiratorie croniche, cardiopatie, diabete, obesità, tumori, patologie neurologiche e immunodepressione.
La vaccinazione è inoltre consigliata a familiari e caregiver di persone vulnerabili, per creare una barriera protettiva intorno a chi rischia conseguenze più gravi.
Conclusioni
L’attuale crescita dei casi conferma che il Sars-CoV-2 continua a circolare, spinto da nuove varianti più contagiose. Sebbene nella maggioranza dei casi la malattia sia lieve, la vigilanza sanitaria e la protezione dei soggetti fragili restano priorità fondamentali. Il vaccino aggiornato, insieme alla diagnosi precoce e alle terapie tempestive, rappresenta ancora oggi l’arma più efficace per contenere l’impatto del Covid-19 e prevenire le forme più gravi.