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Don Patriciello, chi è Vittorio De Luca detto “Caciotta”, l’uomo che gli ha consegnato un proiettile: “Se dico chi me lo ha ordinato mi uccidono”

Pubblicato: 29/09/2025 09:48
don Patriciello Caciotta proiettile

Un pomeriggio apparentemente tranquillo si è trasformato in un momento di tensione e paura nella chiesa di San Paolo Apostolo, nel cuore del Parco Verde di Caivano, dove da anni il parroco don Maurizio Patriciello lotta contro la criminalità e il degrado sociale. Mentre celebrava le sue consuete attività pastorali, il sacerdote si è visto consegnare un proiettile calibro 9 da un uomo noto nel quartiere: Vittorio De Luca, 75 anni, conosciuto da tutti con il soprannome di Caciotta.
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L’uomo, mentre veniva accompagnato fuori dai carabinieri, ha pronunciato parole che hanno lasciato attoniti i presenti: «Tanto a me nessuno può fare niente. Tengo l’infermità mentale, io». Una frase che sintetizza la complessità della sua figura, da anni segnata da disturbi psichiatrici certificati, ma anche da una presenza ingombrante nel tessuto sociale e criminale del quartiere.

La figura controversa di Vittorio De Luca

De Luca, nonostante la sua condizione mentale, è un personaggio conosciuto e temuto nel Parco Verde, una zona segnata da anni di dominio camorristico. Non ha mai fatto parte organicamente dei clan, ma il suo comportamento instabile e la sua vicinanza familiare a esponenti della criminalità organizzata ne hanno fatto una figura ambigua. Sua figlia, infatti, ha sposato uno dei membri di spicco del clan Ciccarelli, recentemente smantellato dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e dei carabinieri.

Proprio questo vuoto di potere creatosi dopo gli arresti potrebbe aver innescato nuovi equilibri criminali e una recrudescenza delle stese, ossia le sparatorie dimostrative che periodicamente scuotono la zona. Tuttavia, secondo quanto emerge dagli atti, De Luca non risulta coinvolto direttamente in tali episodi. La sua presenza, invece, resta legata a azioni isolate, spesso dettate più da ossessioni personali che da dinamiche criminali strutturate.

Il rapporto difficile con don Patriciello

Da tempo Caciotta manifesta un atteggiamento di ostilità verso don Maurizio Patriciello, figura simbolo della lotta alla camorra e alla terra dei fuochi. Un’ostilità che si è tradotta più volte in episodi di disturbo e minaccia, sempre ai danni del sacerdote.

Nonostante ciò, don Patriciello non ha mai scelto di escluderlo o ignorarlo. Al contrario, ha più volte tentato un dialogo personale, nella convinzione che anche chi vive ai margini possa essere recuperato. Tuttavia, il rapporto tra i due è diventato col tempo sempre più teso. Già nel giugno del 2024, De Luca era entrato nella stessa chiesa con un coltello in tasca, venendo immediatamente fermato dagli uomini della scorta. Allora, si difese sostenendo che l’arma non era destinata al parroco, ma quel gesto fu sufficiente per alimentare la preoccupazione.

Il proiettile e la nuova accusa

Questa volta, però, la situazione è apparsa subito più grave. L’uomo, consegnando un proiettile calibro 9 direttamente nelle mani del sacerdote, ha compiuto un gesto dal forte valore simbolico e intimidatorio. Non un’azione impulsiva, ma un messaggio che gli investigatori non hanno potuto sottovalutare.

La Procura di Napoli Nord ha disposto il suo arresto, contestandogli il reato di atti persecutori aggravati dal metodo mafioso. La scelta dell’aggravante non deriva tanto da un legame diretto con i clan, quanto dal significato minaccioso del gesto, compiuto in un contesto dove la camorra conserva ancora un forte controllo simbolico.

Le parole inquietanti dopo l’arresto

Dopo essere stato fermato, Vittorio De Luca ha fornito una versione dei fatti ancora più inquietante. Agli inquirenti ha dichiarato: «Mi hanno ordinato di portare quel proiettile e io l’ho portato». Alla domanda su chi lo avesse incaricato, ha risposto: «Se lo dico mi uccidono». Un’affermazione che, se da un lato appare compatibile con il suo stato mentale, dall’altro solleva interrogativi sulla reale origine di quell’ordine e sul possibile coinvolgimento di terzi.

Gli investigatori stanno verificando la credibilità delle dichiarazioni, ma resta il dubbio che qualcuno possa aver strumentalizzato un uomo fragile per lanciare un messaggio al parroco, da sempre nel mirino di chi vede nel suo impegno una minaccia agli interessi criminali.

Una vicenda che scuote ancora Caivano

Il Parco Verde, teatro di violenza, degrado e paura, si trova ancora una volta a fare i conti con un episodio che evidenzia la fragilità del tessuto sociale e la solitudine di chi combatte in prima linea. Don Maurizio Patriciello, più volte sotto scorta e minacciato, continua a essere un bersaglio simbolico per chi non tollera la sua voce contro il potere criminale.

La consegna di un proiettile in chiesa è un gesto che va oltre la semplice follia individuale: rappresenta l’ennesimo atto intimidatorio in un contesto in cui la legalità fatica ancora a imporsi. Anche se De Luca è oggi in carcere, e la giustizia farà il suo corso, l’episodio lascia dietro di sé un clima di tensione e paura, segno che al Parco Verde la battaglia contro la camorra è tutt’altro che conclusa.

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