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Fisco, arrivano buone notizie: cala l’evasione, tutti i dati

Pubblicato: 29/09/2025 13:45
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Secondo le ultime stime di Bankitalia, l’evasione fiscale in Italia ha mostrato una significativa diminuzione negli ultimi anni, sia in termini assoluti che percentuali. A evidenziarlo è stato Giacomo Ricotti, capo del servizio fiscale della Banca d’Italia, nel corso di un’audizione sull’indagine conoscitiva relativa alle misure di contrasto all’evasione.
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Ricotti ha precisato che nel 2017 l’evasione ammontava a circa 97 miliardi di euro, ma da allora si è ridotta di circa 25 miliardi, attestandosi a 72 miliardi nel 2021. Se si considera anche la componente contributiva, la cifra complessiva supera gli 82 miliardi di euro. In termini percentuali, la propensione all’evasione è calata di quasi sei punti, passando dal 21% del 2017 a circa il 15% nel 2021.

Il ruolo delle riforme digitali

Il miglioramento registrato, ha spiegato Ricotti, è stato determinato dal potenziamento del sistema informativo della fiscalità, il cosiddetto Sif, grazie all’introduzione di strumenti tecnologici e digitali che hanno reso più tracciabili le operazioni economiche.
Tra questi, la fatturazione elettronica, la trasmissione telematica dei corrispettivi e lo split payment, introdotto nel 2015, hanno avuto un impatto decisivo. La piena operatività di questi strumenti ha permesso un controllo più accurato dei flussi economici, contribuendo a una riduzione significativa del tax gap, ovvero della differenza tra le imposte dovute e quelle effettivamente versate.

I risultati più evidenti sull’Iva e sull’Ires

La riduzione più marcata ha riguardato l’Iva, che rappresenta una delle principali fonti di gettito per lo Stato. Il Vat gap, cioè il divario tra le entrate attese e quelle effettive, si è dimezzato tra il 2017 e il 2021, grazie alle misure di tracciabilità introdotte e al rafforzamento del controllo digitale.
Ricotti ha sottolineato che, nel biennio 2020-2021, la pandemia e l’aumento degli acquisti online hanno contribuito a ridurre ulteriormente l’evasione, spostando una parte significativa dei consumi verso canali più facilmente monitorabili. Anche l’Ires, l’imposta sul reddito delle società, ha registrato un miglioramento sensibile, con una contrazione della propensione all’evasione di 4,8 punti percentuali rispetto al 2017.

I settori ancora critici

Nonostante i progressi, Bankitalia evidenzia che la propensione complessiva all’evasione rimane pari a circa il 15% del gettito teorico. Alcune imposte continuano a presentare livelli di evasione elevati: in particolare, l’Irpef sui redditi da lavoro autonomo e da impresa mostra un tax gap di 29,6 miliardi, con una propensione all’evasione che sfiora il 67%.
Seguono l’Iva con 17,8 miliardi (13,6%), l’Ires con 8 miliardi (18,8%), l’Imu-Tasi con 5,1 miliardi (21,4%), l’Irap con 4,7 miliardi (15,9%) e l’Irpef sui redditi da lavoro dipendente irregolare, che incide per quasi 4 miliardi, pari al 2,3% del gettito potenziale.

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Il confronto con l’Europa

Nel panorama europeo, l’Italia presenta ancora un Vat gap superiore rispetto ai principali paesi dell’Unione, ma con un miglioramento netto rispetto al passato. Questo dato conferma che le riforme digitali e i controlli incrociati introdotti negli ultimi anni stanno producendo risultati concreti, anche se restano ampi margini di intervento.

Una sfida ancora aperta

Il percorso di riduzione dell’evasione fiscale in Italia è dunque avviato, ma non ancora concluso. La complessità del sistema tributario e la presenza di aree economiche ancora poco tracciabili impongono di continuare a investire in tecnologia, formazione e semplificazione.
Come sottolineato da Bankitalia, la sfida non riguarda soltanto la giustizia fiscale, ma anche la credibilità dello Stato e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Ridurre ulteriormente il tax gap significa rafforzare il patto sociale e assicurare risorse fondamentali per la crescita economica, i servizi pubblici e la coesione nazionale.

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