
L’aria, satura del profumo di dolciumi e della devozione antica, vibrava al ritmo lento e solenne di una processione tradizionale, un rito sacro che da generazioni unisce la gente. Centinaia di persone, dai bambini agli anziani, seguivano con gli occhi lucidi il passaggio maestoso del fercolo dei patroni. Era un momento di gioia pura, di fede popolare che toccava il suo apice nell’oscurità della notte.
Poi, in un istante agghiacciante, l’armonia si è spezzata. Il suono ovattato delle preghiere è stato sovrastato da un rumore secco e terrificante: gli spari. Il panico è divampato come un incendio, trasformando la strada in un teatro di caos. Grida, spinte e il fuggi fuggi generale hanno sostituito la quiete devota. Tra la folla in preda al terrore, una giovane donna, incinta, è caduta ferita, vittima innocente di una violenza cieca che ha profanato la festa più sentita e l’attesa di un’intera comunità.
Il dramma di Sferracavallo: la processione interrotta
Si è trasformato in un incubo di violenza e paura un momento di profonda devozione e festa popolare a Sferracavallo, la pittoresca borgata marinara alle porte di Palermo. La tradizionale processione in onore dei Santi Cosma e Damiano, patroni amatissimi della comunità, è stata interrotta dal fragore agghiacciante degli spari d’arma da fuoco che ha squarciato l’atmosfera festiva, innescando un panico generale e un immediato “fuggi fuggi” tra i numerosi fedeli accorsi. L’evento, avvenuto intorno all’una di notte in via Torretta, ha oscurato la gioia dei festeggiamenti, lasciando dietro di sé il segno tangibile della violenza e lo sgomento in un’intera comunità. La cronaca di quei momenti concitati parla di un’aggressione brutale, le cui dinamiche sono ora al centro di un’approfondita indagine della polizia.
Il ferimento e le prime ricostruzioni
La conseguenza più drammatica di questa inaudita esplosione di violenza è stato il ferimento di una giovane donna, una ventunenne che era in stato di gravidanza. La donna è stata prontamente soccorsa e trasportata d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Cervello per le cure necessarie. Sebbene le sue condizioni non siano state immediatamente descritte come critiche, il fatto che sia rimasta coinvolta una persona in una condizione così delicata ha amplificato l’indignazione e la preoccupazione.
Le prime ricostruzioni fornite dalle forze dell’ordine e dai testimoni oculari dipingono un quadro di scontro tra due gruppi di persone. Sembra che siano stati esplosi circa una decina di colpi in un’azione mirata, con la direzione del fuoco che si concentrava verso una macelleria situata lungo il percorso della processione. Questo dettaglio fa propendere gli inquirenti verso l’ipotesi di un regolamento di conti o un’escalation di una precedente lite che ha trovato nella folla e nel caos della festa il momento per degenerare in modo drammatico. Le indagini sono state affidate alla polizia, che sta lavorando per identificare i responsabili e comprendere il movente esatto di questa aggressione che ha macchiato una delle ricorrenze più sentite della borgata.
La lite che ha generato il caos
Il preludio al dramma è stata una lite violenta che, come spesso accade in contesti di grande affollamento, è degenerata in modo incontrollabile. L’orario, l’una di notte, indica che la processione era nel suo momento culminante o conclusivo, e il gran numero di fedeli accorsi per celebrare i santi patroni si è ritrovato involontariamente coinvolto in uno scenario di guerra improvviso.
La presenza di centinaia di persone ha trasformato il litigio, apparentemente già teso, in un focolaio di caos e terrore. L’eco degli spari ha innescato una reazione istintiva e primordiale di sopravvivenza, spingendo tutti a fuggire in direzioni diverse. Solo il tempestivo intervento di diverse auto della polizia è riuscito a contenere l’ondata di panico e a ristabilire un parziale ordine nella via Torretta. Le forze dell’ordine hanno avuto il compito cruciale di garantire la sicurezza e di permettere il rientro in chiesa della vara (il fercolo processionale) con le statue dei santi, un gesto che, pur nel dramma, ha rappresentato un tentativo di ricondurre un momento sacro al suo luogo di culto.
L’appello accorato del parroco
A farsi portavoce dello sgomento collettivo e del bisogno di sicurezza è stato Don Francesco Di Pasquale, il parroco della chiesa di San Cosma e Damiano. Visibilmente scosso dall’accaduto, il sacerdote ha preso la parola per lanciare un duro e commosso appello non solo alla sua comunità, ma soprattutto alle istituzioni.
Le parole di Don Francesco sono risuonate come un grido di dolore e una richiesta di maggiore tutela: “Mi prendo la responsabilità di quello che dico: in una festa in cui c’è così tanta gente dobbiamo essere più tutelati,” ha affermato. Pur ringraziando le forze dell’ordine già presenti, ha espresso la speranza che per la prossima edizione della festa sia garantita una presenza di sicurezza “maggiore”, proporzionata alla vastità e all’importanza dell’evento.
Il suo intervento si è poi trasformato in una profonda condanna morale verso gli aggressori, accusandoli di aver “rovinato la festa più attesa”, un evento per cui la comunità compie “tantissimi sacrifici”. L’ultima, solenne e drammatica, frase di Don Francesco ha voluto sottolineare la gravità spirituale del gesto: “Dovranno rispondere al Padre eterno per ciò che hanno fatto”. Un monito che va oltre la giustizia terrena, ponendo l’atto di violenza in un contesto di responsabilità etica e religiosa profonda, evidenziando il forte legame tra la fede popolare e il senso di comunità che la violenza ha spezzato.