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Trump presenta il piano in 20 punti per Gaza: cessate il fuoco, ostaggi liberi e Board of Peace con Tony Blair. Ma Hamas dice di no

Pubblicato: 29/09/2025 20:47

Il documento diffuso dalla Casa Bianca segna un passaggio cruciale nella crisi della Striscia di Gaza. Si tratta di un testo in 20 punti che l’amministrazione guidata da Donald Trump definisce “il percorso” per mettere fine al conflitto. Al centro del piano c’è la promessa che, se Israele e Hamas dovessero accettare le condizioni, la guerra si concluderebbe immediatamente. Le forze israeliane dovrebbero ritirarsi fino a una linea concordata per permettere la liberazione degli ostaggi: durante questa fase tutte le operazioni militari, compresi i bombardamenti aerei e l’artiglieria, sarebbero sospese e le linee del fronte congelate.

Il documento prevede inoltre che, entro 72 ore dall’accettazione, tutti gli ostaggi detenuti da Hamas, vivi o morti, vengano consegnati a Israele. In cambio, lo Stato ebraico rilascerebbe 250 prigionieri palestinesi, una mossa che dovrebbe accompagnare la fase iniziale del cessate il fuoco. Nella visione americana, Gaza diventerebbe una zona deradicalizzata e libera dal terrorismo, in cui non ci sarebbe spazio per la ricostruzione di arsenali militari o per la minaccia verso i vicini.

La reazione di Palazzo Chigi

Palazzo Chigi ha accolto con favore il piano di pace per Gaza presentato da Trump, definendolo un progetto ambizioso volto alla stabilizzazione e alla ricostruzione della regione. L’Italia ha invitato tutte le parti coinvolte, con particolare attenzione a Hamas, a considerare seriamente l’iniziativa, sottolineando la necessità di un impegno condiviso per la pace. Il governo ha inoltre ribadito la propria disponibilità a collaborare attivamente insieme a Stati Uniti, Unione Europea e altri partner regionali per sostenere concretamente la realizzazione del piano.

Un organismo internazionale con Trump e Blair

Per quanto riguarda la gestione civile della Striscia, il piano propone un comitato palestinese composto da tecnocrati e personalità apolitiche incaricate di occuparsi dei servizi pubblici e della vita quotidiana della popolazione. Questo organismo sarebbe supervisionato da una nuova autorità internazionale, il Board of Peace, che avrebbe poteri transitori e che sarebbe presieduto dallo stesso Trump, affiancato da altri leader mondiali, tra cui l’ex premier britannico Tony Blair. Una scelta che suscita già dibattito: da un lato viene vista come garanzia di impegno internazionale, dall’altro come un’ingerenza esterna che rischia di marginalizzare le voci palestinesi.

Un altro punto sensibile è quello relativo alla amnistia. Il documento afferma che i membri di Hamas che accetteranno la pace e rinunceranno alla lotta armata potranno beneficiare di una sorta di immunità. L’obiettivo dichiarato è facilitare un processo di riconciliazione e transizione pacifica, ma la condizione posta è chiara: Hamas non potrà avere alcun ruolo politico o amministrativo nella futura gestione di Gaza. Il piano ribadisce che Israele non annetterà la Striscia e che non verrà instaurata un’occupazione permanente, ma al tempo stesso vincola la sicurezza del territorio alla presenza di osservatori e controllori internazionali.

La prima reazione di Hamas

“Se Hamas non accetterà il piano di pace, o se lo accettasse e poi non lo mettesse in pratica, Israele andrà avanti da solo e avrà il nostro sostegno per finire il lavoro”, ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu nella conferenza stampa alla Casa Bianca con Donald Trump

Il movimento islamista, attraverso il consigliere Taher al-Nono, ha dichiarato a Reuters che non ha ancora ricevuto il testo ufficiale e che solo in quel momento formulerà una posizione definitiva. Tuttavia ha già respinto i punti più delicati: il disarmo e l’esclusione dalla politica. Secondo al-Nono, “le armi della resistenza palestinese sono legate all’esistenza dell’occupazione e alla difesa del nostro popolo. Se l’occupazione finisse e venisse istituito uno Stato palestinese, queste armi diventerebbero parte dello Stato”.

Hamas ha inoltre ribadito di essere disposto ad accettare una tregua che potrebbe durare anni, una sospensione delle ostilità di lungo periodo che però non significherebbe rinunciare alla propria identità militare. Questo rende complessa l’applicazione del piano americano, costruito proprio sull’ipotesi di una Striscia senza Hamas armato e con una gestione affidata a un’autorità internazionale transitoria.

Le ombre sul piano

Restano molti interrogativi sulla reale praticabilità dell’iniziativa. In alcune versioni circolate, il piano appare in 21 punti, con differenze di dettaglio. Non è chiaro, inoltre, quali sarebbero i meccanismi di controllo e le sanzioni in caso di violazione del cessate il fuoco. C’è anche l’incognita della Autorità palestinese, che potrebbe vedere in questa proposta una marginalizzazione, e delle reazioni di altri attori regionali. La figura di Tony Blair è divisiva: per alcuni rappresenta esperienza e continuità diplomatica, per altri è il simbolo di una stagione di ingerenze occidentali.

La proposta americana si inserisce in un contesto di forte pressione internazionale. Israele resta diviso al proprio interno tra chi vorrebbe accettare una tregua pur di riportare a casa gli ostaggi e chi considera pericoloso qualunque compromesso che lasci a Hamas spazi di manovra. Dall’altra parte Hamas, pur mostrando aperture su una tregua lunga, difende con forza il principio delle armi della resistenza, considerate il cuore della propria identità politica e militare.

In questo scenario, il piano Trump si presenta come l’offerta più articolata e dettagliata finora sul tavolo, ma la distanza tra le condizioni poste e le posizioni delle parti lascia aperto il dubbio più grande: se potrà davvero essere l’inizio di una soluzione o soltanto l’ennesimo passaggio diplomatico destinato a restare incompiuto.

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Ultimo Aggiornamento: 29/09/2025 22:55

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