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“Lotta impari, ecco perché abbiamo perso”. L’attacco dal Pd dopo le elezioni, esplode la polemica

Pubblicato: 29/09/2025 20:00

ROMA – Il centrosinistra incassa una nuova sconfitta netta alle elezioni regionali di Marche e Valle d’Aosta, prime tornate dell’autunno politico 2025. I risultati parlano chiaro: in entrambe le regioni, Partito Democratico e alleati sono stati esclusi dal governo, confermando l’incapacità del cosiddetto “campo largo” – o zoppo, come molti ormai lo definiscono – di offrire un’alternativa convincente.

Nelle Marche, la delusione è doppia: da un lato per il calo del Movimento 5 Stelle, che secondo Lorenzo Pregliasco di YouTrend potrebbe perdere fino a due punti percentuali rispetto al 2020, dall’altro per la debacle del candidato Matteo Ricci, sul quale il Pd e Elly Schlein avevano puntato con convinzione, immaginando addirittura una possibile vittoria.

All’indomani del voto, Ricci tenta una lettura giustificazionista della sconfitta: “Le forze in campo erano sbilanciate. Per ogni nostro manifesto ce n’erano dieci degli altri. È stata una lotta impari”, ha dichiarato in conferenza stampa. Ma non è sfuggita la contraddizione: Ricci è stato a lungo sindaco di Pesaro, il capoluogo regionale, e parte dell’apparato di potere locale.

In un altro passaggio, Ricci ha sostenuto che la sua “vera avversaria era Giorgia Meloni, non Acquaroli”, suggerendo che la premier si sarebbe esposta troppo nella campagna elettorale. Poi, ha tirato in ballo anche l’avviso di garanzia ricevuto durante la campagna: “Mi ha colpito profondamente, così come la sua strumentalizzazione mediatica da parte della destra”. Un’accusa però poco credibile, se si considera l’atteggiamento del centrosinistra in casi simili a parti invertite.

Nonostante la disfatta, il Pd sembra voler tirare dritto. Il responsabile organizzazione, Igor Taruffi, ha ribadito che la strategia rimane quella della coalizione di centrosinistra, nonostante la sua evidente fragilità. “È l’unico modo per tornare a governare”, ha detto. Ma la realtà suggerisce che questo tipo di alleanze, costruite solo per battere la destra, mancano di visione comune e generano instabilità politica.

Anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha preso atto della sconfitta: “Ai cittadini marchigiani abbiamo offerto una seria proposta alternativa. Ma dobbiamo riconoscere che non ha convinto la maggioranza degli elettori”. Un’ammissione che non basta però a spiegare il declino elettorale ormai strutturale del M5S.

Il voto ha mostrato anche un altro aspetto: la radicalizzazione del Pd sotto la guida di Elly Schlein non premia. È quanto sostiene Daniela Ruffino, deputata di Azione: “Il Pd radicalizzato della Schlein esce sconfitto. Gli elettori non hanno premiato nemmeno il M5S. È evidente che una parte consistente dell’elettorato ha respinto un centrosinistra di sola opposizione, incapace di governare”.

In Valle d’Aosta, lo schema si ripete. A vincere è stato un asse autonomista, mentre Pd e alleati restano fuori dalla partita del governo. Anche in questo caso, le difficoltà del centrosinistra risiedono nella mancanza di radicamento locale e nella difficoltà di costruire una proposta politica coerente e credibile agli occhi degli elettori.

Il quadro che emerge dalle prime urne d’autunno è chiaro: il centrosinistra, nella sua attuale configurazione, non convince più. Né nella forma del campo largo, né come alternativa credibile alla destra. Serve una riflessione seria, non solo sulle alleanze, ma su identità, leadership e contenuti.

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Ultimo Aggiornamento: 29/09/2025 20:02

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