
La vittoria di Francesco Acquaroli nelle Marche, se confermata, non è una sorpresa aritmetica, ma un segnale politico pesantissimo. La regione era l’unico vero banco di prova per il cosiddetto campo larghissimo guidato da Elly Schlein, l’unica realtà contendibile in cui il centrosinistra poteva sperare di ribaltare il risultato. È per questo che la sconfitta brucia il doppio: non soltanto si perde un’elezione, ma si perde l’occasione di dimostrare che l’alleanza costruita a fatica potesse davvero mettere in difficoltà il centrodestra.
Per Giorgia Meloni invece è l’ennesima conferma che la sua lunga luna di miele con gli italiani continua. Dopo due anni di governo, con crisi internazionali e tensioni interne alla maggioranza, il voto marchigiano dimostra che la premier è ancora in grado di mobilitare il proprio elettorato e respingere l’assalto avversario. Nelle Marche il centrodestra vince nonostante la concentrazione di energie e personalità del centrosinistra, che aveva trasformato questa sfida in un test nazionale. In altre parole, Meloni resta al centro della scena politica con un consenso che, al momento, non trova un vero avversario.

La grande sconfitta di Schlein
Il risultato porta con sé una certezza: la grande sconfitta politica è Elly Schlein. La segretaria dem aveva caricato su di sé la responsabilità di questa sfida, investendo capitale politico, immagine e alleanze. La sua “macchina da guerra” non è bastata, dimostrando ancora una volta la difficoltà della sinistra a parlare agli elettori e a proporsi come alternativa. La sensazione che emerge è chiara: fino a quando la Schlein resterà leader della sinistra, Meloni ha la vittoria in tasca. È un dato che non riguarda solo le Marche, ma che pesa come un macigno sulle prossime elezioni politiche: il centrosinistra non riesce a scalfire l’egemonia del centrodestra e si consegna a una lunga stagione di sconfitte annunciate.
Astensione e consenso reale
Il secondo dato politico della giornata è la grande astensione. Con un’affluenza intorno al 50%, in calo di dieci punti rispetto al 2020, il segnale è che metà dell’elettorato marchigiano ha scelto di non recarsi alle urne. È un fenomeno che non ridimensiona la vittoria del centrodestra, ma che segnala un problema più profondo: in assenza di una vera alternativa, la disillusione e la sfiducia crescono, e la politica rischia di perdere legittimazione. Meloni ha dalla sua la capacità di tenere saldo il proprio blocco, mentre Schlein non riesce a convincere né i delusi né gli indecisi.
In questo scenario, la premier può guardare avanti con relativa serenità. La luna di miele con gli italiani non si è interrotta, anzi: resiste e si rafforza nelle urne. La Schlein, invece, è costretta a fare i conti con una sconfitta che mette in discussione la sua leadership e che alimenta i malumori interni al suo stesso campo. Il quadro che ne esce è quello di un’Italia che, almeno per ora, continua a fidarsi di Giorgia Meloni e che non intravede in Elly Schlein un’alternativa credibile.