
Ci sono momenti in cui la normalità di una famiglia apparentemente tranquilla viene spezzata in modo improvviso e drammatico. Le vite si intrecciano tra feste, sorrisi e gesti quotidiani, fino a quando un evento drammatico trasforma la routine in un incubo. La percezione di sicurezza e serenità svanisce, lasciando spazio a un dolore e a un senso di incredulità difficili da elaborare.
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La comunità, così come gli amici e i conoscenti, si trovano di fronte a una realtà che sembra quasi irreale: la violenza e la tragedia possono emergere anche nei contesti più ordinari, e ciò che fino a poco prima appariva familiare diventa il teatro di un crimine inimmaginabile. Le domande senza risposta e il bisogno di giustizia accompagnano la comprensione del dramma, mentre la giustizia cerca di fare chiarezza.
La strage di Paderno Dugnano
A Paderno Dugnano, in provincia di Milano, nel 2024, un ragazzo di 17 anni, Riccardo Chiarioni, uccise padre, madre e fratello di 12 anni nella villetta di famiglia. Il tribunale per i minorenni ha motivato la condanna a 20 anni di carcere per il giovane, sottolineando come fosse guidato da un pensiero “stravagante” e “bizzarro” di raggiungere l’**immortalità attraverso l’eliminazione della propria famiglia”.
Secondo la sentenza firmata dal giudice Paola Ghezzi, il ragazzo aveva pianificato e attuato gli omicidi con lucidità, variando le azioni secondo il bisogno, dimostrando una chiara distinzione tra realtà e immaginazione. Non è stato riconosciuto il vizio parziale di mente, pur emergendo nella perizia psichiatrica la sua inclinazione a rifugiarsi in un mondo fantastico definito della “immortalità”.

Analisi psicologica e modalità del delitto
Lo psichiatra Franco Martelli evidenziava la presenza di aspetti personologici disfunzionali, come un elevato grado di alessitimia e la divisione psichica della personalità, ma il giudice ha rilevato che Chiarioni non mostrava evidenza di instabilità mentale o ingovernabilità. Il delitto è stato eseguito con estrema aggressività e spietatezza, alimentata da potenti stati emotivi e un odio narcisistico accumulato.
Il giovane ha dimostrato capacità organizzativa e manipolazione, progettando gli omicidi nei minimi dettagli e tendendo una trappola ai genitori nella sua cameretta dopo aver colpito il fratello. L’atto è stato “sconcertante” per la crudeltà con cui sono stati colpiti i tre membri della famiglia, con oltre 100 coltellate inflitte dopo la festa di compleanno del padre, terminata la sera.

Conseguenze legali e riflessioni
Nonostante la premeditazione, il giudice ha applicato la diminuzione per la minore età e le circostanze attenuanti generiche, stabilendo comunque la pena massima in abbreviato di 20 anni, non riconoscendo il vizio parziale di mente. La condotta successiva al delitto ha rivelato un tentativo di eludere le indagini e garantire l’impunità, variando il piano iniziale per far ricadere la colpa prima sulla madre, poi sul padre, e infine su se stesso.
Dall’analisi dei dispositivi del ragazzo, sono emerse immagini e testi riconducibili a ideologie fasciste, naziste e omofobe, tra cui una foto del Mein Kampf, a testimonianza delle inclinazioni e del contesto culturale che accompagnavano il suo sviluppo psicologico.
Una tragedia senza movente apparente
La strage di Paderno Dugnano rimane uno dei casi più inquietanti degli ultimi anni, con un movente che, secondo la sentenza, non è legato a conflitti familiari tradizionali, ma a una concezione distorta della realtà e della propria esistenza. La vicenda lascia emergere interrogativi profondi sul ruolo delle patologie mentali, sull’influenza delle ideologie e sul rapporto tra fragilità emotiva e pericolosità sociale.
L’Italia si confronta così con la complessità di un crimine atroce, in cui la giustizia minorile ha dovuto bilanciare responsabilità penale, capacità di discernimento e attenuanti legate all’età, offrendo un quadro dettagliato della mente di un ragazzo che ha compiuto un gesto estremo e incomprensibile.