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Flotilla, decisione nella notte: rotta verso il blocco navale. Allarme sicurezza, rischio tragedia in mare

Pubblicato: 30/09/2025 06:47

La tensione cresce di ora in ora. La Flotilla ha detto no a ogni ulteriore mediazione e ora punta dritta verso la zona di blocco israeliana, la cosiddetta linea arancione. Un passaggio che gli stessi equipaggi definiscono il più pericoloso, perché a partire da lì la probabilità di un intervento armato da parte dell’Idf diventa altissima. Nella notte, dal comitato direttivo, è arrivata la decisione definitiva: la rotta non si cambia più, nonostante i rischi.

“Quando i governi si limitano a proposte alternative, dimostrano che potrebbero fermare la violenza ma scelgono di non farlo”, è stato il messaggio affidato alla nota diffusa nelle ultime ore. Il gruppo internazionale accusa apertamente gli Stati coinvolti di essersi fermati a pressioni diplomatiche senza garantire un passaggio umanitario sicuro. Per questo, la Flotilla tira dritto, pronta a varcare la soglia del massimo rischio.

Preoccupazione sul ponte: sabotaggi e droni

A bordo il clima è pesante. I timori non riguardano solo i droni che continuano a sorvolare la rotta o le navi non identificate che appaiono e scompaiono nel buio, ma anche i problemi tecnici che hanno colpito più imbarcazioni. La Familia Madeira, ammiraglia della Flotilla, ha visto il motore bloccarsi all’improvviso. La Johnny M ha iniziato a imbarcare acqua, costringendo l’equipaggio a lanciare un may day e a essere evacuato da Emergency. Nessuno usa apertamente la parola sabotaggio, ma fra i marinai serpeggia il sospetto che le avarie non siano casuali.

Gli equipaggi ripassano i protocolli di resistenza non violenta, consapevoli che, una volta superata la linea arancione, ogni contatto con la marina israeliana potrebbe trasformarsi in un incidente grave. Intanto circolano articoli della stampa israeliana che raccontano del potenziamento di ospedali come Assuta Ashdod e Barzilai, già predisposti per accogliere eventuali feriti in caso di scontro. Un segnale che aumenta la paura a bordo.

Governo in allarme e deputati divisi

Il governo italiano ha invitato la Flotilla a fermarsi molto prima della linea di massima allerta, al largo delle coste egiziane. Ma la portavoce Maria Elena Delia ha confermato che Roma non può andare oltre pressioni diplomatiche su Israele, respingendo l’idea di una scorta fino a Gaza. Anche l’ipotesi di un incontro con la premier Meloni è sfumata, mentre i contatti con la Cei non sono mai iniziati.

Intanto, tra i parlamentari a bordo, le divisioni restano profonde. Il Partito democratico ha già dichiarato che si arresterà solo di fronte a un alt dell’Idf, mentre 5 Stelle e Avs spingono per proseguire comunque. “Incomprensibile che la nostra fregata si fermi prima”, sostengono. Una spaccatura politica che aumenta la tensione sul fronte interno, mentre il ministro della Difesa Crosetto non nasconde il timore di possibili disordini in piazza se la missione dovesse trasformarsi in un dramma.

Il conto alla rovescia verso lo scontro

La fregata Alpino manderà un messaggio quando la Flotilla sarà a 100-120 miglia da Gaza. Da lì scatterà il conto alla rovescia. “Noi proseguiremo nonostante l’alert della Marina, ci fermeremo solo in caso di alt dell’Idf”, ribadisce il deputato dem Arturo Scotto. Dal ponte della Morgana, Carlo Costa parla di radio disturbate e di sagome non identificate nel buio.

Le parole più forti arrivano da Luca Casarini, capo missione di Mediterranea, e da don Luigi Ciotti, che chiedono alle istituzioni di “alzare la voce per difendere la vita dei nostri fratelli e sorelle”. Ma la paura di una tragedia imminente cresce con il passare delle ore. Con quarant’anni imbarcazioni dirette verso un confine esplosivo e i cieli pattugliati dai droni, ogni miglio in più potrebbe segnare il passaggio dalla sfida simbolica allo scontro reale.

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