
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha lanciato un accorato e strategico appello ai partecipanti della Global Sumud Flotilla, la missione marittima di attivisti che si propone di raggiungere Gaza per consegnare aiuti umanitari e, simbolicamente, rompere il blocco navale israeliano. L’intervento del Ministro si fonda su una logica di pragmatismo e sulla volontà di evitare rischi non più giustificati di fronte a nuove prospettive diplomatiche.
Crosetto riconosce la nobiltà dello scopo dichiarato della Flotilla, che è quello di “far giungere aiuti e richiamare l’attenzione sulle difficoltà con cui arrivavano a chi ne ha bisogno”. Tuttavia, il Ministro evidenzia come l’obiettivo fondamentale della missione possa essere raggiunto in modi alternativi e molto meno rischiosi, in particolare alla luce degli sviluppi internazionali.
L’impatto del piano usa per la pace e gli aiuti umanitari
Il cuore dell’argomentazione di Crosetto risiede nell’esistenza di un accordo internazionale in fase di negoziazione, in particolare il piano statunitense per la Palestina (riconducibile al “piano Trump” emerso nelle ricerche, che prevede tra i vari punti un cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi, la ripresa degli aiuti umanitari e un percorso verso la stabilizzazione e la pace a Gaza). Secondo il Ministro, l’accettazione e l’attuazione di questo piano rappresenterebbero una risposta concreta e strutturale ai problemi sollevati dagli attivisti della Flotilla.
Se tale accordo, infatti, fosse accettato dalle parti in causa (come sembra aver fatto in via preliminare Israele e, con riserve, Hamas secondo le notizie più recenti), si aprirebbe “la strada alla pace e agli aiuti umanitari” attraverso canali sicuri e riconosciuti. La conseguenza diretta di un simile scenario, sottolinea Crosetto, sarebbe il venir meno della necessità per la Flotilla di mettere in atto azioni ad alto rischio.
L’appello a valutare soluzioni alternative
Proprio per questa ragione di mutato scenario, il Ministro si sente in dovere di rivolgere un “ultimo appello” agli organizzatori della Global Sumud Flotilla, esortandoli a “prendano atto di ciò che sta accadendo” e a considerare seriamente l’utilizzo delle soluzioni alternative per la consegna degli aiuti umanitari.
Tra le alternative prospettate da “più parti”, Crosetto menziona “in primis il Patriarcato della Chiesa cattolica”, suggerendo quindi la possibilità di convogliare gli aiuti attraverso istituzioni ecclesiastiche o diplomatiche che dispongono di canali umanitari consolidati e meno esposti a rischi militari. L’obiettivo è quello di garantire che gli aiuti raggiungano la popolazione di Gaza effettivamente e in sicurezza, piuttosto che focalizzarsi sull’azione dimostrativa in sé. Il Governo Italiano, in generale, ribadisce la sua priorità per la sicurezza dei suoi cittadini (e degli attivisti in generale) e per l’efficacia degli aiuti umanitari tramite i canali diplomatici e internazionali già attivi.
L’analisi dei rischi e la distinzione dei fini
Crosetto insiste sulla necessità di evitare lo scontro diretto con il blocco navale israeliano. Egli preferisce utilizzare il termine più neutro di “entrare in contatto” al posto di “forzare”, ritenuto “impropriamente utilizzato” nel dibattito pubblico, ma il concetto rimane chiaro: un tentativo di superare il dispositivo di sicurezza navale israeliano comporterebbe “rischi non più giustificati dal fine” umanitario, se quest’ultimo può essere raggiunto per via diplomatica. Il Ministro ha più volte avvertito che, forzando il blocco, le imbarcazioni civili si esporrebbero a “pericoli elevatissimi e non gestibili”.
In una franca analisi delle motivazioni, Crosetto distingue tra l’obiettivo umanitario dichiarato e un eventuale “fine reale ed ultimo” di natura politica. Se l’obiettivo vero fosse “quello di ottenere una reazione israeliana” per motivi dimostrativi o politici, il Governo italiano ribadisce il suo impegno a lavorare affinché gli eventi successivi siano “gestiti senza violenza e con i minori rischi possibili per tutti”, focalizzandosi quindi sulla de-escalation e sulla tutela dell’incolumità degli attivisti. L’intervento del Ministro si configura, dunque, come un monito istituzionale per orientare la missione verso la massima sicurezza e l’efficacia umanitaria, sfruttando i nuovi spiragli diplomatici aperti a livello internazionale.
Il dibattito sulla Flotilla e sulle vie alternative per gli aiuti a Gaza è complesso, come illustrato in questo video: Global Sumud Flotilla nears Gaza amid threats of Israeli interception. Questo video è pertinente perché fornisce un contesto sulle minacce di intercettazione israeliana e sul dibattito legale riguardante l’avvicinamento della Global Sumud Flotilla a Gaza, che è il cuore della preoccupazione espressa dal Ministro Crosetto.