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Global Flotilla, il piano di Israele per fermarla con droni e minibombe

Pubblicato: 30/09/2025 09:15
Flotilla piano Israele fermarla

La Global Sumud Flotilla, missione internazionale diretta verso Gaza, si trova ormai a 270 miglia nautiche dalla costa. Entro le prossime 36 ore entrerà nella cosiddetta “zona a rischio”, dove l’esercito israeliano (Idf) è pronto a intervenire.
Secondo fonti militari, Israele avrebbe già definito un piano operativo per fermare la Flotilla senza provocare un affondamento in acque internazionali. L’obiettivo è bloccare le imbarcazioni prima che raggiungano le 50 miglia nautiche dalla costa palestinese, dove inizia la zona interdetta definita dal blocco navale israeliano.
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Le unità della Shayetet 13, corpo d’élite della marina, avrebbero ricevuto l’ordine di agire entro le prossime 48 ore, prima della ricorrenza dello Yom Kippur, e di non utilizzare forza letale. Tuttavia, il rischio di incidenti resta alto. A bordo delle circa 45 imbarcazioni dirette a Gaza ci sono 300 attivisti, tra cui anche parlamentari nazionali ed europei.

Il piano di Israele

Il piano israeliano, secondo quanto trapelato da fonti vicine alla sicurezza, prevede un’azione mirata per neutralizzare le navi senza distruggerle. Gli incursori della Shayetet 13 dovrebbero impiegare mini droni subacquei dotati di piccole cariche esplosive da circa 40 grammi, sufficienti a danneggiare timoni, derive o eliche, impedendo così alle barche di proseguire la rotta.

Una seconda fase dell’operazione prevedrebbe l’intervento diretto di squadre di abbordaggio con gommoni rigidi. L’obiettivo è prendere il controllo delle navi e procedere all’espulsione dei fermati, senza causare vittime.
Non si esclude nemmeno l’impiego di droni aerei per colpire gli alberi delle imbarcazioni, anche se in questo caso il rischio di danni collaterali sarebbe elevato.

Israele teme che tra i partecipanti possano nascondersi infiltrati armati o provocatori, una possibilità che – secondo l’intelligence – non può essere esclusa del tutto. Il precedente più drammatico resta quello della Freedom Flotilla del 2010, con la tragedia della nave Mavi Marmara, in cui morirono dieci attivisti.

Le preoccupazioni del governo italiano

In Italia, il governo segue con preoccupazione l’evolversi della situazione. Il Viminale teme che un eventuale intervento militare israeliano possa provocare proteste di massa e problemi di ordine pubblico.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che spera “ci siano soltanto arresti”, ma non esclude il rischio che “anche in un abbordaggio possa scappare il morto”.

La Marina italiana ha predisposto la fregata Alpino, pronta a intervenire per soccorso e recupero in caso di naufragio o feriti. L’Italia, insieme ad altri Paesi europei, ha attivato contatti con le autorità israeliane per garantire la sicurezza degli attivisti e la gestione diplomatica di eventuali incidenti.

Piazza in allerta e timori per i disordini

Le tensioni legate alla Global Sumud Flotilla hanno già avuto ripercussioni sul piano interno. Il Viminale si prepara a fronteggiare manifestazioni spontanee e presidi pro-Palestina nelle principali città italiane.
A Roma, per il 4 ottobre, è prevista una grande mobilitazione nazionale: il corteo partirà da Porta San Paolo e arriverà a San Giovanni, con un preavviso di 20 mila partecipanti, ma si stima che le presenze possano essere molto superiori.

Durante lo sciopero generale per Gaza, infatti, si erano registrate presenze oltre le ottomila previste e scontri in diverse città, tra cui Milano.
Per questo motivo, il ministro Matteo Piantedosi ha disposto un piano di sicurezza con “massimo rigore contro ogni illegalità”, prevedendo controlli capillari su stazioni, caselli autostradali e fermate della metropolitana.
In campo ci saranno anche idranti e reparti mobili, pronti a intervenire in caso di disordini.

Le proteste studentesche e le occupazioni

Parallelamente, continuano le iniziative dei movimenti studenteschi e dei collettivi universitari. A Roma, il gruppo “Cambiare Rotta” e altri collettivi hanno annunciato un corteo alla Sapienza “per la Palestina e per la Flotilla”.
Nelle ultime ore è stato occupato anche il liceo Cavour, nel centro storico, mentre a Torino e in altre città proseguono presìdi permanenti e occupazioni.

Giovedì, inoltre, protesteranno in Campidoglio anche i movimenti per la casa, con lo slogan “Blocchiamo tutto! Anche gli sgomberi”. Una mobilitazione che rischia di unire più fronti di protesta, aumentando la pressione sul governo.

Il caso svedese e la posizione europea

Intanto la Svezia ha comunicato di non poter fornire supporto consolare in mare ai propri cittadini impegnati nella Flotilla. Tra loro c’è anche l’attivista Greta Thunberg.
Il ministero degli Esteri di Stoccolma ha ribadito che “Israele ha dichiarato pubblicamente l’intenzione di mantenere il blocco al largo della costa di Gaza” e che qualsiasi tentativo di violarlo è considerato illegale.

Le autorità svedesi invitano i cittadini a non recarsi a Gaza in nessuna circostanza, richiamando un avviso di viaggio in vigore da oltre dieci anni. “La situazione della sicurezza è grave – ha sottolineato il ministero – e chi parte deve essere consapevole dei rischi”.

Una sfida sul filo del rischio

Con la Global Sumud Flotilla ormai vicina alla zona di blocco, le prossime 48 ore saranno decisive. Israele vuole evitare un’escalation diplomatica, ma intende impedire alle navi di raggiungere Gaza.
Nel frattempo, l’Italia e gli altri Paesi europei restano con il fiato sospeso, divisi tra la necessità di tutelare gli attivisti e la paura di un nuovo caso internazionale.

Ogni mossa sarà osservata con attenzione: un singolo errore, un incidente o una provocazione potrebbero trasformare l’operazione in un nuovo capitolo di tensione tra Tel Aviv e il resto del mondo.

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