
Le parole pronunciate dal capo del Pentagono, Pete Hegseth, durante il suo discorso alla Marine Corps Base di Quantico, in Virginia, hanno segnato un momento di rottura radicale e l’inizio di una nuova era per le forze armate statunitensi, un’era definita dal ripristino del nome di “Dipartimento della Guerra”.
Rivolgendosi a centinaia di alti ufficiali e generali convocati da ogni parte del mondo, Hegseth ha delineato una visione militare singolare e perentoria, il cui unico e prioritario obiettivo è, senza mezzi termini, “combattere la guerra”. Questa missione non è presentata come un fine in sé, ma come il mezzo indispensabile per conseguire l’autentico scopo strategico della nazione: la pace.
Il paradosso della pace attraverso la guerra
Il concetto centrale espresso da Hegseth ruota attorno a un paradosso fondamentale: la pace, secondo questa dottrina rinnovata, non può essere ottenuta o mantenuta attraverso la sola buona volontà, ma è un privilegio e una conquista riservata solo a coloro che sono disposti a combattere per difenderla. Questa tesi si traduce in una critica diretta e senza appello al pacifismo, definito apertamente come “ingenuo e pericoloso”.
L’argomentazione è chiara e brutale: in un mondo di minacce, l’unica alternativa alla sottomissione è la difesa attiva della propria sovranità e del proprio popolo. Il capo del Pentagono ha voluto ristabilire una verità basilare, secondo la sua visione: o si è pronti a fare la guerra, o si accetta di essere sottomessi. Questo “ethos del guerriero” è la pietra angolare su cui intende ricostruire l’intera struttura militare.
L’epurazione dell’ideologia “woke” e il rinnovamento
Oltre a ridefinire la missione primaria, il Segretario della Guerra ha annunciato una riforma estesa e profonda dell’esercito statunitense, con l’obiettivo dichiarato di porre fine a “decenni di decadenza”. Il bersaglio principale di questa epurazione è rappresentato dalle “sciocchezze ideologiche” e dal fenomeno del “dipartimento woke”, espressione usata per denigrare l’eccessiva attenzione, a suo dire, verso tematiche non direttamente connesse alla prontezza al combattimento. Hegseth ha esplicitamente citato e respinto come distrazioni quelle preoccupazioni che hanno assorbito tempo e risorse negli ultimi anni, tra cui i focus sul cambiamento climatico, le campagne contro il bullismo, la preoccupazione per i leader “tossici” e, soprattutto, l’adozione di criteri di promozione basati su “razza o genere” (le cosiddette quote di genere).
L’accusa è stata rivolta ai “politici sciocchi e sconsiderati” che avrebbero costretto l’esercito a concentrarsi su “cose sbagliate”, deviandolo dal suo vero scopo. La dichiarazione “Siamo diventati il ‘dipartimento woke’. Ma ora non più” suona come un manifesto programmatico e un netto cambio di rotta, mirato a spazzare via ciò che la nuova leadership considera come detriti e elementi di distrazione dalla massima efficacia bellica. L’unico criterio di valutazione e avanzamento di carriera, suggerisce questo discorso, dovrà tornare ad essere la meritocrazia militare e la capacità di combattimento.
Standard fisici e la fine dei “generali e ammiragli grassi”
Un altro punto saliente e particolarmente incisivo del discorso è stata la richiesta perentoria di un ritorno a rigorosi standard di forma fisica per tutti i membri delle forze armate, in particolare per i leader di alto rango. Hegseth ha usato parole dure per descrivere la sua inaccettazione di “generali e ammiragli grassi” che ricoprono ruoli di comando in tutto il mondo. Questa critica non è solo una questione di salute personale, ma viene elevata a simbolo di inefficacia e cattiva immagine, un riflesso, a suo dire, della decadenza che ha afflitto l’istituzione.
L’affermazione “È del tutto inaccettabile vedere nei corridoi del Pentagono generali e ammiragli grassi… è una brutta figura” serve a sottolineare che la prontezza al combattimento deve essere manifesta a tutti i livelli, a partire dai vertici. Un esercito che si prepara a combattere una guerra per la pace deve proiettare un’immagine di disciplina ferrea e preparazione fisica impeccabile. Questo focus sul fisico non è soltanto una nota di colore, ma un ulteriore tassello nella filosofia del Dipartimento della Guerra: la leadership deve essere non solo strategica, ma anche fisicamente idonea a incarnare l’“ethos del guerriero” che Hegseth intende reintrodurre come valore supremo. In sintesi, il discorso di Quantico si configura come l’atto di fondazione di una nuova dottrina militare statunitense, interamente incentrata sulla potenza di fuoco, sull’eliminazione delle presunte distrazioni ideologiche e sul rigore fisico e meritocratico.
Le parole di Trump
Durante lo stesso raduno epocale a Quantico, dove l’attenzione era focalizzata sul radicale cambio di rotta del Dipartimento, è intervenuto anche il Presidente Donald Trump, la cui presenza ha conferito ulteriore peso e validità politica alle riforme annunciate dal Segretario Hegseth. Affrontando il tema della sicurezza nazionale al suo livello più alto, il Presidente ha toccato la questione dell’arsenale nucleare statunitense. Trump ha voluto rassicurare i vertici militari riguardo la sua assoluta riluttanza a impiegare tale forza distruttiva, dichiarando la sua speranza di “non dover mai usare l’arsenale nucleare”.
Allo stesso tempo, per ribadire la sua politica di “pace attraverso la forza”, ha sottolineato l’impegno della sua amministrazione nella modernizzazione e nel rafforzamento di tale deterrente strategico, sostenendo con enfasi di “averlo ricostruito”. Questa dichiarazione serve a posizionare l’arsenale nucleare come l’ultimo e più potente strumento di deterrenza, la cui sola esistenza e prontezza, garantite da un massiccio investimento nella ricostruzione, sono sufficienti a mantenere la pace, in linea con la filosofia di Hegseth.