
Dopo una maratona di oltre undici ore a Palazzo Marino, alle 3.45 del mattino è arrivato il verdetto: il Consiglio comunale di Milano ha approvato la vendita dello stadio di San Siro, aprendo la strada al nuovo impianto che cambierà volto al quartiere e alla città intera. Con 24 voti favorevoli e 20 contrari, il sindaco Beppe Sala ha incassato la vittoria politica più attesa dal 2019, quando iniziò la battaglia sul futuro del Meazza. Decisiva la mossa di Forza Italia, che ha scelto di non partecipare al voto per non affossare la delibera, spaccando così il centrodestra.
Le fratture, però, sono emerse in tutti gli schieramenti: tre consiglieri del Pd hanno votato contro insieme ai Verdi e a un civico, mentre Lega e Fratelli d’Italia hanno mantenuto la linea del no. In maggioranza, si è sfilato anche il capogruppo della lista civica Sala, Marco Fumagalli, che ha annunciato le dimissioni. La lunga notte è stata scandita da un rosario di 239 emendamenti, perlopiù respinti, ma alcuni approvati hanno introdotto modifiche rilevanti: clausole antimafia sugli appalti, più fondi per il verde pubblico, utilizzo dei 197 milioni ricavati dalla vendita per le case popolari e garanzie di accessibilità economica al nuovo impianto.
Il futuro di San Siro è ormai tracciato. Entro il 2031 nascerà un nuovo stadio da 71.500 posti, progettato dagli architetti Norman Foster e David Manica, già autori del nuovo Wembley. Sarà circondato da 140mila metri quadrati di parco, mentre il Meazza verrà quasi interamente abbattuto: resterà solo una parte della Curva Sud con torre, riconvertita. L’area diventerà una cittadella dello sport e dell’intrattenimento con uffici, hotel, ristoranti, negozi e i musei di Inter e Milan. La riqualificazione completa del quartiere è prevista entro il 2035.