
Il conflitto in Medio Oriente è giunto al giorno 726 e le tensioni si riflettono anche in Italia. La Cgil e l’Usb hanno annunciato uno sciopero generale per venerdì 3 ottobre dopo l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla da parte della Marina israeliana.
Le posizioni dei sindacati
Per la Cgil, l’azione contro le navi civili con a bordo cittadini italiani rappresenta “un fatto di gravità estrema”:
- “Non è soltanto un crimine contro persone inermi – sottolinea il sindacato – ma è grave che il governo italiano abbia abbandonato lavoratrici e lavoratori italiani in acque libere internazionali, violando i principi costituzionali”.
L’Usb parla invece di un attacco diretto al diritto internazionale e rilancia: “Ora è il momento di bloccare tutto”.
Le proteste in Italia
Le mobilitazioni sono già iniziate:
- a Napoli, manifestanti della rete pro-Pal e studenti del Collettivo autorganizzato universitario hanno occupato i binari della stazione Centrale, bloccando il traffico ferroviario;
- a Roma, gli attivisti hanno raggiunto la stazione Termini, bloccando piazza dei Cinquecento e le vie adiacenti;
- a Torino, per prevenire disordini, è stato chiuso l’ingresso centrale della stazione ferroviaria di Porta Nuova e bloccati anche i varchi della metropolitana collegata.
A Termini l’accesso è stato contingentato dalle forze dell’ordine: entrano solo i passeggeri con biglietto.
Il fronte politico
Il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini valuta la precettazione in vista dello sciopero. “La Commissione di Garanzia per gli scioperi – ha spiegato – ha già stabilito che la motivazione addotta dai sindacati non rientra nei casi che giustificano il mancato preavviso”.
Obiettivo dichiarato: “evitare che una minoranza irresponsabile possa danneggiare milioni di italiani”.
La crisi internazionale
Intanto sul fronte diplomatico emergono novità. Secondo media mediorientali, l’ex presidente americano Donald Trump avrebbe firmato un ordine esecutivo a difesa del Qatar. Parallelamente, Hamas sta valutando la proposta americana in 20 punti: “Accettarla è un disastro, rifiutarla è un altro; ci sono scelte amare, ma il piano è di Netanyahu articolato da Trump”, dicono dal movimento islamista, che chiede modifiche sui punti relativi a disarmo, esilio della leadership e ritiro dell’esercito israeliano.
L’equilibrio resta fragile, mentre lo scontro in Medio Oriente continua a ripercuotersi sulle piazze e sulle agende politiche internazionali.