
Vittorio Sgarbi, il celebre critico d’arte e già sottosegretario alla Cultura, è pronto a raccontare la fase più difficile della sua vita. Seduto nel silenzio della sua casa nel cuore della Roma barocca, Sgarbi appare cambiato. Smagrito e con il volto segnato dalla sofferenza, non nasconde la sua delusione e il dolore per una serie di eventi che lo hanno travolto. «Sono caduto in depressione», afferma, spiegando che la causa principale è stata la sua uscita dal governo. Per lui è stata un’ingiustizia assoluta, un colpo che lo ha messo a terra. «Non avevo più voglia di vivere», confessa, aggiungendo che per un lungo periodo ha rifiutato il cibo. Un anoressia che gli ha tolto ogni desiderio, compreso quello di dedicarsi alle sue passioni, come l’arte e le donne.
Nonostante il momento difficile, Sgarbi non nasconde la sua consapevolezza della gravità della situazione. «Sono stato in pericolo di vita», racconta. La cura è stata lunga e dolorosa: tra farmaci e nutrizione forzata, il critico è riuscito a riprendersi lentamente. Durante quel periodo di sofferenza, è stato l’amore di Sabrina Colle a tenerlo ancorato alla vita. «Mi ha salvato», dice con sincerità. E ora, per onorare quel legame profondo, Sgarbi ha deciso di sposarla. «La sposo», annuncia con un sorriso. La cerimonia avverrà a Venezia, nella chiesa della Madonna dell’Orto, un luogo che ha sempre rappresentato per lui una grande fonte di ispirazione, grazie alla presenza dei capolavori di Tintoretto e Cima da Conegliano.
Accanto a lui, sempre presente, è stata anche sua sorella Elisabetta, che lo ha portato per mesi nei migliori ristoranti della Versilia, pur di fargli mangiare qualcosa. Ma, a differenza di chi gli è stato vicino, Sgarbi non ha esitato a esprimere il suo disappunto per il comportamento di sua figlia Evelina, che ha chiesto la sua interdizione. «Incomprensibile», dichiara, riferendosi alla decisione della figlia, che, secondo lui, non ha mai veramente compreso la sua situazione. Diversamente, la sua seconda figlia, Alba, lo ha difeso pubblicamente e ha mostrato una nobiltà che Sgarbi non manca di lodare. Il suo unico figlio maschio, Carlo, si è astenuto da qualsiasi intervento.

La politica, che in passato lo aveva reso uno dei protagonisti più discussi e ammirati della scena italiana, ha avuto un ruolo fondamentale nel tracollo di Sgarbi. La sua uscita dal governo è stata un momento doloroso e traumatico. «La politica dimentica», osserva con amarezza, ricordando che, nonostante alcune manifestazioni di solidarietà da parte di figure come Sabino Cassese e Pigi Battista, la maggior parte dei suoi colleghi politici non lo ha mai sostenuto. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il suo vecchio partito, Forza Italia, non gli hanno mai espresso vicinanza. La sconfitta alle elezioni europee, seppur grave, è solo una parte del puzzle che lo ha portato a una sofferenza ben più profonda: la fine della sua esperienza di governo.
Durante il suo ricovero, Sgarbi ha trovato conforto nell’arte, rifugiandosi nei quadri di Caravaggio e di Artemisia Gentileschi, di cui ha sempre apprezzato la forza e la capacità di resistere alla sofferenza. Proprio come lei, Sgarbi ha dovuto affrontare il dolore con una sorta di resistenza interiore. La sua passione per Piero della Francesca, uno degli artisti più significativi della storia, è più forte che mai. «I suoi quadri sono senza tempo», dice, rivelando quanto l’arte sia stata per lui un’ancora di salvezza.
Eppure, nonostante l’affetto ricevuto da tanti, tra cui gli intellettuali Massimo Cacciari, Luigi Manconi, e Alain Elkann, la solitudine di Sgarbi è stata palpabile. La visita del cardinale Angelo Bagnasco ha rappresentato per lui una parentesi di spiritualità, ma nonostante il conforto ricevuto, Sgarbi non ha mai creduto nell’aldilà. «Noi sopravviviamo nell’eco di ciò che abbiamo fatto», afferma convinto, citando Michelangelo come esempio di immortalità attraverso l’arte.
Il critico d’arte rivela anche che, nonostante il suo rifiuto di prendere parte alla politica attiva, ha comunque sostenuto Acquaroli nelle recenti elezioni nelle Marche, pur non affiliandosi ad alcun partito. Rimane, come sempre, un uomo di centrodestra, ma la sua attenzione ora è rivolta a un nuovo capitolo della sua vita, lontano dai riflettori della politica e più vicino alla sua vera passione: l’arte e la scrittura. «Mi piacerebbe tornare a fare teatro», confessa, «e a scrivere». Sgarbi, infatti, non vuole più vivere nel passato: il suo obiettivo ora è ricominciare a vivere. «Mi ero chiuso come un riccio», ammette, con la speranza di riaprirsi agli altri, di riacquistare quella voglia di vivere che ha momentaneamente perso.
In un momento così personale, l’ex sottosegretario si rivolge anche ai suoi ammiratori: «Vale per me quello che scrisse Gombrowicz nel suo “Ferdydurke”», dice, citando le parole dello scrittore polacco: «Se qualcuno di voi, Ferdydurkisti, risiede ancora tra i vivi, che non perda la speranza — poiché non sono morto». Una dichiarazione che segna la sua determinazione a non arrendersi mai, nonostante le difficoltà incontrate lungo il cammino.