
Un gesto che molti compiono ogni giorno senza pensarci due volte si è trasformato in una tragedia devastante. In Irlanda, una donna di 46 anni, madre di tre figli, ha perso la vita nella sua vasca da bagno dopo essere rimasta folgorata dal suo telefono in carica. Una routine serale come tante, che in pochi istanti si è trasformata in un incubo sotto gli occhi increduli del marito.
L’incidente, avvenuto lo scorso ottobre a Santry, nella contea di Dublino, è tornato alla ribalta in questi giorni grazie all’inchiesta ufficiale del coroner. Ann-Marie O’Gorman, descritta come una donna attiva e in buona salute, nonostante alcune patologie croniche, non aveva mai rinunciato alle sue abitudini di benessere. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un momento di relax sarebbe diventato fatale.
Un ritorno a casa e la scoperta shock
Quel giorno sembrava scorrere come tanti altri. Joe, il marito, aveva accompagnato la figlia più piccola, Megan, alla sua prima serata in discoteca. Poco prima delle otto aveva parlato brevemente al telefono con Ann-Marie, che sembrava già rilassata nella sua vasca. Ma al rientro, la scena che lo attendeva era agghiacciante: la moglie giaceva immobile, con il telefono e il cavo di ricarica immersi nell’acqua.
In un primo momento Joe ha creduto che stesse dormendo, ma subito ha capito la gravità della situazione vedendo il dispositivo galleggiare. Nel tentativo di soccorrerla ha ricevuto a sua volta una scossa elettrica, fortunatamente attutita dalle infradito che indossava. A quel punto ha chiesto alla figlia maggiore, Leah, di chiamare i soccorsi, notando segni di ustioni sul corpo della moglie.

Le indagini e la ricostruzione dell’incidente
Gli accertamenti forensi hanno confermato che la causa del decesso è stata l’elettrocuzione. La patologa Heidi Okkers ha rilevato bruciature sul petto, sul braccio sinistro e profonde lesioni alle dita della mano destra. Nessuna traccia di alcol, droghe o patologie scatenanti: la morte è stata provocata esclusivamente dalla scarica elettrica.
Secondo l’ingegnere Paul Collins, il telefono era caduto in acqua e, nel tentativo di recuperarlo, Ann-Marie aveva toccato il metallo del manico della doccia, chiudendo così il circuito elettrico. Una scarica di appena 2 ampere, tipica dei caricabatterie, è stata “più che sufficiente” a causare la morte.

Il dolore e l’appello del marito
Ancora sconvolto, Joe ha puntato il dito contro le aziende produttrici, accusandole di creare una “falsa illusione di sicurezza”. “Si sente parlare solo della resistenza all’acqua dei telefoni, ma nessuno avverte che questo può essere mortale”, ha dichiarato davanti al tribunale del coroner. Ha chiesto avvertenze chiare e ben visibili sulle confezioni dei dispositivi elettronici, ricordando anche altri casi simili avvenuti a Londra e negli Stati Uniti.
La speranza di Joe è che la tragedia di Ann-Marie possa servire da monito, evitando che altre famiglie vivano lo stesso dramma. Una routine apparentemente innocua, come usare il telefono in carica in un ambiente umido, può trasformarsi in una condanna irreversibile.

Un pericolo sottovalutato
Questa storia non è solo la cronaca di una tragedia familiare, ma anche un avvertimento per tutti. L’uso di dispositivi elettronici in ambienti umidi rappresenta un rischio reale e troppo spesso ignorato. La vicenda di Santry ci ricorda che basta un istante di distrazione per trasformare un momento di relax in un evento irreparabile.
Il dolore di una comunità intera si accompagna oggi a un messaggio chiaro: la sicurezza domestica passa anche da piccole abitudini quotidiane. E cambiare queste abitudini potrebbe salvare delle vite.