
Il 4 ottobre sarà nuovamente una Festa Nazionale in Italia, un provvedimento che, sebbene sia stato approvato in extremis prima della data, si applicherà pienamente a partire dal 2026. La notizia segna un momento di profondo valore simbolico per la nazione, ripristinando una celebrazione che mancava nel calendario festivo da circa cinquant’anni.
L’approvazione definitiva è giunta dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, che ha votato in sede deliberante il disegno di legge precedentemente licenziato dalla Camera. Questo passaggio finale, come sottolineato dal Presidente della Commissione Alberto Balboni, ha un significato particolare proprio per essere avvenuto a ridosso del 4 ottobre, evidenziando la volontà politica di riconoscere tempestivamente l’importanza di questa figura. Nonostante l’approvazione sia legge, l’effettiva applicazione è subordinata alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e agli iter burocratici, motivo per cui il primo giorno di festa nazionale si avrà tra due anni.
Un ritorno con radici profonde
Il ripristino della Festa Nazionale di San Francesco d’Assisi non è stato accolto semplicemente come l’aggiunta di un giorno non lavorativo al calendario. Al contrario, è stato celebrato come una scelta che tocca l’identità profonda e il patrimonio spirituale della nazione. Questa visione è stata espressa chiaramente da Elisabetta Gardini, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati e relatrice della proposta di legge.
Subito dopo l’approvazione alla Camera a settembre, Gardini aveva infatti evidenziato come questa mossa andasse oltre la mera calendarizzazione, radicandosi nel tessuto stesso dell’essere italiani. L’idea di fare di San Francesco un simbolo nazionale non è nuova, ma il consenso politico e l’accelerazione dell’iter legislativo hanno permesso di concretizzare questo desiderio, sottolineando il legame indissolubile tra la figura del Poverello d’Assisi e lo spirito italiano.
Il plauso del governo e l’unità bipartisan
La reintroduzione del 4 ottobre come festa nazionale è stata salutata con grande gioia e soddisfazione anche ai massimi livelli istituzionali. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso il suo convinto sostegno, ricordando che il Governo ha appoggiato con fermezza l’intero iter della proposta di legge. La premier ha inoltre specificato l’origine dell’iniziativa, riconoscendo che la proposta ha raccolto e fatto proprio l’appello lanciato un anno prima da Davide Rondoni, poeta e Presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni per l’ottavo centenario della morte del Poverello d’Assisi. Questo aneddoto non solo contestualizza l’origine dell’iniziativa ma ne rafforza anche il carattere culturale e commemorativo.
Un aspetto fondamentale messo in risalto dalla premier Meloni è il sostegno bipartisan e pressoché unanime che la proposta ha ricevuto in Parlamento. Questo ampio consenso è stato interpretato come un segnale importante dell’unità che la politica italiana riesce a ritrovare attorno a figure di altissimo valore identitario. San Francesco è, infatti, considerato una delle figure più rappresentative e distintive dell’identità nazionale, un Santo che è amato e in cui tutto il popolo italiano si riconosce, trascendendo le divisioni politiche e ideologiche.
Un’occasione per riscoprire l’identità nazionale
In conclusione, la reintroduzione della Festa Nazionale di San Francesco d’Assisi non è vista solo come una celebrazione religiosa o un tributo storico. Nelle parole della Presidente Meloni, la giornata del 4 ottobre sarà l’occasione per celebrare un uomo straordinario e, cosa ancor più importante, per ricordarci, ogni anno, chi siamo e cosa ci unisce nel profondo. Questa festa diventa, quindi, un momento di riflessione collettiva sull’identità e sui valori fondamentali che caratterizzano la nazione italiana, valori di cui San Francesco è un eterno e luminoso testimone. Il gesto legislativo, sebbene tardivo per l’immediata applicazione, sancisce in maniera definitiva il ruolo centrale del Santo Patrono d’Italia nel patrimonio morale e civile del Paese, assicurando che la sua eredità sia onorata e ricordata dalle future generazioni.