
Le prime ore del giorno di giovedì 2 ottobre sono state scosse da un appello carico di disperazione e urgenza. Dopo le drammatiche notizie riguardanti il blocco della Flotilla umanitaria diretta verso la Striscia di Gaza, una nota e amata voce del panorama musicale italiano è risuonata sui social, rotta dalle lacrime. Il grido, rivolto direttamente alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e all’intero Esecutivo, è stato per un’azione immediata: “Portate voi gli aiuti,” è stata la richiesta, spinta dalla consapevolezza che “la gente muore” e che il tempo a disposizione si stava esaurendo. Questa implorazione ha immediatamente innescato una reazione a catena nel mondo della cultura, sottolineando come la crisi di Gaza non sia più percepita come un evento lontano, ma come una ferita aperta che richiede una risposta etica e politica celere e decisa.
L’appello di Carmen Consoli
La cantautrice Carmen Consoli ha sottoscritto con forza l’appello lanciato dalla collega e amica Elisa, che in un toccante video su Instagram, diffuso nella giornata di giovedì 2 ottobre, ha chiesto al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e all’intero governo italiano di agire prontamente per portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Le parole della Consoli, pronunciate a Milano in Triennale durante la presentazione del suo nuovo album intitolato Amuri luci, non lasciano spazio a dubbi e riflettono un profondo senso di urgenza e responsabilità civica. La cantante siciliana si è spinta fino a dichiarare una volontà d’azione personale e diretta, quasi provocatoria, pur di sottolineare la gravità della situazione.
“Oggi prenderei la mia imbarcazione e raggiungerei Gaza,” ha affermato Carmen Consoli, aggiungendo subito un elemento di realismo pratico che rafforza la sua tesi. “Ci metterei tempo, perché non ho i mezzi del governo ma lo farei, convinta di avere il diritto di navigare in acque internazionali.” Questa immagine potente della navigazione solitaria verso la zona di conflitto simboleggia la determinazione di un individuo a superare l’inerzia istituzionale e a far valere un diritto fondamentale, quello di portare soccorso in aree di crisi, indipendentemente dalla dotazione di mezzi e poteri di cui dispone un’autorità statale. È un messaggio che va dritto al cuore dell’azione umanitaria e del diritto internazionale, richiamando implicitamente il concetto di libertà di navigazione e il dovere di assistenza.
L’urgenza e il sostegno a Elisa
La Consoli ha poi ripreso l’intervento della collega, amplificandone la richiesta con parole altrettanto veementi. “Come dice la mia grandissima amica Elisa, la cantante, sbrigatevi,” ha incalzato la cantautrice. L’urgenza della richiesta è motivata da una realtà drammatica: “perché è vero che la gente muore.” L’artista ha confessato di aver sentito un’impellente necessità di esprimersi su questo tema. “Avevo urgenza di dirlo, perché sono stata sveglia fino alle 4 stanotte a seguire le manifestazioni e mio figlio che ha 12 anni ieri ha partecipato a una di esse.” Questa partecipazione emotiva e familiare aggiunge uno strato di autenticità e di profonda preoccupazione personale alle sue parole, dimostrando che la crisi di Gaza non è solo una notizia lontana, ma un evento che tocca la sua sfera privata e quella della nuova generazione, rappresentata dal figlio dodicenne sceso in piazza.
Il risveglio della coscienza collettiva
Un punto chiave del suo discorso riguarda il risveglio dell’opinione pubblica e la fine dell’apatia. Carmen Consoli ha trascorso la notte a guardare la televisione e ha manifestato la sua profonda emozione per la “presa di coscienza” che sta attraversando la società. “È una bellissima notizia che non ci sia più indifferenza,” ha commentato, vedendo nelle mobilitazioni un segnale di vitalità democratica e di impegno etico. L’artista ha identificato nella conoscenza la molla che spinge le persone a scendere in piazza. Ha anche affrontato, con argomentazioni retoriche, le possibili critiche o strumentalizzazioni, facendo riferimento all’esempio della Flotilla. “Oggi è la conoscenza per cui stiamo scendendo in piazza, poi magari sbagliamo e la Flotilla è finanziata da Hamas, ma allora se parto con la mia barca sono finanziata da Hamas anche io?” Con questa domanda, la Consoli ha voluto separare l’atto puro di solidarietà e la volontà di soccorso dalla possibile propaganda politica. Il suo messaggio è che la conoscenza è l’unica arma contro la manipolazione: “La conoscenza ci aiuta a capire che è importante garantire sanità e cultura per tutti come popolo italiano, sennò diventiamo personaggi di Orwell che ripetono ciò che dice la televisione.” Il riferimento a George Orwell e al rischio di conformismo evidenzia la sua preoccupazione per un dibattito pubblico distorto e privo di pensiero critico.
La critica alla sinistra italiana
Infine, la cantautrice ha rivolto un’aspra critica al panorama della sinistra italiana, toccando un nervo scoperto della politica nazionale. Il suo disappunto riguarda la cronica incapacità della sinistra di unirsi su temi fondamentali. “Non capisco perché non riesca a unirsi su ciò che ha in comune, è una cosa che non mi dà pace,” ha dichiarato con un senso di profonda frustrazione. La Consoli ha espresso l’augurio che le diverse anime di questo schieramento politico possano “trovare una strada che accomuni tutti.” La sua percezione del dibattito politico attuale è estremamente negativa, descrivendolo come un “derby calcistico,” in cui l’obiettivo primario non è la ricerca di soluzioni condivise, ma la sopraffazione dell’avversario: “dove ha la meglio chi fa stare zitto l’altro.” La mancanza di un “dibattito politico” serio e costruttivo, a suo avviso, trasforma la scena pubblica in un “film dell’orrore dove si dice tutto e il contrario di tutto per avere consenso.” Questo giudizio severo chiude il suo intervento, legando la necessità di agire su Gaza alla necessità di ritrovare una serietà e un’unità di intenti all’interno delle forze politiche che dovrebbero essere naturalmente più sensibili alle tematiche umanitarie e sociali.