
Scoppia la polemica politica e si incendiano i social network dopo le parole pronunciate dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani durante la puntata di Porta a Porta, andata in onda mercoledì 1 ottobre. Intervistato da Bruno Vespa e dal giornalista Antonio Polito, il titolare della Farnesina ha affrontato il tema della Flottilla diretta verso Gaza e dell’intervento israeliano in mare aperto.
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“Abbiamo chiesto agli israeliani di non intercettarli in acque internazionali, quindi il più vicino possibile a Gaza”, ha affermato Tajani, dando il via a un botta e risposta destinato a sollevare un acceso dibattito. Alla domanda di Polito — “Ma perché non è avvenuto in acque internazionali?” — il ministro ha risposto: “Sì, credo che forse l’abbordaggio della Flotilla è avvenuto in acque internazionali, ma molto vicino alla zona dove c’è il blocco navale”.
È stato poi lo stesso Vespa a chiedere chiarimenti ulteriori: “Cioè, il blocco navale comincia in acque internazionali?”. “Sì”, ha replicato secco il ministro.
Il nodo della legalità del blocco
Il passaggio più controverso arriva subito dopo, quando Polito incalza: “Secondo il governo italiano il blocco navale è legale dal punto di vista del diritto internazionale?”.
La risposta di Tajani apre la frattura politica e mediatica: “Il dibattito su questo è infinito. Secondo me è una violazione del diritto, comunque quello che dice il diritto è importante ma fino a un certo punto, lì c’è un’area di guerra”.
Parole che hanno immediatamente fatto il giro del web e alimentato un’ondata di critiche. Dichiarare che “il diritto è importante ma fino a un certo punto” è stato letto da molti come un passo falso per chi ricopre un incarico istituzionale legato proprio alla diplomazia e al rispetto delle norme internazionali.
Il ministro ha poi aggiunto: “Israele non poteva permettere che qualcuno violasse il blocco navale, perché sarebbe stato un segno di debolezza tale che sarebbe stato utilizzato da Hamas. Però noi gli abbiamo detto di non intervenire in acque internazionali e di farli avvicinare il più possibile a Gaza, in modo che poi abbiano sempre tempo di cambiare idea, in modo che non sembri un’aggressione ma un’azione di polizia per evitare che venga sfondato il blocco navale”.

La reazione dei social network
Sui social, in particolare su X (ex Twitter), si è scatenata una valanga di commenti. Hashtag come #Tajani e #PortaAPorta sono rapidamente entrati tra le tendenze. Molti utenti hanno accusato il ministro di “minimizzare” il valore del diritto internazionale, altri hanno sottolineato la gravità di ammettere che un blocco navale possa cominciare “in acque internazionali”, punto che secondo diversi esperti costituirebbe una chiara violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
Diversi commentatori hanno ricordato che le acque internazionali non possono essere sottoposte al controllo esclusivo di un singolo Stato, e che eventuali misure di blocco devono essere giustificate da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU. La frase “il diritto è importante ma fino a un certo punto” è diventata in poche ore oggetto di meme, analisi e ironie, trasformandosi nel simbolo di una posizione percepita come ambigua.
Le critiche dell’opposizione
Anche l’opposizione politica non ha perso tempo. Da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sono arrivate note dure contro il ministro. In molti hanno chiesto chiarimenti in Parlamento, accusando Tajani di “giustificare violazioni del diritto internazionale” e di “legittimare comportamenti che mettono a rischio civili e operatori umanitari”.
Secondo fonti dem, “dichiarare che un blocco navale può iniziare in acque internazionali equivale a riscrivere le regole del diritto marittimo e a compromettere la credibilità dell’Italia sul piano diplomatico”.
Dal fronte governativo, invece, alcuni esponenti di Forza Italia hanno provato a ridimensionare la portata delle parole, sostenendo che Tajani stesse semplicemente descrivendo un contesto complesso e che l’obiettivo italiano resti “la tutela della sicurezza e la ricerca di una soluzione politica al conflitto”.
“Quello che dice il diritto è importante fino ad un certo punto”
— Mago Berlino (@MagoBerlino2) October 1, 2025
Antonio Tajani, 1 ottobre 2025
Vicepresidente del consiglio dei ministri, ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale
pic.twitter.com/jSPImstV8n
Le implicazioni diplomatiche
Sul piano internazionale, le parole del ministro potrebbero avere ricadute non irrilevanti. Fonti diplomatiche, pur senza entrare nel merito, ricordano che l’Italia si è sempre schierata a favore del rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell’ONU. Ammettere pubblicamente che un blocco navale possa essere considerato legittimo “fino a un certo punto”, anche se in violazione di norme condivise, rischia di apparire come un’ammissione di relativismo giuridico.
Gli analisti sottolineano come questo tipo di dichiarazioni possano complicare il ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione Europea e nei tavoli diplomatici sul Medio Oriente. In un contesto già carico di tensioni, ogni parola pronunciata da un ministro degli Esteri viene interpretata come indicativa della posizione ufficiale del Paese.
Un caso destinato a far discutere
Il caso Tajani non sembra destinato a spegnersi in fretta. Nelle ore successive alla trasmissione, il video del confronto è stato rilanciato da diverse testate e condiviso migliaia di volte. Tra gli esperti di politica estera e diritto marittimo si è aperto un vero e proprio dibattito sul significato delle parole del ministro e sulle loro conseguenze.
Per ora, dalla Farnesina non sono arrivate precisazioni ufficiali. Ma è probabile che la vicenda venga affrontata nelle prossime ore con una nota o un intervento pubblico per chiarire la posizione del governo.
Quel che è certo è che la frase di Tajani — “il diritto è importante ma fino a un certo punto” — resterà impressa come una delle più discusse dell’autunno politico, simbolo di un equilibrio fragile tra realpolitik e principi del diritto internazionale.