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Garlasco, cosa c’è scritto nel secondo pizzino trovato a casa Sempio: la rivelazione dell’avvocato Lovati

Pubblicato: 02/10/2025 12:38
Garlasco pizzino casa Sempio

Quando un fascicolo giudiziario si intreccia con anni di indagini parallele e figure istituzionali di rilievo, il confine tra chiarezza e sospetto diventa sottile. Sono giorni intensi per la Procura di Brescia, impegnata a fare luce su una vicenda che coinvolge l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, e l’indagato Andrea Sempio, già al centro di un’indagine penale per omicidio in concorso. Tra perquisizioni, sequestri e pizzini criptici, la complessità del caso rischia di confondere l’opinione pubblica, lasciando spazio a dubbi e interpretazioni contrastanti.
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Il filo che lega le ultime novità alle vicende precedenti è sottile, ma significativo: documenti manoscritti, cifre e nomi, appunti lasciati in luoghi domestici, diventano indizi potenzialmente decisivi. Tuttavia, ciò che per gli inquirenti può sembrare un chiaro segnale di corruzione, per i difensori può rappresentare semplici note contabili relative a compensi legali.

Il ruolo di Mario Venditti e le accuse di corruzione

Al centro dell’attenzione c’è l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, iscritto nel registro degli indagati per presunta corruzione in atti giudiziari. Le indagini nei suoi confronti sono iniziate dopo il ritrovamento, il 14 maggio, di un pizzino a casa dei genitori di Andrea Sempio, con scritto: “Venditti gip archivia x 20. 30. euro”.

Secondo gli inquirenti, questa nota sarebbe sufficiente per ipotizzare che Venditti abbia ricevuto una somma di denaro tra 20 e 30mila euro per favorire Sempio nell’ambito di un procedimento penale che lo vedeva co-titolare come procuratore aggiunto della Repubblica. Da qui sono scattate ulteriori perquisizioni, tra cui quelle del 26 settembre nelle abitazioni dei genitori di Sempio, degli zii, di Venditti e di alcuni appartenenti alla polizia giudiziaria che avevano gestito le indagini nel 2016-2017.

Il secondo pizzino e le spiegazioni della difesa

Durante le ultime perquisizioni, gli inquirenti hanno trovato un secondo pizzino, sequestrato insieme a un hard disk e diversi telefoni, tra cui un dispositivo nuovo. Sul documento, secondo quanto riportato dall’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, compaiono cifre come 800 euro, 1.500 euro e 3.000 euro, accompagnate dai nomi di Lovati stesso e di Garofano, l’ex consulente del caso, sostituito il primo ottobre dal professore Armando Palmegiani.

Lovati ha chiarito che le cifre sui pizzini sarebbero relative ai compensi degli avvocati, rateizzati, e non a somme corrispondenti a una corruzione. «Sul pizzino del 14 maggio – spiega l’avvocato – si legge solo 20-30, non 20mila o 30mila. Non si capisce nulla da questa indagine. Sappiamo solo che questi due pizzini sono stati scritti dal padre di Andrea Sempio».

Le domande ancora aperte

Le indagini della Procura di Brescia devono ancora chiarire diversi punti cruciali. Le cifre sul secondo pizzino corrispondono effettivamente alle rate della parcella dei legali? I 43mila euro, indicati come bonifico dai parenti al padre di Sempio, sono stati effettivamente utilizzati per pagare gli avvocati Lovati e Garofano? Queste domande restano al centro del lavoro investigativo, e la risposta determinerà la direzione futura dell’indagine.

Al momento, certo è che il caso ha scosso la famiglia Sempio, che si dichiara preoccupata per la perquisizione, definita dall’avvocato Lovati una sorta di “caccia alle streghe”. La tensione è alta, e ogni sviluppo sarà seguito da vicino, sia dagli organi di stampa sia dalla comunità giuridica, per capire se ci siano fondamenti concreti per l’ipotesi accusatoria o se si tratti di un equivoco legato a note contabili mal interpretate.

Verso chiarimenti e sviluppi futuri

La vicenda giudiziaria resta complessa e delicata, con un intreccio di indagini parallele, perquisizioni e accuse pesanti che coinvolgono figure di rilievo nel panorama legale italiano. Nei prossimi giorni, gli investigatori dovranno fare luce sui pizzini sequestrati, sui bonifici e sulle eventuali connessioni tra di essi, chiarendo definitivamente la natura dei presunti pagamenti e la responsabilità di Mario Venditti.

La vicenda Sempio continua dunque a generare dibattito e attenzione mediatica, rappresentando un caso emblematico di come documenti apparentemente banali possano trasformarsi in prove delicate in un contesto giudiziario complesso. La comunità legale e l’opinione pubblica attendono sviluppi, con la consapevolezza che il chiarimento definitivo potrebbe richiedere tempo e ulteriori approfondimenti.

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