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Manovra 2025: governo pronto a tagliare le tasse al ceto medio e aumentare la sanità

Pubblicato: 02/10/2025 16:14

Il Governo italiano è intensamente impegnato nelle fasi finali di definizione della prossima manovra di bilancio, con l’obiettivo di delineare le misure chiave in vista del Consiglio dei Ministri (CdM) convocato per la sera stessa. Questa riunione cruciale è chiamata ad approvare il Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP), un testo contabile fondamentale che anticipa la Legge di Bilancio e che fornirà le linee guida e i principi direttivi della manovra. Le trattative e le limature sono serrate, con l’esecutivo che sta cercando di ottimizzare l’uso delle risorse disponibili, stimate al momento in circa 8 miliardi di euro da destinare alle misure più urgenti e caratterizzanti.

L’entità complessiva della prossima manovra si prevede possa superare leggermente i 30 miliardi di euro, un ammontare significativo che dovrà bilanciare esigenze di crescita, sostegno sociale e rigore nei conti pubblici. Tra le priorità in discussione emergono misure per la famiglia, un potenziale alleggerimento fiscale per il ceto medio, l’ipotesi di una detassazione degli straordinari, e il rinnovo di agevolazioni per le imprese. Un altro elemento centrale è la proiezione sui principali indicatori macroeconomici, in particolare la stima di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) e l’obiettivo di riduzione del rapporto deficit/PIL.

Prospettive economiche e rigore nei conti pubblici

Le previsioni macroeconomiche che il Governo si appresta a presentare nel DPFP riflettono un approccio che viene definito come prudente, in linea con la filosofia più volte espressa dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a fronte di un contesto globale caratterizzato da elevata incertezza. Le stime di crescita del PIL che dovrebbero essere proposte indicano un incremento del +0,5% per il 2025 e un leggermente superiore +0,7% per il 2026.

Queste cifre, pur non essendo particolarmente audaci, mirano a garantire una traiettoria di sviluppo sostenibile. Un elemento di grande rilevanza politica ed economica è l’indicazione attesa di un rapporto deficit/PIL che scenda sotto la soglia del 3% già a partire dal 2025. Il raggiungimento di questo obiettivo sarebbe fondamentale, poiché consentirebbe all’Italia di rafforzare il dialogo con l’Unione Europea (UE), aprendo la strada a una possibile uscita anticipata dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo che era stata avviata lo scorso anno. Diverse fonti vicine al dossier confermano l’importanza di questo segnale di disciplina fiscale e di responsabilità sui conti pubblici.

Il pacchetto famiglia: sostegno e revisione dell’Isee

Il sostegno alle famiglie rappresenta uno dei pilastri della manovra, con il Governo al lavoro su un pacchetto di misure che dovrebbe essere finalizzato a breve. Tra le ipotesi concrete figura l’introduzione di un bonus libri mirato alle fasce di reddito più basse, un modello già sperimentato con successo in regioni come il Veneto e la Lombardia. L’esecutivo sta inoltre spingendo per l’adozione di misure che implementino un sistema basato sul quoziente familiare per il calcolo delle detrazioni e degli aiuti, con l’obiettivo di tenere maggiormente conto del numero dei figli e della composizione del nucleo.

Parallelamente, prosegue il lavoro tecnico per una possibile revisione dei criteri di calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE). Tuttavia, questa complessa revisione, data la sua natura tecnica e sistemica, non dovrebbe essere inclusa nella manovra ma essere oggetto di un provvedimento legislativo specifico e dedicato. Un altro fronte di intervento nel pacchetto famiglia riguarda il rafforzamento della previdenza destinata alle persone in condizione di non autosufficienza, un tema di grande impatto sociale che richiede risorse e attenzione specifiche.

Obiettivo ceto medio: taglio del fisco e detassazione

Una delle misure di maggior impatto politico ed economico è il piano per un taglio del carico fiscale a favore del ceto medio. L’intenzione dichiarata del Governo è di agire sull’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF), prevedendo l’abbattimento dell’aliquota dal 35% al 33% per i redditi che si collocano fino alla soglia di 50.000 euro. Si stima che questa singola misura richiederebbe risorse pari a circa 3 miliardi di euro. Estendere il beneficio fino ai redditi di 60.000 euro comporterebbe un fabbisogno aggiuntivo di altri 2 miliardi.

Un altro intervento di rilievo è la detassazione degli straordinari, una misura che mira a incrementare il reddito disponibile dei lavoratori e che potrebbe potenzialmente coinvolgere una vasta platea, stimata fino a 20 milioni di persone. Tuttavia, la sua inclusione nel testo iniziale della manovra è ancora incerta. Fonti vicine al dossier suggeriscono che, a causa delle risorse limitate, la detassazione degli straordinari potrebbe inizialmente rimanere fuori dal testo per essere poi inserita successivamente attraverso un emendamento in Aula, solo dopo un’attenta e positiva verifica delle coperture finanziarie.

Spesa pubblica: sanità, difesa e ires premiale

Sul fronte della spesa pubblica, il Governo è impegnato in un dialogo interno per bilanciare le esigenze dei diversi settori. Un capitolo di spesa particolarmente dibattuto è quello della Sanità. Nonostante le forti pressioni dell’opposizione, che chiede di evitare tagli e di incrementare le risorse, l’ipotesi attualmente sul tavolo è un aumento di spesa di 2 miliardi di euro. Questo incremento è visto come un passo necessario per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale.

Per quanto riguarda la Difesa, l’incremento di spesa si prospetta più contenuto rispetto alle attese iniziali, attestandosi intorno ai 500 milioni di euro. Tale aumento si inserisce nel più ampio percorso deciso in sede NATO per avvicinare l’Italia al target di spesa del 2% del PIL destinato al comparto. Per sostenere il mondo delle imprese, è prevista la probabile proroga per un altro anno dell’IRES premiale. Questa misura, fortemente sostenuta da Forza Italia, prevede la riduzione dell’imposta sul reddito delle società dal 24% al 20% per quelle aziende che scelgono di non distribuire gli utili ma di reinvestirne una parte in crescita aziendale e nuove assunzioni.

Rottamazione ‘light’, banche e concordato preventivo

La Lega continua a esercitare pressioni per l’inclusione di una forma di pace fiscale nella manovra. La soluzione verso cui si starebbe orientando la maggioranza è una rottamazione ‘light’ o ridotta rispetto al disegno di legge attualmente in discussione al Senato. La principale differenza consisterebbe in un numero inferiore di rate, 96 invece delle 120 originariamente previste, e un perimetro temporale ristretto, limitato a un periodo di 8 anni invece di 10. Prosegue anche il confronto interno sull’opportunità di richiedere un contributo finanziario al settore bancario, seguendo l’esempio dell’anticipo sulle imposte differite (DTA) dello scorso anno. Si starebbe valutando l’introduzione di un contributo di solidarietà stimato in circa 3 miliardi di euro, oppure un aumento dell’IRES per gli istituti di credito.

Per definire la questione, è previsto un incontro tra il Governo e i rappresentanti degli istituti di credito già nella prossima settimana. Infine, alcune risorse aggiuntive potrebbero giungere dai proventi del concordato preventivo biennale, nonostante le adesioni alla misura non siano state così massicce come sperato. La recente chiusura della nuova finestra di adesione ha portato a una partecipazione stimata attorno al 10% della platea potenziale. Sebbene l’esatto ammontare delle entrate sia ancora da calcolare con precisione, il Vice Ministro dell’Economia, Maurizio Leo, si è detto fiducioso, sottolineando che sommando le adesioni di quest’anno e dell’anno precedente si ottiene “un numero consistente di soggetti che sono usciti dalla zona d’ombra per entrare in un’area di affidabilità”, nonostante le opposizioni critichino la misura definendola un “altro flop”.

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