
La sera è calata sul Mediterraneo quando la marina israeliana ha ordinato l’alt alla Flotilla. Alle otto in punto, dal silenzio del mare, è arrivata la voce di una militare: “State entrando in una zona di combattimento. Cambiate rotta”. Poco dopo, il buio si è riempito di gommoni e scafi da guerra che hanno accerchiato le imbarcazioni dirette verso Gaza. Le 44 barche cariche di viveri non hanno deviato la rotta, pur sapendo che non sarebbero mai arrivate a destinazione. Giubbotti di salvataggio indossati, musica ad alto volume, le mani alzate pronte a mostrare i tatuaggi con i numeri di telefono degli avvocati: così gli attivisti hanno atteso l’abbordaggio.
La prima a essere presa di mira è stata Alma, l’ammiraglia della spedizione, con a bordo Greta Thunberg, l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau e l’italiano Tony La Piccirilla. I militari hanno bloccato la barca in pochi istanti, senza sparare ma con la forza delle manovre d’urto. Gli attivisti hanno consegnato i documenti senza opporre resistenza, mentre dalla radio delle altre imbarcazioni rimbalzava la frase “Alma è stata intercettata”.
Le manovre israeliane e la resa della Flotilla
L’operazione è stata condotta da circa 15 navi israeliane, con corvette e motovedette che hanno circondato la carovana. Contro gli attivisti sono stati usati idranti e bombe stordenti, granate che accecano e assordano per pochi secondi. “Siamo una missione di pace” hanno gridato i partecipanti, mentre dagli altoparlanti militari ripetevano “Siete in una zona di guerra”. Nessuna reazione violenta, solo le bandiere palestinesi e della pace mosse dal vento. Molti telefoni cellulari erano già stati gettati in mare per evitare che venissero usati come strumenti di indagine, ma in tasca restavano i passaporti, come richiesto dai governi nelle ore precedenti.
A bordo delle 46 barche c’erano 530 attivisti provenienti da 44 Paesi diversi, tra cui 46 italiani. Presenti anche quattro parlamentari: Arturo Scotto e Annalisa Corrado del Pd, Benedetta Scuderi di Avs e Marco Croatti del Movimento 5 Stelle, oltre al consigliere regionale lombardo Paolo Romano. Il piano israeliano prevede espulsioni rapide senza processi speciali, con i costi dei voli a carico dei rispettivi Stati e non di Israele.
La posizione del governo italiano e le reazioni
Il governo italiano era stato informato delle tempistiche dell’operazione, prevista tra le 19 e le 20. Due navi della Marina italiana si erano fermate a dieci miglia dal punto critico, pronte a intervenire solo in caso di incidenti. A Copenaghen la premier Giorgia Meloni ha definito la Flotilla “irresponsabile”, sostenendo che “aiutare la Palestina non è la loro priorità”. In parallelo anche la Turchia aveva schierato una fregata e tre corvette, temendo un nuovo episodio simile a quello del 2010, quando la Freedom Flotilla fu fermata nel sangue.
Le imbarcazioni sequestrate sono state portate verso il porto di Ashdod, nonostante lanci di razzi rivendicati da Hamas e intercettati dall’esercito israeliano. “Greta e i suoi amici sono sani e salvi” ha comunicato il ministero degli Esteri italiano, diffondendo l’immagine della consegna dei suoi effetti personali da parte di un soldato. Una delle barche, la Florida, è stata speronata, ma senza feriti.
La Flotilla, almeno in mare, sembra finita qui. Ma le manifestazioni esplose nelle piazze europee raccontano che la sua vicenda, più che conclusa, è appena iniziata.