
Il governo italiano ha scelto la linea dura sul caso della Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria fermata dall’esercito israeliano mentre tentava di avvicinarsi alla Striscia di Gaza. Gli italiani arrestati non riceveranno rimpatrio gratuito: i voli saranno a carico loro. Lo Stato garantirà assistenza consolare, ma non coprirà le spese logistiche del rientro.
Fonti vicine all’esecutivo assicurano che non si tratta di una punizione politica, né di una “vendetta”, ma di una scelta coerente con il profilo dell’operazione. All’interno della maggioranza di governo, infatti, ci sarebbero dubbi sull’iniziativa della Flotilla, considerata da alcuni ambigua e potenzialmente legata – direttamente o indirettamente – a gruppi come Hamas.
Nei giorni scorsi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha discusso la questione con i ministri Antonio Tajani (Esteri) e Guido Crosetto (Difesa). Secondo fonti riportate da La Repubblica e La Stampa, la premier avrebbe seguito in tempo reale dal suo smartphone i movimenti delle imbarcazioni, fino all’intervento delle forze speciali israeliane.

Il governo italiano è in costante contatto con l’ambasciata a Tel Aviv, che ha attivato un programma completo di assistenza consolare per tutti i connazionali coinvolti. Per quanto riguarda i rientri, si valuta una data per i rimpatri volontari a partire da venerdì 3 ottobre, mentre da domenica 5 potrebbero iniziare i rimpatri forzati.
Secondo quanto riferisce la Farnesina, gli attivisti italiani fermati in Israele avranno due opzioni: accettare l’espulsione volontaria immediata, che permetterebbe di lasciare il paese in tempi rapidi, oppure rifiutare e restare in detenzione, attendendo un provvedimento di respingimento giudiziario, che richiede generalmente 48-72 ore.
Il ministro Antonio Tajani, intervistato a Porta a Porta, ha chiarito ulteriormente: “Tutti dovranno attendere due-tre giorni, perché con la ricorrenza dello Yom Kippur, fino a domani sera, nessuna pratica potrà essere evasa”. Nel frattempo, gli attivisti resteranno probabilmente in un centro di detenzione nel porto di Ashdod.

Le modalità dell’intercettazione della Flotilla hanno sollevato ulteriori polemiche. Secondo indiscrezioni, sono stati impiegati 600 agenti israeliani, granate lanciate da droni e sono state concesse esenzioni religiose speciali per consentire l’operazione in pieno Yom Kippur, una delle festività più sacre dell’ebraismo.
Nel frattempo, sui social e tra le opposizioni cresce il dibattito: da una parte chi chiede maggiore protezione per i connazionali coinvolti in una missione umanitaria, dall’altra chi sostiene che partecipare a iniziative così delicate comporta anche delle responsabilità personali, specialmente se si violano le indicazioni delle autorità italiane.
La decisione del governo Meloni segna una linea chiara e potrebbe rappresentare un precedente per future crisi internazionali. Nessun rimborso statale per chi si espone volontariamente in azioni politicamente controverse. Ma la questione resta aperta: quale deve essere il limite dell’intervento pubblico quando sono in gioco cittadini italiani all’estero?