
Il messaggio è chiaro, calibrato per scuotere tanto l’opinione pubblica interna quanto le cancellerie straniere: Vladimir Putin ha avvertito che “Tutto sta cambiando molto velocemente” e che occorre essere “Pronti a tutto”. Lo ha fatto dal Club Valdai, la vetrina annuale dove il Cremlino elabora e diffonde la propria visione strategica, rilanciando la tesi di un mondo multipolare come conseguenza inevitabile dei tentativi dell’Occidente di mantenere la propria egemonia globale. Un discorso che si inserisce in un momento di particolare tensione, con l’Europa che si interroga sulle sue vulnerabilità di fronte alla guerra ibrida e alla minaccia crescente dei droni.
Botta e risposta tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro. Il presidente ucraino ribadisce la necessità che l’Europa risponda alla Russia e ai suoi droni che “si sono spinti troppo oltre”. Il leader del Cremlino ha invece affermato che la risposta alla “militarizzazione del Vecchio Continente sarà convincente” che “tutti i Paesi della Nato sono in guerra con noi”.
La dichiarazione sulle centrali nucleari come possibile obiettivo
Allarmante anche la dichiarazione fatta dal Presidente sulle centrali elettrice e nucleari ucraine: “Loro (le autorità ucraine) hanno ancora centrali elettriche in funzione, centrali nucleari dalla loro parte. Cosa ci impedirebbe di reagire? Lasciamo che ci pensino”, ha dichiarato durante il Club Valdai.
L’Europa tra deterrenza e difesa dei cieli
Mentre Mosca insiste sulla narrazione di una Russia assediata che reagisce ai piani occidentali, le capitali europee discutono di difesa comune e deterrenza. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi di incursioni e di sorvoli sospetti, letti come segnali di pressione sotto la soglia di guerra convenzionale. L’idea di un “muro di droni” lungo i confini orientali è ormai al centro del dibattito, insieme al rafforzamento delle sanzioni e all’uso delle risorse economiche congelate a Mosca per sostenere Kiev.
La sensazione è che l’Europa non possa più limitarsi a un sostegno indiretto, ma debba attrezzarsi come soggetto strategico. Il linguaggio dei governi si sta spostando: si parla di “Guerra ibrida in corso”, di necessità di accelerare sugli investimenti militari, di difese aeree e cyber. Un cambio di paradigma che Putin osserva e sfrutta, alimentando la narrativa dello scontro inevitabile tra un Occidente decadente e un Oriente in ascesa.
Mosca tra guerra lunga e nuove alleanze
La linea del Cremlino punta su una guerra di logoramento. Mosca sa di poter contare su filiere parallele di approvvigionamento e su alleanze che scavalcano il perimetro delle sanzioni. La Corea del Nord, la Cina e altre potenze regionali hanno già fornito margini vitali alla macchina bellica russa, sia sul piano delle munizioni che su quello tecnologico. Al Valdai, Putin ha rivendicato la solidità di questi legami, presentandoli come la prova di un sistema multipolare che prende forma contro ogni tentativo di isolamento.
In parallelo, la Russia cerca di trasformare ogni crisi regionale in un vantaggio strategico. Dal Mediterraneo orientale alla frontiera baltica, ogni tensione che logora l’unità europea o distrae le risorse occidentali diventa utile a Mosca. È in questa logica che va letto l’avvertimento: essere “Pronti a tutto” significa mantenere alta la pressione militare in Ucraina, sperimentare nuove forme di guerra ibrida e sfruttare le fratture politiche e sociali all’interno dell’Occidente.
Ucraina, una guerra di logoramento che si espande
Lo scenario ucraino resta il cuore del conflitto. A più di tre anni dall’invasione, il fronte è segnato da stallo militare e da un lento logoramento delle risorse. La Russia continua a colpire le infrastrutture energetiche e i centri urbani con missili e droni kamikaze, cercando di piegare la resistenza interna e di condizionare l’opinione pubblica europea. Kiev, da parte sua, punta sulla difesa aerea fornita dall’Occidente e sull’arrivo di nuove forniture militari, che tuttavia procedono a rilento.
Sul piano politico, il presidente Volodymyr Zelensky insiste perché l’Europa non perda slancio e non lasci spazio a compromessi che consoliderebbero le conquiste territoriali russe. Mosca, invece, scommette sulla stanchezza occidentale e sulla frammentazione degli alleati: i segnali di divisione all’interno dell’Unione e della NATO vengono interpretati come un’opportunità per forzare i negoziati su basi più favorevoli.
L’avvertimento di Putin, dunque, non riguarda solo la dimensione globale ma ha un obiettivo immediato: ricordare che la guerra in Ucraina non è destinata a chiudersi presto, che il conflitto si allargherà a nuove forme di pressione e che la Russia intende restare al centro della scena. Per l’Europa, la sfida è duplice: sostenere Kiev senza esitazioni e costruire al tempo stesso una strategia autonoma di difesa che trasformi l’unità politica in capacità concreta di deterrenza.