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Tusk scuote l’Europa: “Illusione dire che non siamo in guerra. Lo siamo”

Pubblicato: 02/10/2025 12:18

Il discorso pronunciato dal premier polacco Donald Tusk in occasione della plenaria della Comunità Politica Europea (EPC) ha rappresentato un fermo richiamo alla realtà geopolitica che l’Europa sta vivendo. La sua dichiarazione iniziale, “Per prima cosa dobbiamo combattere le illusioni e la prima è che non siamo in guerra. Lo siamo. Ma è un nuovo tipo di guerra, molto complessa”, squarcia il velo su una percepita e pericolosa negazione collettiva all’interno del continente.

Tusk ha insistito sul fatto che l’Europa non può più permettersi di crogiolarsi nella convinzione di una pace ininterrotta, perché la natura stessa del conflitto è mutata, rendendolo omnipresente e multifattoriale. Questa non è la guerra convenzionale del passato, ma un conflitto ibrido che si manifesta attraverso strumenti che vanno ben oltre le tradizionali linee del fronte.

L’emergere della guerra ibrida e asimmetrica

Il premier Tusk ha fornito esempi concreti per illustrare la natura complessa e multiforme di questa nuova guerra. Non si tratta solo di combattimenti sul campo in Ucraina, ma di una serie coordinata di azioni destabilizzanti che colpiscono direttamente i paesi europei. Ha citato esplicitamente l’uso di droni per la ricognizione o per attacchi, le ripetute violazioni dello spazio aereo da parte di potenze ostili e, in modo particolarmente incisivo, la strumentalizzazione dei migranti da parte della Bielorussia.

Quest’ultimo punto evidenzia come la guerra moderna utilizzi le sofferenze umane come arma geopolitica, trasformando le frontiere orientali dell’Europa in un teatro di pressione e caos calcolato. Questi episodi non sono incidenti isolati, ma segnali inequivocabili di un’aggressione in corso, mirata a minare la stabilità interna e la coesione dell’Unione Europea e dei suoi alleati. La guerra ibrida, per sua definizione, non rispetta le convenzioni, mescolando tattiche militari, disinformazione, attacchi informatici e pressione economica e migratoria per raggiungere obiettivi politici.

Il destino europeo legato all’Ucraina

Il cuore emotivo e strategico del messaggio di Tusk risiede nella sua ferma associazione tra la lotta dell’Ucraina e la sicurezza dell’intero continente. La sua affermazione, “Ed è la nostra guerra e se l’Ucraina perde sarà anche l nostra sconfitta“, è un monito drammatico contro qualsiasi forma di disimpegno o stanchezza di fronte al conflitto. Per il premier polacco, il destino dell’Ucraina non è una questione periferica o puramente altruistica; è, al contrario, direttamente intrecciato con la stabilità e la sovranità di tutti i paesi membri dell’EPC.

Una vittoria di Mosca sull’Ucraina non solo ristabilirebbe un precedente pericoloso di aggressione territoriale in Europa, ma proietterebbe anche la minaccia russa direttamente sui confini di molti altri stati, inclusa la Polonia, rendendo il costo di una successiva difesa enormemente più alto. L’Ucraina, in questa visione, è la linea del fronte cruciale per la difesa della democrazia e dell’ordine internazionale basato sulle regole.

Sfatare il mito dell’invincibilità e la trappola mentale di Putin

Tusk ha dedicato una parte significativa del suo intervento a smontare la narrativa diffusa, principalmente attraverso la propaganda di Putin, secondo cui l’Europa e l’Ucraina sarebbero condannate alla sconfitta. “La propaganda di Putin lavorare per farci credere che non possiamo vincere ma è una assurdità: l’unico vantaggio che hanno è la mentalità”, ha dichiarato con forza. Questo passaggio è cruciale perché sposta il focus dalla mera superiorità materiale o numerica a un piano psicologico e cognitivo. La strategia del Cremlino, secondo Tusk, mira a instillare il fatalismo, la divisione e la rassegnazione nelle menti degli europei. L’idea che resistere sia inutile, o che la Russia sia inevitabilmente destinata a prevalere, è l’arma psicologica più potente utilizzata. Tusk definisce questa narrazione una “assurdità“, insistendo sul fatto che l’unico, vero vantaggio di Mosca risiede nella coerenza e nella risolutezza che sono riuscite a mantenere (la “mentalità”), mentre l’Europa rischia di soccombere alla propria frammentazione e alla mancanza di volontà politica a lungo termine. Il messaggio è chiaro: la guerra si vince innanzitutto nella mente, con la fede incrollabile nella propria causa e nella capacità di superare le sfide poste da questa nuova e complessa tipologia di conflitto.

La necessità di una risposta unitaria e di lunga durata

In sintesi, il discorso di Donald Tusk è un appello urgente all’unità, alla lucidità strategica e all’azione risoluta. Chiedere di combattere l’illusione della pace significa esortare i leader europei a riconoscere appieno la gravità e la portata della minaccia ibrida. La difesa dell’Ucraina non è un atto di carità, ma un investimento diretto nella sicurezza e nel futuro dell’Europa. Per contrastare l’unico vero vantaggio del Cremlino – la sua ferrea mentalità – è fondamentale che l’Occidente risponda con una strategia di lungo periodo, che non si limiti alla sola fornitura di armi, ma che includa anche la resistenza alla disinformazione e una volontà politica inflessibile di sostenere Kiev fino alla vittoria. La posta in gioco è la stessa identità e sicurezza dell’Europa.

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