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È morta a 97 anni la “madre coraggio” di Plaza de Mayo: la sua storia fa tremare il cuore

Pubblicato: 03/10/2025 19:40

Con profondo dolore e rispetto, la comunità internazionale e, in particolare, quella italo-argentina, piange la scomparsa di Vera Vigevani Jarach, figura emblematica di resilienza, memoria e lotta per la giustizia. Giornalista e scrittrice, Vera è morta all’età di 97 anni, lasciando un’eredità indelebile come Madre di Plaza de Mayo. La notizia della sua dipartita è stata diffusa dalle ‘Abuelas de Plaza de Mayo’ (Nonne di Plaza de Mayo) attraverso un toccante post su Facebook, nel quale si celebra la sua vita dedicata alla difesa dei diritti umani e al combattimento dell’oblio.

Una vita segnata da due genocidi

La vita di Vera Vigevani Jarach, nata a Milano il 5 marzo 1928, è stata tragicamente segnata dalla violenza e dalla perdita in due contesti storici tra i più bui del Novecento. Come hanno ricordato le ‘Abuelas’, Vera è stata testimone di due genocidi. La prima ferita risale agli orrori del nazismo, da cui lei stessa riuscì a fuggire, ma che le portò via la nonna, assassinata nel campo di sterminio di Auschwitz. Questa esperienza di esilio e lutto avrebbe potuto spezzare chiunque, ma per Vera divenne il primo seme della sua instancabile battaglia contro l’intolleranza e l’odio. Anni dopo, la storia si è ripetuta in maniera straziante in Argentina, la sua nuova patria. Durante l’ultima dittatura militare (1976-1983), sua figlia, Franca, divenne una delle innumerevoli vittime del genocidio perpetrato dal regime, rientrando nella tragica lista dei “desaparecidos”. Questa seconda, insopportabile perdita non la annientò, ma la spinse a unirsi al coraggioso movimento delle Madri di Plaza de Mayo.

L’impegno instancabile per la memoria, la verità e la giustizia

Da quel momento, la vita di Vera è stata interamente dedicata alla ricerca della Verità e della Giustizia per la figlia e per tutte le altre vittime della dittatura. Vera era profondamente consapevole che l’umanità è condannata a ripetere le tragedie più orribili se non è in grado di ricordare e di onorare la memoria dei caduti. Per questo, la sua lotta non fu solo una presenza fisica nelle piazze, ma divenne una missione intellettuale e morale condotta attraverso le parole, i racconti e una partecipazione attiva e costante nella società civile. Giornalista e scrittrice, usò la sua professione come arma per rompere il muro del silenzio e dell’oblio che i regimi totalitari cercano di imporre. Il suo obiettivo primario era quello di garantire che gli orrori subiti non venissero mai dimenticati.

Il “Mai più il silenzio” e l’amore per i giovani

Un elemento cruciale della filosofia di Vera era la sua profonda convinzione che il futuro della Memoria risiedesse nelle nuove generazioni. Amava conversare con i giovani, con la certezza che solo attraverso la loro consapevolezza e il loro impegno si potesse impedire la ripetizione delle atrocità del passato. Per Vera, il “Mai più” (il grido contro la dittatura e le violenze) non era sufficiente; a questo bisognava “aggiungere ‘Mai più il silenzio'”. Questa frase è diventata il suo mantra, un imperativo etico che ha guidato ogni sua azione, ogni suo discorso e ogni suo incontro con i compagni e le compagne di lotta fino all’ultimo giorno. Ella ha saputo trasformare il suo dolore personale in una missione universale, lasciando un esempio luminoso di coraggio civile.

Cordoglio e testimonianza

La notizia della scomparsa di Vera ha suscitato un’ondata di commosso cordoglio. La leader della Cisl, Daniela Fumarola, ha espresso il profondo rammarico del sindacato, definendo Vera Vigevani Jarach una “donna forte e battagliera” la cui vita è stata “segnata dalle ferite profonde di due dittature” che l’hanno privata degli affetti più cari. La Cisl ne ha riconosciuto il ruolo di “custode instancabile della memoria” dei desaparecidos del regime di Videla, sottolineando l’importanza del suo esempio nella lotta contro ogni forma di oppressione. Le ‘Abuelas de Plaza de Mayo’ hanno promesso di seguire il suo esempio, combattendo l’oblio e il silenzio e custodendo sempre la memoria. La sua vita è un potente monito e una ispirazione per tutti coloro che credono nel valore della dignità umana e nella necessità di mantenere viva la storia per costruire un futuro di pace e giustizia.

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