
Nitzana, sud di Israele – Maltrattamenti, insulti e condizioni di detenzione difficili. È quanto hanno raccontato alcuni degli attivisti della Global Sumud Flotilla agli avvocati che sono riusciti a incontrarli nella notte, dopo due giorni senza assistenza legale. A riferirlo è Suhad Bishara, legale dell’ong Adalah, che segue i fermati portati nel carcere di Ktziot, nel deserto del Negev.
Le accuse degli avvocati
Secondo le testimonianze raccolte, al momento dello sbarco dalle navi gli attivisti avrebbero subito abusi verbali e fisici. “Racconteranno tutto in prima persona quando sarà possibile”, ha spiegato l’avvocatessa. Gli arrestati appaiono “di buon umore, ma provati dalle notti insonni e dal caldo”. Una versione confermata anche da alcuni diplomatici europei, che hanno parlato di persone stremate dalle temperature sopra i 30 gradi. Nella struttura sono presenti anche funzionari italiani incaricati di prestare assistenza consolare.
La scelta del carcere
Il trasferimento a Ktziot – carcere di massima sicurezza non lontano dal confine con l’Egitto – sarebbe avvenuto non per rendere la detenzione particolarmente dura, ma perché si tratta dell’unico penitenziario in grado di ospitare centinaia di persone nello stesso momento nel sud di Israele, riporta Reuters.
La procedura giudiziaria
Al momento i procedimenti sono fermi: il Paese resterà bloccato fino a domenica mattina per le festività religiose. Chi accetta l’espulsione immediata dovrà comunque attendere la ripresa dei voli. Una minoranza di attivisti pare intenzionata a contestare il provvedimento: in quel caso verranno processati con l’accusa di ingresso illegale nello Stato di Israele.
Le tensioni politiche
Ieri sera, al porto di Ashdod, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir si è rivolto agli attivisti gridando più volte la parola “terroristi”, prima di salire su una delle imbarcazioni sequestrate. Un gesto che mostra come una parte del governo israeliano consideri la Flotilla non un’iniziativa umanitaria, ma un atto di sostegno ad Hamas.
Le preoccupazioni delle ong
In una nota, Adalah ha ricordato che il trattamento dovrebbe essere lo stesso previsto in casi simili, come quello di Greta Thunberg, arrestata in passato per lo stesso reato. Ma l’organizzazione teme che possa prevalere la linea dura invocata da Ben Gvir, che chiede misure più severe per chi ha già partecipato ad altre missioni. “Ci sono serie preoccupazioni che gli attivisti possano essere trattati in modo più duro rispetto alle precedenti flottiglie”, avverte l’ong.