
A volte le tragedie più profonde si consumano nel silenzio delle case, dove le parole si trasformano in armi e la rabbia prende il sopravvento. Una notte come tante può diventare il confine tra la vita e la morte, tra un amore malato e un dramma che segnerà per sempre il destino di una famiglia. È bastato un attimo, un gesto di troppo, perché una discussione si trasformasse in un atto di violenza irreparabile.
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Tra urla e pianti, quella che doveva essere solo l’ennesima lite si è trasformata in una scena di orrore. Sul pavimento, un uomo riverso, ferito a morte, e accanto a lui una donna sconvolta, incapace di comprendere appieno la portata di ciò che era appena accaduto. La corsa disperata dei soccorsi, l’arrivo delle forze dell’ordine e poi, lentamente, la verità che prende forma, tra contraddizioni e sospetti.
Le prime indagini e il ruolo della compagna
Il dramma si è consumato all’interno di un’abitazione di San Severo, in provincia di Foggia, dove i Carabinieri sono intervenuti dopo la segnalazione di un grave ferimento. A terra giaceva Mario La Pietra, colpito da una profonda ferita all’addome. Nonostante l’intervento del 118 e il trasporto immediato all’ospedale, l’uomo è morto poche ore dopo a causa della gravità delle lesioni.
Accanto a lui, la compagna trentenne, madre dei loro due figli, che sin da subito ha fornito una ricostruzione confusa e incoerente. Le sue parole, piene di esitazioni e contraddizioni, hanno immediatamente destato sospetti negli inquirenti, inducendoli ad approfondire la vicenda con un’indagine meticolosa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia.

Le prove che hanno smontato la versione della donna
Dalle prime verifiche, i militari hanno raccolto prove schiaccianti che contraddicevano la versione della donna. Sul luogo del delitto, gli investigatori hanno rinvenuto un coltello da cucina di grandi dimensioni, ancora sporco di sangue, identificato come l’arma utilizzata per colpire la vittima. Le analisi tecniche, la perizia medico-legale e i rilievi scientifici hanno chiarito che la ferita era stata inferta con forza e precisione, escludendo l’ipotesi di un incidente.
Nel corso degli interrogatori, la trentenne ha fornito più versioni dei fatti, nel tentativo di attenuare le proprie responsabilità. Tuttavia, ogni nuova dichiarazione ha reso ancora più evidente la distanza tra le sue parole e la realtà emersa dalle indagini. Un contesto di frequenti litigi, tensioni familiari e violenza verbale sembra aver fatto da sfondo alla tragedia.
Una relazione segnata dai conflitti
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la coppia viveva da tempo una relazione turbolenta, segnata da continue discussioni e da un crescente clima di ostilità. La sera del 5 marzo, l’ennesimo confronto si sarebbe trasformato in un gesto irreparabile: la donna avrebbe afferrato un coltello e colpito il compagno all’addome, in un impeto di rabbia incontrollata.
Le testimonianze dei vicini di casa, che hanno riferito di urla e rumori concitati, hanno confermato la ricostruzione degli investigatori. Per gli inquirenti, non si è trattato di una reazione accidentale, ma di un atto volontario, maturato in un contesto di forte conflittualità domestica.

L’arresto e l’accusa di omicidio
Al termine delle indagini preliminari, la Procura di Foggia ha richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La misura è stata eseguita dai Carabinieri della Compagnia di San Severo, che hanno trasferito la donna presso la casa circondariale di Foggia.
La trentenne dovrà ora rispondere dell’accusa di omicidio volontario, aggravato dal rapporto di convivenza con la vittima. Gli investigatori continuano a lavorare per chiarire ogni dettaglio della vicenda, ricostruendo le ultime ore prima del delitto e analizzando i messaggi e le comunicazioni tra i due.
Una città sconvolta e due figli senza genitori
La tragedia ha lasciato sgomenta l’intera comunità di San Severo, che si trova ora a fare i conti con una nuova vicenda di violenza domestica. In pochi istanti, una lite familiare si è trasformata in un crimine irreversibile, privando due bambini della presenza di entrambi i genitori: uno morto, l’altra reclusa in attesa di giudizio.
Un dramma che richiama ancora una volta l’urgenza di intervenire sui conflitti familiari e di riconoscere i segnali di tensione e violenza prima che sia troppo tardi. Perché, come dimostra questa storia, basta un attimo di furia per distruggere tutto ciò che si è costruito, lasciando dietro di sé solo dolore e rimpianto.