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Accadde oggi: Il tricolore sventola sul deserto: Tobruk è nostra!

Pubblicato: 04/10/2025 13:38

Tobruk, la porta dell’Africa

Il 4 ottobre 1911, data che pochi ricordano ma che per allora ebbe il sapore di un trionfo nazionale, l’Italia metteva piede in Nordafrica con la conquista di Tobruk. La città, situata nella Cirenaica, non era che un piccolo approdo circondato da sabbia e rocce, ma agli occhi dei generali e dei ministri del Regno appariva come una porta spalancata sull’Africa. Quattrocento marinai sbarcarono e si impadronirono del centro abitato, che i turchi avevano già abbandonato. Non trovarono resistenza, non udirono il crepitio dei fucili: solo il vento che trascinava polvere e silenzio. Fu sufficiente issare il tricolore sul punto più alto della città perché si gridasse, a Roma, al primo grande successo della guerra di Libia. Tobruk non era un luogo qualunque. Il suo porto, ampio e ben riparato, prometteva di diventare la base naturale delle operazioni italiane in Cirenaica. Senza di esso, la conquista della costa sarebbe stata assai più rischiosa e lenta. Il governo e la stampa esaltarono l’impresa: sembrava l’alba di una nuova epopea coloniale, il preludio alla nascita di un impero mediterraneo. Ma la realtà, come spesso accade, si sarebbe dimostrata più complessa delle speranze.

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La guerra che sembrava facile

L’offensiva, diretta dal comando di Vittorio Emanuele III e affidata alle forze di mare e di terra, parve dapprincipio un’operazione rapida, quasi una gita militare. Bastarono alcuni bombardamenti navali per spianare il cammino agli uomini che, senza incontrare grande opposizione, issarono le insegne del Regno d’Italia sulla sabbia africana. Dopo Tobruk, caddero in breve anche altre città costiere: Derna, Bengasi, Tripoli. La marina dominava il mare, le fanterie avanzavano con passo sicuro: lo scenario era quello di una guerra che non conosceva veri ostacoli. Eppure, dietro quell’apparente facilità, covava un’insidia che i generali avevano sottovalutato. Conquistare i porti e le città costiere non significava affatto dominare la Libia. L’entroterra, vasto e desertico, sfuggiva al controllo delle truppe regie. Le popolazioni locali, abituate a vivere sotto il dominio formale di Istanbul ma restie a sottomettersi a nuovi padroni, si organizzarono in una resistenza che avrebbe logorato gli italiani per decenni. Non era una guerra breve, ma una lunga fatica che si sarebbe protratta fino all’epoca fascista.

Dal trionfo al compromesso

Il successo di Tobruk e delle prime conquiste libiche ebbe comunque il merito di trascinare l’Italia al tavolo delle potenze. Con il Trattato di Losanna del 1912, l’Impero Ottomano riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sulla Tripolitania e sulla Cirenaica. Fu una vittoria diplomatica che consacrava la giovane nazione come potenza coloniale, degna di sedere accanto a Francia e Gran Bretagna nello spartirsi le terre africane. Ma dietro le celebrazioni si nascondeva la verità: l’Italia aveva conquistato le città, non i cuori. Aveva preso possesso di coste strategiche, ma non dell’immenso deserto che restava ostile. Tobruk, quel 4 ottobre 1911, segnò l’inizio di una nuova avventura nazionale, che da allora si sarebbe trascinata tra illusioni, sacrifici e repressioni. Eppure, issando quel tricolore su un promontorio di pietra e sabbia, l’Italia credette per un giorno di essere entrata nel club dei grandi imperi.

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