
Dopo i giorni di fermo successivi all’intercettazione in alto mare della Flottiglia di aiuti umanitari diretta a Gaza, è in atto il processo di rilascio e rimpatrio per i cittadini italiani coinvolti. Un primo e consistente gruppo di attivisti connazionali, composto da 26 persone, sta per lasciare il territorio israeliano. Questi cittadini sono stati trasferiti dal carcere di Ketziot a una vicina base aerea per imbarcarsi su un volo charter della Turkish Airlines diretto a Istanbul, segnando l’inizio del loro ritorno in Italia. La rapida partenza di questo gruppo è stata resa possibile dall’aver accettato e firmato il foglio di via, un documento che velocizza la procedura di espulsione amministrativa da parte delle autorità israeliane.
Il gruppo in partenza e la formula del rimpatrio accelerato
Il trasferimento del primo contingente di 26 italiani rappresenta un risultato concreto del lavoro diplomatico messo in campo per assicurare un rientro rapido per la maggior parte dei connazionali detenuti. L’utilizzo di un volo speciale, in questo caso operato da Turkish Airlines con destinazione Istanbul, sottolinea l’urgenza e l’eccezionalità della situazione logistica. Questa modalità di rientro si basa, come detto, sulla volontaria accettazione del decreto di espulsione. Firmando il foglio di via, gli attivisti hanno di fatto rinunciato al diritto di opporsi legalmente al provvedimento, permettendo così alle autorità israeliane di snellire la burocrazia e procedere con un’espulsione immediata invece di dover attendere l’iter giudiziario completo. Questo meccanismo, pur sollevando dibattiti sul piano legale e politico riguardo alla natura del loro fermo, ha consentito di evitare una detenzione prolungata per quasi i due terzi dei cittadini italiani inizialmente bloccati. La speranza è che da Istanbul, punto nevralgico degli scali internazionali, il gruppo possa poi riorganizzare il viaggio finale verso l’Italia nel più breve tempo possibile.
La situazione dei 15 attivisti che rifiutano il foglio di via
Parallelamente, la situazione si presenta più complessa per i rimanenti 15 cittadini italiani che si trovano ancora detenuti. Questo secondo gruppo ha rifiutato di firmare il foglio di via, una decisione che ha implicazioni dirette sulle tempistiche e sulle modalità del loro rilascio. Il mancato assenso al provvedimento di espulsione implica che le autorità israeliane dovranno procedere con un’espulsione per via giudiziaria. Questo percorso legale è intrinsecamente più lungo e macchinoso, richiedendo udienze, la presentazione di prove e il rispetto di tutti i passaggi previsti dal sistema legale israeliano. La scelta di non firmare può essere motivata dal desiderio di non convalidare l’atto di espulsione o l’accusa implicita di aver violato il blocco navale, preferendo contestare la legalità della loro detenzione attraverso i canali giudiziari. Di conseguenza, per questi 15 attivisti, i tempi di attesa per il rientro in patria si prevedono nettamente superiori, potenzialmente protraendosi per diversi giorni, se non oltre.
L’intervento dell’ambasciata italiana e le condizioni di detenzione
In questo quadro di rilascio scaglionato, l’attenzione della diplomazia italiana rimane alta, in particolare per i cittadini che non hanno ancora potuto lasciare il Paese. L’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv si è immediatamente attivata per affrontare la situazione di coloro che hanno rifiutato l’espulsione amministrativa. L’obiettivo primario è quello di richiedere alle autorità israeliane migliori condizioni di detenzione per i 15 connazionali ancora trattenuti, specialmente considerando che il loro carcere di detenzione, Ketziot, è noto per essere una struttura utilizzata in contesti di sicurezza e, in passato, ha sollevato preoccupazioni riguardo le condizioni di vita. L’intervento diplomatico mira a garantire che, durante il periodo necessario per l’espletamento dell’iter giudiziario, siano assicurati il pieno rispetto dei diritti umani e standard di trattamento dignitosi, inclusa la possibilità di contatti regolari con i rappresentanti consolari e l’assistenza legale necessaria. Questo sforzo sottolinea l’impegno costante della Farnesina a tutela dei cittadini italiani all’estero, indipendentemente dalle circostanze del loro fermo.