
Il messaggio di pace di Giorgia Meloni, pronunciato ad Assisi durante le celebrazioni per la festa di San Francesco, risuona con una profonda convinzione: la pace non è un evento spontaneo né una mera speranza, ma il risultato di una costruzione attiva e determinata. La Presidente del Consiglio ha espresso l’auspicio che questo processo stia finalmente prendendo forma in Palestina, un luogo di sofferenza prolungata.
La speranza è strettamente legata al piano di pace statunitense, un’iniziativa che, grazie alla mediazione cruciale di alcuni Paesi arabi, potrebbe trovare l’accoglienza persino di Hamas. Un esito positivo significherebbe, a suo dire, la “fine della sofferenza” e l’emergere di una “luce di pace” capace di squarciare “la tenebra della guerra”. Meloni ha rimarcato che un’opportunità così preziosa e fragile non può essere sprecata e ha sottolineato il “dovere di supportare questi sforzi” di pace che coinvolgono la comunità internazionale.
Il dovere collettivo di sostenere l’opportunità
La premier ha chiamato a raccolta la responsabilità collettiva, affermando che “abbiamo tutti il dovere di fare quanto nelle nostre possibilità” per sostenere il piano di pace americano. Questo sostegno non è solo un atto politico, ma un imperativo morale per assicurare che questa “preziosa e fragile opportunità” abbia successo e si concretizzi in una pace duratura. La visione di Meloni è chiara: di fronte a un’occasione così significativa, l’inazione è inammissibile.
Meloni ha espresso orgoglio per il ruolo dell’Italia in questo contesto, evidenziando il “contributo al dialogo che ha saputo dare l’Italia, senza cadere nella trappola della contraddizione“. Questo sottolinea la capacità del Paese di mantenere una posizione equilibrata e costruttiva, fondamentale per fungere da facilitatore in scenari complessi. La premier ha implicitamente riconosciuto che in un panorama geopolitico frammentato, il ruolo di un Paese che si impegna attivamente per il dialogo è di vitale importanza.
San Francesco: il ponte tra occidente e oriente
Il riferimento a San Francesco d’Assisi non è stato casuale, ma è servito come modello storico e spirituale per la politica estera e il dialogo. San Francesco, figura celebrata per la sua semplicità e profondità spirituale, è stato descritto dalla premier come un “ponte tra Occidente e Oriente”.
La sua grandezza, ha rimarcato Meloni, risiedeva nel farsi “piccolo”, richiamando così tutti alla “vera grandezza” che non è data dal potere materiale, ma dalla mitezza, dalla fede e dalla capacità di dialogo. L’attualità del suo esempio risiede nella sua dimostrazione che l’incontro e il confronto, anche con l’altro apparentemente distante o nemico, sono la via maestra per la comprensione reciproca.
La forza della mitezza contro la violenza
La Presidente del Consiglio ha toccato un punto dolente della realtà internazionale: spesso, “la pace, il dialogo e la diplomazia sembrano non vincere e convincere”. L’osservazione amara è che “l’uso della forza prevale in troppe occasioni, sostituendosi alla forza del diritto”. Questo scenario, che Meloni definisce “cupo e irreversibile” se non affrontato, non deve tuttavia condurre alla resa o al cinismo.
È qui che l’esempio di San Francesco torna prepotentemente in auge: egli fu un “uomo di pace, dialogo e confronto”, disarmato di tutto, tranne che della sua “fede e della sua mitezza”. Meloni ha ricordato l’episodio storico dell’incontro di San Francesco con il Sultano, un atto che mise “a rischio la vita” pur di promuovere quel “dialogo nella verità e nel rispetto reciproco” che, ancora oggi, rimane un modello insuperabile.
Il dialogo come antidoto alla violenza
Il messaggio più incisivo e “attualissimo” della premier è stato l’invito a non interrompere mai la comunicazione. San Francesco “ci insegna che si deve tentare di parlare con tutti, anche con chi può sembrare un avversario o addirittura un nemico”.
Meloni ha delineato chiaramente la linea di demarcazione tra la pace e la violenza: “Dove finisce il dialogo e si esaurisce la pazienza della relazione con chi è diverso, non ti piace o non la pensa come te, lì germoglia il seme della violenza e il virus della guerra”. Questa formula condensa la necessità di una pazienza diplomatica e di una tenacia nel confronto, anche nelle situazioni più estreme. Il dialogo, quindi, è l’unico vero antidoto al proliferare della violenza, una difesa attiva contro l’escalation del conflitto.
In sintesi, l’intervento di Giorgia Meloni è stato un potente appello alla costruzione concreta della pace, utilizzando l’esempio di San Francesco come faro per una diplomazia che sia al contempo forte e mite, capace di superare le ostilità attraverso la perseveranza del dialogo e il riconoscimento del diritto come forza suprema.