
La fine di una nazione
Il 5 ottobre 1939 non fu una data qualsiasi nel calendario della guerra scoppiata poco più di un mese prima, quando l’esercito nazista sfondò il debole confine ad est. Fu il giorno in cui la Polonia, dopo un mese di eroica ma solitaria resistenza cessò di esistere come Stato sovrano. A Varsavia il fumo degli incendi si levava ancora dalle rovine e nelle campagne le retroguardie polacche, ridotte allo stremo, combattevano con la disperazione di chi sa che non ci sarà un domani. L’Europa osservava, immobile e distratta. La Wehrmacht di Hitler aveva compiuto il suo primo grande balzo, travolgendo in poche settimane un esercito male armato, ma non per questo meno coraggioso.

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La fanteria e la cavalleria contro l’acciaio
L’immagine che resta, scolpita nella memoria e, soprattutto, nella leggenda, è quella della cavalleria e della fanteria polacca che si lancia contro i carri armati tedeschi. Una scena che sembra uscita da un poema cavalleresco piuttosto che da una guerra del Novecento. Il generale Kazimierz Mastalerz guidò quella carica estrema, quasi suicida, con la fierezza di chi non si piega al destino. I cavalli e le sciabole contro i cingoli e le mitragliatrici: uno scontro impari, che la tecnica aveva già deciso. Ma l’eroismo, si sa, non fa calcoli. La cavalleria polacca non cercava la vittoria: cercava l’onore. E nell’urto feroce, destinato a soccombere, i polacchi lasciarono all’Europa una lezione che nessuna resa poteva cancellare.
Il silenzio dell’Occidente
Così si chiuse la campagna di Polonia, e con essa la prima fase della Seconda guerra mondiale. La Wehrmacht issava le sue bandiere sui palazzi, mentre Stalin dall’altra parte del confine allungava le mani per spartirsi la preda. La Polonia fu cancellata dalle carte, come già tante volte nella sua tormentata storia. Ma più della disfatta militare colpì il silenzio delle democrazie occidentali. La Francia e l’Inghilterra avevano dichiarato guerra alla Germania, è vero, ma restarono immobili dietro le loro linee, spettatrici di un dramma che non intesero fermare. I polacchi combatterono da soli, e da soli caddero. Quel 5 ottobre rimane, dunque, non soltanto la fine di una campagna militare, ma la fine di un’illusione: che la forza del diritto potesse fermare il diritto della forza.