
A Shanghai il tennis si è trasformato in una prova di sopravvivenza. La sfida tra Taylor Fritz e Mpetshi Perricard è andata ben oltre lo sport: in campo c’erano due atleti che combattevano contro il caldo soffocante e l’umidità tropicale, più che contro l’avversario. Il Masters 1000 cinese sta diventando un vero e proprio calvario per i giocatori, spingendoli al limite della resistenza fisica.
Nel match vinto da Perricard per 6-4 7-5, Fritz è apparso esausto, piegato su se stesso, incapace persino di servire con forza. “Uno zombie in campo”, hanno scritto i media americani, raccontando di una scena quasi surreale: la maglietta inzuppata, il volto stravolto e la fatica che lo ha accompagnato fino all’ultimo scambio.
Stanchezza estrema e condizioni insostenibili
Neppure il vincitore è uscito indenne. Perricard, al suo primo successo contro un top 10, ha ammesso di aver giocato “solo di testa e resistenza”. Persino Holger Rune, dopo aver battuto Humbert, si è piegato sulla rete sfinito: “Mi sono solo detto che dovevo essere forte e pensare a giocare”, ha raccontato a fine match.

Le condizioni climatiche a Shanghai sono al limite: 35 gradi, un’umidità altissima e una cappa di smog che rende l’aria quasi irrespirabile. Anche Jannik Sinner, nonostante la vittoria su Altmaier, ha confessato di aver avuto difficoltà ad adattarsi al clima pesante del torneo. Il nostro campione ha avuto momenti di difficoltà, anche se ne è uscito alla grande. “Fa un caldo atroce“, il riassunto della situazione.
Giocatori esausti e proteste in campo
I casi di malori e ritiri si moltiplicano. Medjedovic si è arreso distrutto dopo una gara surreale contro Rinderknech, urlando al giudice di sedia: “Come potete farci giocare così?”. Anche Fucsovics si è accasciato a terra dicendo “Sto morendo”, mentre Atmane e Comesana sono stati soccorsi direttamente in campo per problemi fisici.
Il torneo cinese, sempre più segnato da episodi di collasso fisico, solleva un interrogativo inevitabile: ha davvero senso continuare a giocare in condizioni così estreme? Una domanda che riecheggia non solo tra i tennisti, ma anche tra gli appassionati di sport, in un periodo già ricco di polemiche per il calendario troppo fitto e pesante del circuito ATP.