
“C’è un fumus persecutionis contro Ilaria Salis”. È questa la frase chiave che compare nella relazione ufficiale di Ilhan Kyuchyuk, presidente della Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo, che sarà sottoposta al voto della plenaria martedì 7 ottobre. Il documento, redatto dopo settimane di discussione sul caso, riconosce che il procedimento giudiziario aperto a Budapest contro l’eurodeputata italiana potrebbe avere finalità politiche e persecutorie.
Martedì, tra le 12 e le 13, l’Europarlamento dovrà decidere se revocare o meno l’immunità a Ilaria Salis, eletta con Alleanza Verdi Sinistra nel 2024, e attualmente sotto processo in Ungheria per lesioni ai danni di tre neonazisti durante una manifestazione dell’“Giorno dell’Onore”, l’11 febbraio 2023. La Commissione Juri aveva già respinto, con un solo voto di scarto, la richiesta del tribunale ungherese di revocare l’immunità parlamentare, e la nuova relazione spiega perché.
Nel testo, Kyuchyuk sottolinea che lo scopo principale del procedimento «sembra essere quello di zittire Ilaria Salis a causa delle sue opinioni politiche e del suo attivismo contro le commemorazioni neo-naziste autorizzate a Budapest». Il relatore parla apertamente di “prove concrete” che indicherebbero la volontà del governo ungherese di ostacolare la sua attività politica in quanto membro del Parlamento europeo.
Per questo motivo, la Commissione raccomanda all’aula di mantenere intatta l’immunità della deputata italiana. Tuttavia, il voto resta incerto: il Partito Popolare Europeo (Ppe), per voce del portavoce Daniel Koester, ha già annunciato che voterà contro, linea ribadita anche dagli eurodeputati italiani di Forza Italia su indicazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Ma un elemento potrebbe giocare a favore di Salis: il voto avverrà a scrutinio segreto, permettendo ai deputati maggiore libertà di scelta. Una variabile non da poco, considerato che Viktor Orbán non gode di ampie simpatie neppure tra i popolari europei.
Nello stesso giorno, i parlamentari voteranno anche sull’immunità di Peter Magyar, leader dell’opposizione ungherese e anch’egli ritenuto vittima di persecuzione politica. Due vicende parallele che potrebbero influenzarsi a vicenda e determinare l’esito del voto.
In un’intervista a Repubblica, Ilaria Salis ha commentato: «È ormai evidente che il mio processo è mosso da una volontà politica e persecutoria del regime di Orbán. Revocare la mia immunità significherebbe consegnare una collega a un sistema giudiziario che non è autonomo ma strumento del potere politico».
La deputata aggiunge: «Il mio processo può e deve svolgersi in Italia, dove esistono garanzie democratiche e condizioni per un giusto processo. Farlo in Ungheria metterebbe a rischio non solo la mia libertà, ma anche l’indipendenza del Parlamento europeo».