
Un ritorno pieno di emozione, più che di tensione. All’Allianz Stadium, dove Massimiliano Allegri ha scritto pagine di storia recente della Juventus, l’accoglienza per il tecnico del Milan è stata calorosa, quasi affettuosa. Al momento dell’annuncio dello speaker, i tifosi bianconeri si sono alzati in piedi, scandendo cori e applausi lunghi e sinceri: un tributo a chi, per quasi un decennio, ha rappresentato la stabilità e la vittoria.
Dalla Juve dei record al Milan rinato
Allegri è tornato a Torino da avversario, ma la memoria dei tifosi ha prevalso sul campanilismo. Nella sua prima avventura bianconera, dal 2014 al 2019, aveva raccolto l’eredità di Antonio Conte portandola ancora più in alto: cinque scudetti consecutivi, cinque Coppe Italia, due Supercoppe Italiane e due finali di Champions League. Un ciclo vincente che aveva consegnato alla Juventus l’immagine di un club europeo, capace di imporsi con continuità anche fuori dai confini nazionali.
Il ritorno, l’addio e la nuova sfida rossonera
Dopo il ritorno nel 2021, Allegri aveva chiuso la sua seconda parentesi juventina nel 2024 tra polemiche e amarezze, segnato da un ambiente ormai logoro e da una società in transizione. Ma il rispetto dei tifosi non è mai svanito. “Max uno di noi”, si leggeva su alcuni striscioni apparsi nei distinti, a confermare un legame profondo tra il tecnico livornese e la piazza che più di ogni altra ne ha esaltato la concretezza.
Oggi, con il Milan, Allegri è tornato nel luogo dove la sua carriera aveva trovato consacrazione dopo gli inizi in rossonero. Proprio a Milano, nel 2011, aveva vinto il suo primo scudetto e una Supercoppa italiana, prima di lasciare il club nel gennaio 2014. Una storia di alti e bassi, di esoneri e rinascite, che lo ha reso uno degli allenatori italiani più esperti e discussi della sua generazione.
Una standing ovation che sa di riconciliazione
All’Allianz non c’è stata ostilità né rancore. Solo applausi e cori, quasi a voler chiudere un cerchio. Allegri ha salutato con un cenno la curva Sud, visibilmente commosso. Per un attimo, il tempo è sembrato tornare indietro, a quelle notti europee e ai trionfi in Serie A che avevano reso la Juventus un impero domestico. Poi, di nuovo, la partita: Milan contro Juve, ma con un filo invisibile di gratitudine che ha unito il passato e il presente.
Un tributo sincero a un allenatore che, nel bene e nel male, ha segnato un’epoca del calcio italiano.