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Paloma Shemirani, la ragazza che poteva salvarsi: l’inchiesta accusa i genitori antivax

Pubblicato: 05/10/2025 14:49

Aveva solo 23 anni e un futuro che, secondo i medici, avrebbe potuto essere lungo e sano. Ma Paloma Shemirani, figlia della nota attivista Kate Shemirani, è morta dopo aver rifiutato la chemioterapia per curare un linfoma non-Hodgkin. La vicenda, che ha sconvolto il Regno Unito, è diventata un caso simbolo del potere distruttivo della disinformazione e del peso delle ideologie quando entrano nella vita privata, fino a decidere della salute di una persona.

Diagnosi chiara, prognosi favorevole, speranza concreta. I medici avevano parlato di un’80% di possibilità di guarigione se avesse seguito il protocollo oncologico standard. Invece, sotto la pressione della madre e del padre, Paloma scelse un percorso di cure alternative, basato su rimedi naturali, diete e trattamenti non scientifici. Una scelta che, secondo il coroner britannico Catherine Wood, ha avuto un “ruolo più che minimo” nel portare alla sua morte.

Il peso dell’influenza familiare

La madre, Kate Shemirani, è da anni una figura controversa nel panorama complottista inglese. Ex infermiera radiata dall’albo, si è fatta conoscere durante la pandemia per le sue teorie antivacciniste e antiscientifiche, partecipando a manifestazioni contro le restrizioni e definendo medici e governi “criminali”. La figlia, cresciuta in quell’ambiente, aveva espresso pubblicamente fiducia nelle “medicine naturali” e sospetto verso la “corruzione delle case farmaceutiche”.

Il 19 luglio 2024, Paloma è collassata in casa. Trasportata d’urgenza al Royal Sussex County Hospital, è stata dichiarata morte cerebrale dopo cinque giorni di coma. I giudici hanno stabilito che, pur non configurandosi un “omicidio illecito”, i genitori hanno esercitato una pressione psicologica determinante, impedendo alla giovane di scegliere liberamente la propria terapia.

Tra libertà e responsabilità

Il caso ha acceso un dibattito profondo nel Regno Unito. Dove finisce la libertà di scelta e dove comincia la responsabilità morale di proteggere chi è vulnerabile? La decisione del coroner ha sottolineato che Paloma, pur maggiorenne, viveva in un contesto familiare che “limitava la sua autonomia”. Molti osservatori ritengono che il sistema sanitario abbia fallito nel garantire un sostegno adeguato, lasciandola sola tra due mondi: la medicina e l’ideologia.

Suo fratello gemello, intervenuto dopo la sentenza, ha accusato lo Stato di “averla lasciata morire per paura di interferire nella vita privata”. Un commento che riassume il nodo etico dell’intera vicenda: il diritto di rifiutare le cure non può trasformarsi nel diritto di imporre la malattia.

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Ultimo Aggiornamento: 05/10/2025 14:50

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