
È durato appena 27 giorni il mandato di Sebastien Lecornu come primo ministro francese. Le sue dimissioni, rassegnate ufficialmente al presidente della Repubblica Emmanuel Macron, sono state accettate dall’Eliseo nella mattinata di oggi, segnando un nuovo momento di tensione istituzionale nel Paese. Lecornu era stato nominato il 9 settembre, ma il suo breve passaggio a Matignon è stato ostacolato fin dall’inizio da polemiche politiche, ostilità parlamentari e l’assenza di una maggioranza solida per approvare la Manovra finanziaria.
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Secondo fonti vicine all’Eliseo, le dimissioni sarebbero maturate nella notte, dopo un’intensa giornata di consultazioni riservate, nella quale il premier dimissionario ha preso atto della totale mancanza di sostegno parlamentare per portare avanti il suo programma. La sua uscita di scena rappresenta un fallimento strategico per Macron e una nuova sfida per l’esecutivo, che si trova ora a dover fronteggiare una crisi di governo in un momento politicamente delicato.
Lecornu lascia dopo meno di un mese: sfiduciato ancora prima della fiducia
La nomina di Sebastien Lecornu, politico considerato vicino al presidente Macron, era apparsa fin da subito come un tentativo di mediazione dopo il rimpasto di governo seguito alle tensioni con l’Assemblea Nazionale. Tuttavia, la sua scelta di svelare anticipatamente parte della composizione del governo domenica scorsa ha sollevato critiche immediate da parte dell’opposizione, in particolare dei gruppi conservatori e sovranisti.
La destra ha denunciato una gestione opaca e personalistica della formazione dell’esecutivo, leggendo la mossa come un segnale di debolezza politica. Lunedì sera, diverse voci di dissenso si erano già levate dai banchi dell’Assemblea, in vista della dichiarazione di politica generale che Lecornu avrebbe dovuto pronunciare martedì mattina.
Con la consapevolezza di non avere i numeri per far passare la legge di bilancio, il passo indietro è apparso inevitabile. In questo scenario, Sebastien Lecornu entra nella storia come il premier più breve della Quinta Repubblica, un primato poco invidiabile che sottolinea la fragilità politica del governo Macron.
Cosa potrebbe succedere ora
Macron potrebbe tentare di nominare un nuovo premier. Il secondo scenario è un intervento diretto del presidente, con l’annuncio di una nuova dissoluzione dell’Assemblea nazionale, la seconda in poco più di un anno dopo quella decisa nel giugno 2024.
C’è infine una terza ipotesi, più remota ma non più impensabile: un passo indietro di Macron stesso, che potrebbe aprire la strada a elezioni presidenziali anticipate per uscire dallo stallo politico che paralizza la Francia.

Bardella (RN): “Macron sciolga l’Assemblea Nazionale”
A poche ore dall’annuncio delle dimissioni, la reazione politica non si è fatta attendere. Il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, ha chiesto pubblicamente al presidente Macron di procedere con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale. «Indubbiamente il premier provvisorio non aveva margini di manovra», ha dichiarato Bardella, attaccando direttamente la strategia di governo dell’Eliseo.
La proposta del leader del RN punta a capitalizzare il vuoto di potere e a rafforzare il ruolo dell’opposizione parlamentare, che da mesi denuncia la mancanza di legittimità dell’attuale maggioranza presidenziale. La richiesta di nuove elezioni legislative si inserisce in un contesto di profonda sfiducia istituzionale, acuita dal fatto che Macron non dispone più di una maggioranza assoluta in Assemblea dalla tornata elettorale del 2022.

Una crisi che rischia di aggravarsi
L’uscita di scena di Lecornu avviene in un momento in cui la Francia è attesa a scelte decisive in materia economica e sociale. La Manovra finanziaria, che il governo avrebbe dovuto presentare entro la fine del mese, rischia ora di subire gravi ritardi, mentre crescono le pressioni sui mercati e le incertezze tra i cittadini.
La questione centrale rimane la tenuta delle istituzioni. Con un premier dimissionario, un’Assemblea Nazionale divisa e una presidenza sempre più isolata, il timore è quello di una paralisi politica prolungata. Per Macron si apre una nuova fase di riflessione, in cui sarà costretto a valutare se tentare un altro incarico o se puntare direttamente al rimpasto strutturale, o addirittura a un ritorno alle urne.
In attesa di sviluppi, la politica francese si ritrova al centro di una crisi senza precedenti recenti, che mette in discussione la stabilità del sistema esecutivo e la credibilità del potere presidenziale.