
La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha lanciato un messaggio chiaro durante un’audizione alla commissione economica del Parlamento europeo: «C’è un Paese che non ha ancora ratificato il Mes e che ne impedisce il pieno funzionamento». Pur senza nominarla, la leader della Bce si riferiva apertamente all’Italia, unico Stato dell’Unione a non aver ancora completato la procedura di ratifica del Meccanismo europeo di stabilità.
Lagarde: “Il Mes deve poter svolgere la sua missione”

Nel corso del suo intervento, Lagarde ha ricordato che il Mes «è stato concepito in altri tempi e per altri scopi», ma ha ribadito la necessità che tutti i Paesi membri ne permettano il pieno utilizzo. «La mia unica speranza – ha detto – è che venga ratificato da tutti. C’è un Paese che lo sta ancora bloccando e che impedisce al Mes di svolgere la sua missione di sostegno ai Paesi membri o alle istituzioni finanziarie».
Parole che hanno riacceso il dibattito sulla posizione del governo italiano, che da mesi mantiene il proprio no alla ratifica. La presidente della Bce ha sottolineato come l’entrata in vigore della riforma sia fondamentale per garantire la stabilità del sistema finanziario europeo, ricordando che il Mes rappresenta uno strumento di protezione essenziale in caso di crisi.
Il blocco dell’Italia e i rischi per l’Europa

Perché la riforma diventi operativa, è necessario il via libera di tutti i parlamenti dei Paesi membri. Ma la mancata ratifica dell’Italia continua a essere l’ostacolo principale. Senza quel passaggio, il fondo di riserva per la gestione delle crisi bancarie non può essere utilizzato da nessuno.
A Bruxelles cresce la preoccupazione: l’assenza di una rete di sicurezza comune rischia di lasciare scoperto il sistema bancario europeo in caso di nuovi shock finanziari. La vicenda ha assunto particolare rilievo dopo le recenti crisi bancarie negli Stati Uniti e in Svizzera, quando si temeva un effetto domino anche nel Vecchio Continente.
Cos’è il Mes e cosa prevede la riforma
Il Meccanismo europeo di stabilità è stato creato nel 2012 per sostituire i precedenti strumenti di emergenza nati dopo la crisi del debito sovrano. Il suo obiettivo è fornire assistenza finanziaria ai Paesi membri in difficoltà, purché abbiano un debito pubblico sostenibile.
La riforma del Mes prevede che una parte dei fondi possa essere utilizzata come paracadute del fondo di risoluzione unico delle banche, con una linea di credito fino a 70 miliardi di euro. In pratica, se un Paese si trovasse con risorse insufficienti per gestire una crisi bancaria, potrebbe accedere a questa riserva comune. Inoltre, il nuovo trattato rafforza il ruolo del Mes nel coordinamento con la Commissione europea e nei rapporti con gli investitori privati, anche nei casi di ristrutturazione del debito.
Perché l’Italia continua a dire no
Il Parlamento italiano, in particolare la Commissione Bilancio della Camera, ha espresso parere contrario alla ratifica. Secondo la maggioranza di centrodestra, il testo della riforma «non garantisce un adeguato coinvolgimento del Parlamento» nelle decisioni di attivazione del Mes e potrebbe ridurre la possibilità di controllo sui futuri versamenti di capitale.
Una posizione che riflette la volontà politica di non legare troppo strettamente l’Italia ai meccanismi europei di assistenza, giudicati da parte del governo come potenzialmente penalizzanti per la sovranità economica nazionale. Tuttavia, la mancata ratifica continua a rappresentare un nodo cruciale nei rapporti tra Roma e Bruxelles, oltre che un fattore di tensione interna all’Unione europea, come dimostrano le parole nette della presidente Christine Lagarde.