
Chiara Petrolini, ventiduenne di Vignale di Traversetolo (Parma), è al centro di un caso che ha scosso l’Italia: è accusata di aver ucciso i due neonati nati tra il 2023 e il 2024, seppellendoli nel giardino della villa di famiglia. La giovane ha parlato apertamente con gli psichiatri che l’hanno valutata per mesi, cercando di comprendere le motivazioni dietro gesti così estremi.
Secondo la consulenza di sei psicologi e psichiatri, Chiara afferma di non aver mai avuto la percezione di fare del male ai suoi bambini. La ragazza racconta che la prima gravidanza non era prevista, mentre la seconda l’ha “un po’ cercata” per rimediare alla prima esperienza tragica. Le interviste sono state raccolte da professionisti di Bologna e Genova e fanno parte di una consulenza tecnica di 40 pagine ottenuta dalla procura.
Il racconto delle gravidanze e dei seppellimenti

Chiara spiega di aver seppellito il primo figlio in giardino per sentirlo vicino, ritenendo che fosse “una parte di me che non se ne sarebbe mai andata”. Riguardo alla seconda gravidanza, ha dichiarato di essersi riavvicinata a Samuel, il padre dei bambini, perché desiderava che questa volta tutto andasse bene. Tuttavia, non ha rivelato a nessuno il suo stato per paura e senso di solitudine, pur sperando che Samuel potesse accorgersi della gravidanza.
Sulle cause della morte del secondo neonato, la giovane attribuisce il decesso al taglio del cordone ombelicale, affermando di non essere stata informata e di non aver chiesto aiuto a nessuno. “Non ho mai avuto la percezione di fare qualcosa di sbagliato seppellendo i corpi dei bambini”, ha dichiarato. Quando le viene chiesto perché non abbia chiamato il 118, la risposta è stata semplice: “Non ci ho pensato”.
Tra trauma e sogni mancati

Durante il secondo colloquio, Chiara ha raccontato un abuso sessuale subito nel 2021, evento che secondo gli psichiatri ha influenzato profondamente i suoi rapporti interpersonali. La giovane descrive anche un sogno ricorrente in cui spingeva una carrozzina con due bambini, un’immagine che interpreta come un desiderio di maternità non realizzato.
Nei mesi iniziali della seconda gravidanza, Chiara si sentiva felice e protettiva nei confronti del bambino, che voleva chiamare Leonardo. Nonostante ciò, non ha cercato soccorso né ha coinvolto i genitori. Dopo il parto, svenuta per la fatica, ha trovato il bambino con gli occhi chiusi e ha continuato a seppellirlo, convinta che fosse il suo destino partorire bambini morti.
La lucida escalation e i rischi futuri

Gli esperti del Racis hanno evidenziato una serialità nel comportamento di Chiara Petrolini. Le fasi tra un parto e l’altro, definite “raffreddamento”, hanno permesso alla giovane di alleviare la tensione accumulata. Secondo il pool di psicologi, il suo comportamento mostra una fredda e lucida intenzione di arrivare all’esito finale, senza ripensamenti, e lascia ipotizzare che potrebbe aver compiuto o compiere analoghi delitti se non scoperta.
Chiara, ai domiciliari dopo la scoperta dei corpi, continua a dichiarare di non essere una killer e di desiderare un futuro in cui avere figli. Tuttavia, gli esperti non escludono che gli atti violenti siano scaturiti da traumi passati e da motivazioni emotive difficili da decifrare, confermando la complessità psicologica della giovane e la pericolosità di comportamenti che si ripetono in modo seriale.