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Zelensky accusa: “Componenti di aziende Usa, europee e cinesi in missili e droni russi”

Pubblicato: 06/10/2025 13:22
Zelensky missili droni russi

L’infrastruttura bellica della Russia poggia su un sistema di approvvigionamento tecnologico globale che continua ad alimentarsi nonostante le sanzioni. A sostenerlo è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in un intervento pubblicato su Telegram ha denunciato un dato allarmante: negli attacchi condotti la notte scorsa contro l’Ucraina, sarebbero stati utilizzati 549 mezzi d’attacco, tra droni e missili, contenenti oltre 102.000 componenti prodotti da aziende di Stati Uniti, Cina, Taiwan, Regno Unito, Germania, Svizzera, Giappone, Repubblica di Corea e Paesi Bassi.
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Una denuncia precisa, supportata da numeri e riferimenti puntuali, che riapre il fronte sul tema della tracciabilità tecnologica e del commercio di microelettronica con potenziali usi militari. Secondo Zelensky, questi materiali sono la base su cui si fondano i sistemi d’arma russi più letali, inclusi missili a lunga gittata e droni d’attacco Shahed, spesso utilizzati contro obiettivi civili.

I numeri della denuncia: 102.785 componenti esteri in un solo attacco

Nel dettaglio, Zelensky ha affermato che i droni impiegati nella notte contenevano circa 100.688 componenti di produzione estera, mentre i missili avrebbero incorporato altre 2.097 parti straniere. Tra questi:

  • Missili Iskander: 1.500 componenti esteri
  • Missili Kinzhal: 192 componenti
  • Missili Kalibr: 405 componenti

Si tratta di numeri significativi, che evidenziano la dipendenza russa dalla tecnologia straniera nonostante l’embargo tecnologico e le restrizioni commerciali imposte dall’Occidente dopo l’invasione dell’Ucraina.

Le origini dei componenti: dagli Stati Uniti alla Corea del Sud

Secondo quanto dichiarato dal presidente ucraino, gli Stati Uniti restano tra i principali paesi di provenienza della tecnologia impiegata nei sistemi bellici russi. Le aziende americane avrebbero fornito, direttamente o indirettamente:

  • Convertitori per missili X-101 e droni tipo Shahed/Geran
  • Matrici per UAV e missili Kinzhal
  • Convertitori analogico-digitali per droni e missili
  • Microelettronica per missili di precisione

Inoltre, la Cina e Taiwan sarebbero responsabili della produzione di almeno 50 unità di microelettronica in ogni drone Shahed. La Svizzera, invece, produrrebbe microcontrollori per droni, mentre il Regno Unito risulterebbe coinvolto nella fabbricazione di microcomputer per il controllo di volo.

Ancora più variegata la provenienza dei componenti specifici per i missili da crociera: gli optoisolatori sarebbero realizzati in Giappone, i connettori di commutazione in Germania, mentre i processori proverrebbero dai Paesi Bassi. Infine, servocomandi e cuscinetti verrebbero prodotti nella Repubblica di Corea.

Kiev prepara nuove sanzioni contro i fornitori indiretti della Russia

Alla luce di quanto emerso, l’Ucraina ha annunciato di essere al lavoro su un nuovo pacchetto di sanzioni, rivolto a aziende e canali di approvvigionamento che, anche indirettamente, consentono a Mosca di accedere a tecnologie militari avanzate.

“Abbiamo presentato proposte per limitare gli schemi di fornitura – ha dichiarato Zelensky – e i dati rilevanti su aziende e prodotti sono stati condivisi con i nostri partner internazionali. Ora sanno dove e come intervenire”.

L’obiettivo, secondo Kiev, è fermare la filiera tecnologica che permette alla Russia di costruire armi letali nonostante l’isolamento economico e diplomatico.

Un appello all’Occidente: “Serve maggiore vigilanza sulle esportazioni”

Il messaggio lanciato da Zelensky si traduce in un appello diretto ai governi occidentali: rafforzare i controlli sulle esportazioni, soprattutto nel settore della microelettronica e dei semiconduttori, e rendere più stringente la normativa sul dual use, cioè sull’utilizzo civile e militare dei componenti elettronici.

In molti casi, le aziende produttrici non sono consapevoli della destinazione finale dei loro prodotti, che spesso passano attraverso una rete complessa di intermediari internazionali, prestanome e rivenditori terzi. Questo fenomeno – già noto dai primi mesi del conflitto – rappresenta oggi una delle maggiori sfide per bloccare l’autosufficienza militare della Russia.

La guerra tecnologica si combatte anche nei circuiti

Le dichiarazioni del presidente ucraino mettono in luce un aspetto della guerra troppo spesso trascurato: la dimensione tecnologica del conflitto, che non si gioca solo sui campi di battaglia, ma anche nei laboratori di elettronica e nei sistemi logistici globali.

Per Kiev, il tempo stringe. Fermare l’afflusso di componenti esteri nei droni e missili russi non è solo una questione di diplomazia o sanzioni, ma un passo necessario per proteggere le città ucraine e salvare vite umane.

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