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Crisi in Francia, Lecornu convoca d’urgenza tutti i leader politici

Pubblicato: 07/10/2025 13:02

La Francia si trova in un limbo politico senza precedenti, scossa dalle inattese dimissioni del Primo Ministro Sébastien Lecornu. Un gesto che ha avuto l’effetto di un terremoto, arrivato a brevissima distanza dalla nomina della sua squadra di governo. Per cercare di scongiurare il vuoto di potere e un’ulteriore, drammatica instabilità, il Presidente Emmanuel Macron ha lanciato un ultimatum di 48 ore al premier dimissionario. L’obiettivo è tentare un ultimo disperato round di consultazioni per trovare una “piattaforma di azione comune per la stabilità del Paese” entro la sera di mercoledì.

In adempimento a questa missione, che molti definiscono quasi impossibile, Lecornu ha prontamente convocato “ciascuna delle forze politiche” a Matignon per una serie di incontri cruciali che si terranno tra oggi pomeriggio (martedì) e domani mattina (mercoledì), come confermato da una nota diffusa dai servizi del primo ministro uscente.

L’incarico dell’ultima chance

Il mandato conferito da Macron a Lecornu, sebbene quest’ultimo abbia già rassegnato le dimissioni, rappresenta l’ultima risorsa per il Capo dello Stato prima di dover prendere decisioni ancora più radicali. La richiesta è chiara: Lecornu deve sfruttare queste 48 ore per negoziare un accordo politico che possa garantire un minimo di sostegno parlamentare a un nuovo esecutivo, o quantomeno evitare l’immediato scioglimento dell’Assemblea Nazionale, ipotesi che l’opposizione, in particolare l’estrema destra di Marine Le Pen e la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, invoca con forza. Le dimissioni di Lecornu, presentate appena ventisette giorni dopo la nomina e, in alcune versioni, a sole dodici ore dall’annuncio della lista dei ministri, ne fanno il premier dal mandato più breve nella storia della Quinta Repubblica francese, sottolineando la profondità e la rapidità della crisi.

Le sfide sul tavolo dei negoziati

I colloqui che si terranno a Matignon saranno estremamente difficili data la frammentazione politica emersa dalle elezioni del luglio 2024, che hanno lasciato il Paese senza una maggioranza parlamentare stabile. L’opposizione è compatta nel richiedere un cambiamento radicale o un ritorno immediato alle urne. I Repubblicani (Les Républicains, LR) chiedono maggiore spazio su temi centrali come la sicurezza e l’immigrazione, e sono stati particolarmente critici per alcune nomine nel brevissimo governo Lecornu, come il ritorno di Bruno Le Maire alla Difesa (che ha poi fatto un passo indietro). La sinistra rifiuta qualsiasi accordo che non preveda una svolta nelle politiche sociali. Cruciale sarà la questione della legge di bilancio per il 2026, un nodo fondamentale che ha già contribuito alla caduta del governo precedente e che ora incombe sul destino politico della Francia. I mercati finanziari hanno reagito all’incertezza, con il differenziale di rendimento sui titoli di Stato francesi (lo spread) che ha toccato livelli preoccupanti, evidenziando il rischio economico di un prolungato stallo politico.

Il rischio per Macrón e le opzioni sul tavolo

Il fallimento della missione di Lecornu riporterebbe la palla interamente nelle mani del Presidente Macron, il quale ha già dichiarato che in tal caso si “assumerà le proprie responsabilità”. Questa frase sibillina tiene aperte tutte le opzioni previste dalla Costituzione:

  1. Nomina di un nuovo Primo Ministro: Potrebbe tentare di trovare una figura con un profilo diverso, magari più incline a dialogare con la sinistra o a costruire un governo di scopo.
  2. Nuovo scioglimento dell’Assemblea Nazionale: Un’opzione ad alto rischio, data la possibilità che le elezioni anticipate portino a un rafforzamento delle ali estreme, con il Rassemblement National in crescita nei sondaggi.
  3. Dimissioni del Presidente: Sebbene l’ipotesi sia considerata improbabile, è stata apertamente richiesta sia da Marine Le Pen che dalla sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, il quale ha anche proposto l’avvio di una procedura di destituzione. La sua dipartita aprirebbe la strada a elezioni presidenziali anticipate.

La crisi attuale, in sostanza, non è solo una crisi di governo, ma una crisi di sistema, con sondaggi che indicano una maggioranza di francesi (circa il 53%) desiderosi delle dimissioni dello stesso Emmanuel Macron, visto da molti come il principale responsabile del caos. Le prossime 48 ore saranno quindi decisive non solo per la stabilità del governo, ma per l’immediato futuro politico del Presidente e per la direzione che prenderà la Quinta Repubblica.

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