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“Dimissioni, ora basta”. Macron nella bufera, è caos in Francia: cosa sta succedendo

Pubblicato: 07/10/2025 23:16

Scadono questa sera le 48 ore di trattative affidate da Emmanuel Macron al premier dimissionario Sébastien Lecornu, incaricato di trovare un’intesa per una “piattaforma di azione e stabilità per il Paese”. Ma l’accordo sembra ormai lontano. A rafforzare l’impressione di un governo paralizzato arriva anche l’affondo di Édouard Philippe, primo capo del governo sotto Macron e uno dei volti più moderati della politica francese: «Macron dovrebbe farsi da parte, non subito, ma dopo l’approvazione della legge di bilancio. Poi si vada a elezioni presidenziali anticipate nel 2026».

La proposta di Philippe segna un punto di rottura evidente. L’idea che il “macronismo” potesse sopravvivere al suo fondatore, come il gollismo a De Gaulle, sembra definitivamente tramontata. Sempre più isolato, Macron assiste ora alla fuga dei suoi stessi alleati, determinati a prendere le distanze da una presidenza che molti giudicano ormai al capolinea.

Negli ambienti politici si usa una parola pesante: «radioattivo». È così che viene descritto oggi Macron, un presidente sempre più isolato e percepito come un peso persino dai suoi collaboratori più fedeli. L’intervento di Philippe — considerato fino a ieri una figura moderata e di equilibrio — rende concreta l’ipotesi, finora bollata come estremista, di un addio anticipato all’Eliseo.

A esultare è Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale di La France Insoumise. «Il nostro obiettivo è la partenza del presidente, e ci stiamo avvicinando», ha dichiarato, sottolineando come anche all’interno del campo macronista regni ormai il caos. «Philippe vuole candidarsi, Attal ha mandato al diavolo Macron, il suo partito non esiste più», ha aggiunto, parlando di una presidenza ormai consumata.

Anche Elisabeth Borne, ex premier e artefice della contestata riforma delle pensioni, prende le distanze da Macron. Fino a ieri paladina del provvedimento, oggi apre alla “sospensione” chiesta dai socialisti. «Bisogna sapere ascoltare e cambiare idea», ha dichiarato, accreditandosi come figura più dialogante.

Tuttavia, l’ipotesi di un nuovo governo sostenuto da una maggioranza di centrosinistra appare irrealistica. I primi a votare contro qualsiasi intesa sarebbero proprio i deputati di Mélenchon, rendendo fragile e probabilmente effimera qualsiasi ipotetica alleanza trasversale.

Macron, da parte sua, non sembra intenzionato a cedere. Ha sempre ribadito di voler restare in carica fino all’ultimo minuto del suo mandato, previsto per la primavera 2027. E gli appelli, anche accorati, degli ex alleati potrebbero sortire l’effetto opposto: rafforzare la sua determinazione a non mollare.

L’ipotesi più concreta ora resta quella di uno scioglimento anticipato dell’Assemblea nazionale. Secondo la Costituzione francese, il presidente può farlo solo dopo aver consultato i presidenti delle due Camere. Ieri sera, Macron ha ricevuto all’Eliseo Yaël Braun-Pivet (Assemblea nazionale) e Gérard Larcher (Senato). Un segnale che l’opzione elezioni anticipate potrebbe presto diventare realtà.

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Ultimo Aggiornamento: 07/10/2025 23:17

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