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Neonato gravissimo in ospedale, allarme dei medici: “Cos’ha mangiato, non datelo mai ai bambini”

Pubblicato: 07/10/2025 11:39
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Era una giornata qualunque, una di quelle in cui il tempo sembra scorrere senza scossoni, dove la routine familiare si intreccia con i piccoli gesti quotidiani. I giochi sul tappeto, il latte caldo, le coccole e il sonno leggero di un neonato che impara a conoscere il mondo. Nulla lasciava presagire che, in poche ore, la serenità di una giovane famiglia sarebbe stata travolta da un’emergenza sanitaria drammatica e inaspettata.
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Nel silenzio delle prime preoccupazioni, quando il pianto del bambino cambia tono e gli occhi sembrano faticare a seguire la luce, ogni genitore impara a riconoscere l’istinto del pericolo. È un allarme che non urla, ma che si fa strada piano, fino a spingere a cercare risposte, aiuto, soluzioni. Da lì comincia una corsa contro il tempo, una lotta silenziosa contro un nemico invisibile: la tossina botulinica.

Diagnosi immediata e intervento coordinato

Il fatto è accaduto all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, dove un bambino di sei mesi è stato ricoverato il 22 settembre in gravi condizioni. I sintomi neurologici presentati – paralisi delle pupille, ipotonia muscolare e scarsa reattività agli stimoli – hanno subito indirizzato i medici verso una diagnosi sospetta: botulismo infantile, una patologia rara ma estremamente pericolosa, soprattutto nei lattanti.

Gli infettivologi dell’ospedale, con grande prontezza, hanno attivato le procedure previste per i casi sospetti, richiedendo supporto all’Istituto superiore di sanità e al Centro antiveleni di Pavia, passaggio necessario per l’ottenimento del siero antitossina botulinica, l’unico trattamento efficace per neutralizzare l’azione della tossina. Contestualmente, il piccolo è stato trasferito in terapia intensiva, mentre le forze di polizia si sono mobilitate per il trasporto urgente del farmaco salvavita.

Il ruolo decisivo della terapia d’urgenza

Il siero è stato infuso entro 24 ore dalla diagnosi, un intervento rapido che ha segnato una svolta nel decorso clinico del piccolo. La risposta positiva al trattamento ha permesso, dopo pochi giorni, il trasferimento fuori dalla terapia intensiva, avvenuto il 29 settembre, e successivamente il ritorno in un ambiente protetto con i genitori. Il bambino è stato dimesso definitivamente ieri pomeriggio, tornando a casa in buone condizioni generali.

La storia, per quanto conclusa positivamente, pone l’attenzione su un aspetto cruciale della prevenzione pediatrica. A spiegarlo è il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Bari, Danny Sivo, che sottolinea un possibile fattore scatenante: «Il miele può contenere spore del botulino, e nel caso dei bambini sotto l’anno di vita queste spore possono germinare nell’intestino, diventando estremamente pericolose. Per questo è fondamentale non somministrare miele ai lattanti nei primi 12 mesi di vita».

Una rete sanitaria che funziona

Sulla stessa linea, il direttore generale del Policlinico di Bari, Antonio Sanguedolce, ha evidenziato il valore del lavoro di squadra e della prontezza operativa: «La tempestività della diagnosi e la multidisciplinarietà dell’azienda hanno fatto la differenza. È grazie alla collaborazione tra i reparti e alla sinergia con gli enti nazionali se oggi possiamo raccontare una storia a lieto fine».

Il caso del neonato colpito da botulismo infantile a Bari dimostra quanto sia fondamentale un sistema sanitario efficiente, capace di intervenire in tempi rapidi anche su patologie rare e complesse. È la testimonianza di un modello che, se ben coordinato, può trasformare un’emergenza in una vittoria clinica.

La prevenzione resta fondamentale

Nonostante l’epilogo positivo, l’episodio rappresenta un monito importante per i genitori: anche un alimento naturale come il miele, comunemente considerato sicuro, può rappresentare un rischio per la salute dei neonati. L’informazione e la prevenzione, unite a una rete ospedaliera pronta a rispondere, restano le armi migliori per evitare il peggio.

Nel silenzio che è seguito al ritorno a casa, resta il sollievo di una famiglia e la consapevolezza di chi, dietro le quinte, ha lottato con competenza, lucidità e umanità per salvare una vita ancora tutta da scrivere.

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Ultimo Aggiornamento: 07/10/2025 14:35

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