
Una frase, tre parole, e un dibattito che non accenna a spegnersi. «Definisci bambino», aveva detto Eyal Mizrahi, presidente della Federazione Amici di Israele, durante un acceso confronto con Ezio Iacchetti nel programma Cartabianca, condotto da Bianca Berlinguer su Rete 4. Quelle parole, pronunciate lo scorso 16 settembre, avevano fatto il giro del web e scatenato un’ondata di polemiche e reazioni.
Oggi Mizrahi torna sull’episodio, chiarendo il senso di quella frase: «L’ho detto perché la definizione di “bambino” cambia a seconda dell’interlocutore. Secondo l’Onu, è tale chi ha meno di 18 anni; per noi occidentali, si parla di bambini fino ai dieci». Una distinzione che, spiega, diventa cruciale «quando si parla di guerra e combattenti».
A margine del flashmob per il 7 ottobre a Milano, il presidente della Federazione ha aggiunto: «Quasi la metà dei combattenti di Hamas ha tra i 15 e i 18 anni. Per l’Onu sono bambini, per Israele sono combattenti». Mizrahi sostiene che «i palestinesi arruolano ragazzi dai 14 anni in su, spesso armati e mandati in prima linea», e che «durante la guerra l’età è scesa persino ai 12 anni».
«Sono loro – prosegue – a mettere a rischio la vita di tantissimi ragazzi. Per un soldato, sul campo, è difficile riconoscerli da lontano: se qualcuno gli punta un mitra, spara». Le sue parole riaccendono un tema delicatissimo, quello del reclutamento di minori nei conflitti, su cui le organizzazioni umanitarie chiedono da tempo chiarezza e tutele, mentre la guerra di Gaza continua a mettere di fronte due narrazioni inconciliabili: quella dei diritti umani e quella della sicurezza militare.